Cosa significa lo shutdown del governo Usa per i mercati?

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I politici statunitensi non sono riusciti a raggiungere un accordo per finanziare il governo federale, che di conseguenza è andato in shutdown il 1 ottobre. Abbiamo voluto riflettere sul potenziale impatto di questa situazione sui mercati finanziari.

Ci sono alcuni punti importanti da evidenziare. Non è un fenomeno nuovo: gli shutdown del governo Usa si sono verificati più volte nella storia recente, l’ultimo nel 2018.

Inoltre, non si tratta di un congelamento totale. Si stima che circa il 40% dei dipendenti federali verrà messo in congedo non retribuito, mentre il restante 60% – inclusi settori come l’esercito, la sicurezza alimentare e il controllo del traffico aereo – continuerà a operare normalmente. L’amministrazione ha anche deciso di mantenere aperti i parchi nazionali, seppur con personale ridotto e stipendi finanziati dagli incassi dei biglietti.

Storicamente, gli shutdown non sono durati a lungo. Il più esteso degli ultimi anni è stato di 35 giorni, tra il 2018 e il 2019; prima di allora, il record era di 21 giorni nel 1995-1996. In generale, gli elettori non gradiscono gli shutdown – soprattutto quando i servizi da cui dipendono vengono ridotti – e questo spinge i politici a trovare un accordo relativamente in fretta. Nel frattempo, repubblicani e democratici stanno cercando di attribuirsi a vicenda la responsabilità della situazione. Secondo i sondaggi del Washington Post, al momento la maggior parte delle colpe viene imputata ai repubblicani, anche perché storicamente più contrari alla spesa pubblica. È un andamento coerente con quanto visto in passato.

Forse anche per questo, l’impatto sull’economia e sui mercati finanziari statunitensi è stato finora contenuto. Il rendimento medio dell’S&P 500 durante gli ultimi sei shutdown è stato di circa +1%1.

Detto questo, è utile approfondire oltre la valutazione di partenza. Ci sono motivi per cui le due parti potrebbero tollerare uno shutdown prolungato. I democratici stanno faticando a guadagnare consensi tra gli elettori, nonostante la popolarità del Presidente sia in calo. Inoltre, il leader democratico al Senato, Chuck Schumer, è stato molto criticato all’interno del suo partito per aver raggiunto un compromesso con i repubblicani sulla spesa pubblica all’inizio dell’anno.

Dal lato repubblicano, resta forte il desiderio di ridurre la dimensione e l’influenza del governo federale. Si parla persino di usare questo shutdown per licenziare in modo permanente alcuni dipendenti pubblici, invece di metterli solo in congedo. Agenzie come l’EPA (Agenzia per la Protezione Ambientale) e il Dipartimento di Stato, che contano un elevato numero di lavoratori temporaneamente sospesi, potrebbero essere tra i bersagli principali.

Cosa significherebbe uno shutdown prolungato? È probabile che la disoccupazione salga leggermente (ci sono stime tra lo 0,1% e lo 0,3%). Ciò rallenterebbe un po’ la spesa dei consumatori. Le banche centrali dovrebbero tenerne conto nella politica sui tassi d’interesse? In teoria, se l’effetto è temporaneo, dovrebbero guardare oltre, ma dato che l’amministrazione spinge per tassi più bassi, qualsiasi aumento della disoccupazione rischia di complicare le discussioni all’interno della Fed.

Un altro aspetto rilevante è che uno shutdown prolungato comporterebbe un numero minore di statistiche ufficiali pubblicate. Questo renderebbe più difficile il lavoro sia per gli investitori sia per le banche centrali.

Dal punto di vista dei portafogli, la nostra valutazione di base resta quella di andare oltre ciò che, al momento, appare soprattutto come rumore politico. Questa sembra essere, per ora, la visione condivisa dal mercato, con la volatilità di azioni e obbligazioni che rimane contenuta.

  1.  https://www.cnbc.com/2025/10/01/how-a-us-government-shutdown-could-impact-global-markets.html ↩︎

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