Alla fine, il risultato delle elezioni statunitensi non si è rivelato così incerto come ci si aspettava.
I repubblicani, guidati da Donald Trump, hanno ottenuto una vittoria solida, riconquistando la Casa Bianca, il Senato e, con ogni probabilità, mantenendo anche il controllo della Camera dei Rappresentanti.
Una vittoria così netta elimina almeno uno dei principali scenari negativi: non dovremmo assistere a contestazioni elettorali e si può sperare in un passaggio di testimone senza complicazioni.
La reazione iniziale dei mercati è stata decisa, con un rialzo dell’azionario statunitense e del dollaro, e il rendimento dei titoli di Stato americani è salito. Anche gli indicatori di volatilità dei mercati azionari hanno registrato un calo. Questa reazione riflette le probabili linee guida della politica statunitense nei prossimi mesi. Ci aspettiamo una riduzione delle imposte, dazi commerciali più alti e un ampliamento del deficit fiscale. Queste misure dovrebbero tradursi in una crescita più robusta e, potenzialmente, in un’inflazione più alta.
In questo contesto, le azioni statunitensi potrebbero risultare più appetibili rispetto a quelle globali, che sono maggiormente vulnerabili agli sviluppi del commercio internazionale. Pertanto, per il momento, si tratta di uno scenario favorevole per l’azionario, ma meno positivo per l’obbligazionario statunitense.
Ci sono ulteriori considerazioni da fare. L’innalzamento dei dazi statunitensi probabilmente innescherà una reazione da parte dei partner commerciali degli Usa. Dazi più elevati potrebbero rallentare la crescita globale e spingere verso l’alto l’inflazione, poiché una parte di questi aumenti verrà trasferita sui consumatori. Analogamente, Trump aveva sostenuto la necessità di un dollaro più debole, ma il mix di politiche proposto potrebbe suggerire l’opposto. Una possibile soluzione potrebbero essere tassi di interesse più bassi, ma sarebbero difficile da giustificare se crescita e inflazione dovessero continuare ad accelerare.
L’immigrazione è stata un altro tema centrale della campagna di Trump, con i repubblicani che hanno spinto per un inasprimento delle restrizioni. Negli ultimi anni, l’immigrazione ha rappresentato un motore cruciale di crescita e di offerta di lavoro. Se queste restrizioni dovessero avere successo, potremmo assistere di nuovo a un’inflazione legata ai salari che potrebbe complicare ulteriormente il lavoro della Federal Reserve.
Infine, sul fronte fiscale, le politiche repubblicane sembrano orientate ad ampliare il deficit pubblico, come già annunciato, anche se le entrate provenienti dai dazi potrebbero offrire qualche beneficio. I mercati finora hanno mostrato disponibilità a finanziare il deficit statunitense, ma le prospettive del debito a lungo termine, sia negli Stati Uniti che a livello globale, appaiono sfidanti, con il rischio che il costo del debito continui a salire.
Abbiamo quindi ottenuto una certa chiarezza dalle elezioni – e con maggiore anticipo rispetto a quanto previsto. Il mix di politiche sembra destinato a favorire le imprese statunitensi, con un focus su tasse più basse e una minore regolamentazione. Tuttavia, le sfide politiche legate al debito pubblico, all’immigrazione e ai dazi non sono scomparse.
In relazione al posizionamento dei nostri portafogli, per la maggior parte delle nostre strategie manteniamo una esposizione all’azionario relativamente alta rispetto alla media storica. In particolare, continuiamo ad avere una significativa esposizione all’azionario statunitense, che potrebbe beneficiare di alcune delle tendenze emergenti.
L’inflazione resta una preoccupazione, e abbiamo mantenuto la nostra esposizione alle obbligazioni indicizzate all’inflazione.
Abbiamo inoltre mantenuto un’esposizione marginale all’azionario europeo e in alcuni casi l’abbiamo ridotta, a causa di previsioni meno favorevoli sugli utili delle società in Europa.
Abbiamo adottato una posizione prudente sui titoli di Stato statunitensi a lunga scadenza, sebbene i recenti aumenti dei rendimenti, osservati nell’ultimo mese, potrebbero presentare delle opportunità in futuro.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.