Conflitto Israele – Hamas: quali implicazioni per i mercati?

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Il conflitto tra Israele e Hamas sta entrando nella quarta settimana. Mentre il nostro pensiero va alle numerose vittime e alle persone che soffrono, il nostro compito è quello di considerare i diversi scenari e i potenziali effetti sui portafogli dei clienti. Creare scenari in una situazione geopolitica così complessa è difficile e siamo cauti nel valutare le prospettive.

Come abbiamo osservato in precedenza, pensiamo che negli ultimi anni i mercati finanziari siano stati spesso in grado di guardare oltre i rischi geopolitici. In questa occasione, tuttavia, la crisi ha raggiunto un punto in cui vediamo gli asset finanziari reagire. In poche parole, gli asset rischiosi come le azioni si sono indeboliti, mentre le materie prime come il petrolio e l’oro, sono salite. Ma la crisi mediorientale non è l’unica a guidare i mercati finanziari. Negli Stati Uniti, ad esempio, i rendimenti dei titoli di Stato sono aumentati – e non hanno fornito il ritorno sicuro che alcuni si aspettavano. Gli investitori azionari continuano invece a concentrarsi sulle prospettive di crescita nel contesto di un aumento dei tassi di interesse.

A questo punto, consideriamo 3 scenari generali.

  • Primo, una crisi ristretta, in cui il conflitto rimane limitato a Israele e Gaza.
  • Secondo, una crisi regionale più ampia, che potrebbe coinvolgere direttamente l’Iran e gli Stati Uniti.
  • Terzo, una sorta di de-escalation del conflitto attuale.

I primi due scenari sono molto probabilmente forieri di una continua cautela sui mercati: gli asset rischiosi come le azioni rimarrebbero sotto pressione, mentre alcune materie prime come il petrolio e l’oro potrebbero beneficiarne. Riteniamo che questo si rifletta già in parte sui prezzi degli asset, in particolare su quello del petrolio. Se invece la seconda ipotesi, del conflitto regionale, dovesse diventare più probabile, ci aspettiamo un impatto maggiore sugli asset finanziari, con un ulteriore aumento dei prezzi delle materie prime e un peggioramento del sentiment degli investitori.

Un argomento interessante è il comportamento dei titoli di Stato. In teoria, in uno scenario cosiddetto “risk-off”, potremmo aspettarci che gli asset sicuri, come i titoli di Stato, ne beneficiano. Forse, abbiamo visto qualcosa del genere, ma i rendimenti obbligazionari sono generalmente aumentati negli ultimi giorni.

A nostro avviso, ciò riflette alcune importanti considerazioni. L’inflazione rimane piuttosto elevata nei mercati sviluppati e l’aumento dei prezzi del petrolio potrebbe complicare ulteriormente la situazione. Perché? Renderà la vita più difficile alle Banche Centrali il cui mandato si concentra sull’inflazione interna piuttosto che sulla reazione agli shock geopolitici. Le curve dei rendimenti sono ancora invertite, per cui i titoli di Stato a breve scadenza vengono pagati di più. Pensiamo quindi che i titoli di Stato faranno meglio degli asset rischiosi, ma restiamo ancora cauti nell’acquisto di titoli a più lunga scadenza.

In termini di scenari, oggi pensiamo di trovarci a metà strada tra gli scenari 1 e 2. Il conflitto sul campo continua e la prospettiva di una crisi regionale è ancora molto presente.

Speriamo di assistere ad un’attenuazione del conflitto e la stampa è piena di notizie di negoziati in tutta la regione. Dal punto di vista dei mercati finanziari, la domanda da porsi è a quale livello di conflitto e di disordine si arriverà. Il rischio è che prima di allora assisteremo a maggiore violenza e sofferenza, con un effetto a catena sugli asset finanziari.

In uno scenario di attenuazione del conflitto, ci aspetteremmo di assistere a una ripresa degli asset rischiosi e, molto probabilmente, a un calo, invece, dell’oro e del petrolio.

E i portafogli? Riteniamo che il nostro posizionamento di portafoglio sia ragionevole riguardo all’attuale periodo. Rispetto ai nostri benchmark interni, siamo sottopesati sulle azioni, sovrappeso sui titoli di Stato (più a breve scadenza) e continuiamo a mantenere un’ampia esposizione alle materie prime. Riteniamo che si tratti di un’allocazione prudente in questo momento.

E il futuro? I rischi geopolitici sono in aumento in tutto il mondo: Russia-Ucraina, Medio Oriente, Armenia e Azerbaigian. Sospettiamo che in futuro questi rischi saranno oggetto di maggiore attenzione da parte degli investitori, anche se l’attuale crisi in Medio Oriente dovesse in qualche modo attenuarsi. Ciò ha importanti implicazioni per la costruzione dei portafogli. Riteniamo che ciò significhi probabilmente una maggiore volatilità dei mercati in futuro, rafforzando ulteriormente la necessità di avere portafogli ben diversificati.

 

Richard è il Direttore degli Investimenti di Moneyfarm, dove è arrivato nel 2016. È responsabile di tutti gli aspetti della gestione del portafoglio e della sua costruzione. Prima di entrare a far parte di Moneyfarm, Richard ha lavorato a Londra come analista azionario e gestore del portafoglio presso PIMCO e Goldman Sachs Asset Management, e come analista obbligazionario presso Fleming Asset Management. Richard ha iniziato la sua carriera nel settore finanziario a metà degli anni ’90 nel team di economia globale di Morgan Stanley a New York. Ha conseguito una laurea in Storia presso l’Università di Cambridge, una laurea magistrale in Relazioni Internazionali ed Economia presso la Johns Hopkins University e un MBA presso la Columbia University Graduate School of Business. 

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*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.