Negli ultimi anni, il mondo degli investimenti ESG (Environmental, Social, Governance) – che si basa su criteri di sostenibilità ambientale, sociale e di buona governance per valutare il valore reale delle imprese – ha affrontato sfide significative.
Il 2022, con la guerra in Ucraina, ha visto le società legate ai combustibili fossili sovraperformare a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime.
Più di recente, nel 2025, sono stati l’oro e le aziende del settore della difesa a dominare i mercati. Il primo ha performato all’incirca il 70% da inizio anno, complici i conflitti in atto, le pressioni americane sull’aumento della spesa pubblica in armamenti in rapporto al PIL e il piano tedesco di aumento della spesa. L’oro, nello stesso periodo, ha messo a segno un rialzo impressionante, sfiorando il 60%. Un risultato dovuto solo in parte al calo dei tassi reali – i rendimenti effettivi al netto dell’inflazione – e in gran parte alla forte domanda da parte delle banche centrali.
Queste emergenze geopolitiche hanno temporaneamente distolto l’attenzione dagli obiettivi di sostenibilità a lungo termine. A ciò si è aggiunta una regolamentazione europea complessa che, pur puntando a migliorare il sistema, ha complicato il lavoro dei gestori ESG.
Nonostante ciò, il settore ha visto un’evoluzione positiva: le metodologie di investimento sono diventate più sofisticate e l’approccio alla sostenibilità più credibile.
In questo articolo analizziamo come si è trasformato l’universo ESG e spieghiamo il nostro approccio in un contesto di crescente complessità.
Le metodologie ESG sul mercato
Quando si parla di ESG, è fondamentale capire che non esiste un’unica strategia. In generale, possiamo individuare tre categorie principali.
- ESG Screened (Esclusione): partendo da un indice di mercato tradizionale (indice parente), si escludono le aziende coinvolte in controversie sociali o attività controverse, come la violazione dei diritti umani o la produzione di tabacco. Questi prodotti non mirano attivamente a migliorare l’esposizione a temi come la decarbonizzazione.
- Climate (Orientati al clima): includono i benchmark “Paris Aligned” (PAB) e “Climate Transition” (CTB). Seguono i requisiti minimi dell’UE per gli investimenti climatici, focalizzandosi più sul clima che sui rating ESG generici. Applicano comunque esclusioni e ricercano aziende con obiettivi climatici definiti.
- SRI (Investimenti Socialmente Responsabili): si concentrano sulla gestione dei rischi di sostenibilità adottando un approccio “best-in-class”. Includono solo i titoli con i rating ESG più elevati (in genere il 25% migliore del mercato) e possono applicare criteri aggiuntivi, ad esempio legati ai combustibili fossili.
Queste etichette, però, non bastano a garantire uniformità. Analizzando i singoli ETF ESG sul mercato emergono differenze significative: alcuni ETF attivi mostrano un’esposizione a società legate ai combustibili fossili persino superiore a quella degli indici di riferimento. Anche all’interno della stessa categoria si osservano discrepanze sostanziali, che rendono la scelta degli ETF più complessa dal punto di vista delle metriche ESG.
Le differenze sono notevoli anche nei rendimenti. Nel grafico qui sotto vengono mostrate a sinistra le performance di diversi ETF ESG sull’azionario americano da inizio anno al 1 ottobre 2025. Le performance sono sull’asse verticale e il rischio (espresso in volatilità) sull’asse orizzontale; ogni punto del grafico rappresenta un ETF. È impressionante notare che l’ETF peggiore ha performato il -10%, mentre l’ETF migliore ha reso all’incirca il 6%. Anche in termini di rischio, la volatilità è quasi l’1% superiore.
Il grafico a destra mostra le performance raggruppate per categoria. Ogni punto sul grafico rappresenta un ETF. La categoria SRI è quella con performance peggiori e più discordanti, mentre in media gli ETF screened (che escludono determinati settori o aziende controverse) e active (gestiti con maggiore discrezionalità rispetto all’indice) sono quelli con performance migliori.

La conclusione è chiara: la scelta di ETF ESG è un lavoro complesso, che può portare a discrepanze elevate, sia in termini di metriche ESG, sia in termini di performance. Affidarsi a una singola categoria non garantisce un risultato univoco, né in termini di sostenibilità, né di performance.
L’evoluzione del mercato ESG
L’entusiasmo per la sostenibilità che aveva caratterizzato i primi anni 2020 di recente sembra essersi affievolito. Il ritorno di narrative meno sensibili ai temi ambientali, l’attenzione crescente verso l’Intelligenza Artificiale e le performance eccezionali dei settori “esclusi” – come difesa e combustibili fossili – hanno contribuito a spostare il focus degli investitori.
È vero o è solo una percezione? I numeri mostrano un quadro misto. Da un lato, il patrimonio gestito (AUM) dagli ETF ESG in Europa continua a crescere, avendo raggiunto i 650 miliardi di euro. Il mercato rimane solido. Dall’altro, i nuovi afflussi percentuali in prodotti ESG hanno subito una forte decelerazione, scendendo sotto il 10% del totale.

Questa apparente contraddizione si spiega con una trasformazione interna al mercato. Negli ultimi anni, gli investitori hanno progressivamente abbandonato gli indici SRI, che fino al 2021 guidavano la raccolta, per orientarsi verso strategie più flessibili, come quelle climatiche (CTB) o basate sulle esclusioni, come si può vedere nel grafico qui sotto.

Le ragioni di questo cambiamento sono principalmente due. La prima riguarda il tracking error, cioè la differenza attesa tra la performance dei portafogli e quella dei rispettivi indici di riferimento: gli indici SRI (best-in-class) hanno registrato uno scarto di performance rispetto al mercato molto più ampio del previsto – in alcuni casi fino all’11,5% da inizio anno – penalizzando gli investitori quando le aziende con rating ESG più bassi hanno sovraperformato. Il secondo è rappresentato dalla nascita di strategie più sofisticate che offrono metriche ESG solide con un tracking error più contenuto.
Sapere che il proprio portafoglio non finanzia attività contrarie ai propri valori rimane un punto cruciale, ma è fondamentale farlo in modo consapevole, analizzando metodologie e rischi. In Moneyfarm monitoriamo costantemente le strategie ESG presenti sul mercato, e questa transizione è già visibile nei portafogli ESG a partire dal 2022.
Il nostro approccio ESG
I nostri portafogli ESG sono pensati per clienti che desiderano generare un rendimento a lungo termine senza rinunciare ai propri valori di sostenibilità.
Fin dal 2020, abbiamo strutturato i nostri portafogli secondo criteri rigorosi per ridurre il rischio di greenwashing, in linea con la nostra Politica di Investimento Responsabile. L’obiettivo è mitigare i rischi di sostenibilità e gli impatti negativi sugli aspetti sociali e climatici, aumentare la quota di investimenti sostenibili e rafforzare l’esposizione verso emittenti maggiormente impegnati su questi temi.
Questi obiettivi devono essere raggiunti considerando il rischio finanziario generato dall’applicazione delle tecniche di integrazione ESG.
In questo contesto, dal 2020 il mercato degli ETF ha vissuto un’evoluzione significativa, soprattutto nel comparto delle obbligazioni societarie e sul fronte normativo, in particolare in Italia. Le nuove regole hanno contribuito a una migliore comprensione del greenwashing e a rafforzare il quadro adottato da Moneyfarm. Negli ultimi anni, il nostro focus si è adattato ai cambiamenti del mercato: puntiamo a gestire il tracking error e a migliorare l’esposizione agli investimenti sostenibili, senza compromettere il profilo di sostenibilità dei portafogli.
Il nostro processo di investimento si basa su un monitoraggio costante delle strategie ESG. Analizziamo regole e performance, intervenendo quando necessario, con il supporto di dati forniti da operatori come MSCI e Bloomberg e in dialogo continuo con gli emittenti di ETF. Questo approccio ci consente di selezionare strumenti con metriche di sostenibilità solide e una maggiore stabilità finanziaria. Monitoriamo inoltre l’andamento dei portafogli per valutare l’efficacia delle scelte strategiche, consapevoli che le diverse metodologie ESG possono generare risultati molto diversi. Per questo, il monitoraggio attivo resta essenziale per intervenire tempestivamente in caso di scostamenti significativi nelle performance finanziarie o sostenibili.
I risultati dei nostri portafogli ESG
Le performance dei portafogli vengono analizzate in modo continuativo, sia in termini assoluti sia relativi, confrontandole con i mercati tradizionali e con fondi ESG comparabili. Negli ultimi tre anni, i portafogli ESG di Moneyfarm hanno registrato risultati solidi, con rendimenti annuali compresi tra il 3,5% per i profili di rischio più bassi e l’11% per quelli più elevati.
Da un punto di vista relativo, confrontiamo le nostre performance con fondi ESG coerenti con la nostra politica d’investimento. Poiché la definizione di ESG è oggi molto ampia, non sempre è facile valutare quanto la sostenibilità di un fondo – ad esempio l’esposizione ai combustibili fossili o il rating ESG – incida sui risultati. Per questo definiamo criteri precisi che rendono i fondi comparabili con la nostra proposta, così da normalizzare le differenze e concentrarci esclusivamente sui rendimenti.
Per selezionare un sottoinsieme di peer ESG rigorosi, consideriamo solo fondi multi-asset con una politica ESG dichiarata, escludendo quelli esposti a controversie sociali, come le violazioni del Global Compact delle Nazioni Unite. Inoltre, includiamo esclusivamente fondi che rispettano soglie precise di miglioramento in termini di rating MSCI ESG, ricavi da combustibili fossili e intensità di carbonio.
La tabella qui sotto mostra il rendimento dei portafogli Moneyfarm ESG rispetto alla mediana di questo gruppo di peer rigorosi – fino al 1° ottobre 2025. Le performance relative dall’inizio (31 ottobre 2021) sono complessivamente positive. I portafogli, specialmente quelli ad alto rischio, hanno ampiamente recuperato la performance del 2022, quando la nostra strategia molto stringente sui combustibili fossili era stata penalizzata dal contesto di mercato.

Investire nel lungo termine ha sempre richiesto pazienza, diversificazione e convinzione. Integrare i criteri ESG significa estendere questa filosofia: riconoscere che pratiche sostenibili e una governance solida contribuiscono a creare valore duraturo nel tempo.
Ricorda che, quando investi, il tuo capitale è a rischio. Il valore del tuo portafoglio con Moneyfarm può diminuire così come aumentare e potresti ricevere meno di quanto investito. Il trattamento fiscale dipende dalle tue circostanze individuali e potrebbe essere soggetto a modifiche in futuro.
Le proiezioni di rendimento non sono un indicatore affidabile delle performance future. Le opinioni espresse qui non devono essere interpretate come raccomandazioni, consigli o previsioni. Se non sei sicuro che investire sia la scelta giusta per te, ti consigliamo di consultare un consulente finanziario.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.





