Azionario europeo: sfide e opportunità

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Qualche mese fa, avevamo commentato le performance straordinarie dell’azionario europeo con cautela. L’azionario del vecchio continente aveva infatti sovraperformato in modo deciso le altre geografie principali, ma a nostro avviso i rischi che restavano sullo sfondo, economici e geopolitici, suggerivano ancora una cautela nel puntare in modo deciso su questa asset class. A partire da giugno, la tendenza sembra essersi invertita con le azioni Europee che hanno perso terreno verso le altre geografie sviluppate (-6,4% rispetto agli Usa e -10,9% contro il Giappone all’8 settembre). In questo articolo proveremo ad analizzare i fattori che influenzano la performance dell’azionario europeo per capire quali potrebbero essere le prospettive di questa asset class da qui in avanti.

Sfide e fattori di rischio

Crediamo che l’azionario europeo si trovi in questo momento ad affrontare numerose sfide che hanno pesato sulla performance in questi mesi. Iniziamo con la questione geopolitica più pressante: la guerra in Ucraina e la dipendenza energetica dall’importazione di energia russa.

La guerra in Ucraina non sembra prossima a concludersi, e l’Europa non ha ancora trovato alternative affidabili ed economiche alle importazioni di energia russa (investendo ingenti risorse in debito per limitare il peso su imprese e consumatori). Questa situazione crea una serie di problemi potenziali, soprattutto in vista dell’inverno. Anche se la situazione sul fronte del conflitto sembra attualmente “stabile”, l’Europa deve affrontare la possibilità di interruzioni nell’approvvigionamento energetico, il che potrebbe avere gravi conseguenze sulla stabilità economica della regione.

Un’altra sfida significativa è rappresentata dalla crisi economica in Cina. Il Paese asiatico sta affrontando una lenta riapertura post-Covid e una crisi immobiliare che sta mettendo in difficoltà il settore. Questa situazione ha un impatto diretto sulle prospettive di molte aziende europee, che dipendono fortemente dalla domanda cinese. Settori molto importanti per la composizione degli indici europei come beni di lusso e automobili, settori ciclici già stanno pagando la fase di rallentamento economico, potrebbero soffrire se la Cina non riuscirà a ravvivare la sua economia in modo tempestivo.

Sullo sfondo c’è una situazione economica che sta rallentando più velocemente che negli Stati Uniti. I dati macroeconomici europei hanno costantemente deluso le aspettative negli ultimi mesi. Il grafico mostra l’indice di sorpresa economica, ovvero il paragone tra i dati macroeconomici pubblicati e le aspettative. Come possiamo notare, questo dato, che è un indicatore piuttosto affidabile della direzione degli utili, si trova ai minimi rispetto alla media degli ultimi 10 anni (che è leggermente positiva a 5.8) e ben al di sotto del risultato dei mercati emergenti e degli Stati Uniti.

Guardando a dati più rapidi nel rappresentare il presente, l’indice degli ordini manifatturieri (OMI) rappresentato nel grafico è sceso al di sotto di 50, quindi in territorio negativo. Anche se le aspettative di crescita del PIL (rappresentate nel secondo grafico) per il 2023 rimangono leggermente positive, è evidente che ci sono molte incertezze.

Inoltre, l’inflazione si è dimostrata più resistente del previsto, rendendo improbabile un cambio di rotta immediato da parte della Banca Centrale Europea (BCE). Questo implica che i prossimi mesi potrebbero essere difficili per questa asset class e la BCE dovrà bilanciare con attenzione le pressioni inflazionistiche con la necessità di sostenere la crescita economica.

Un ultimo ragionamento va fatto sulla composizione settoriale degli indici europei. Nelle ultime settimane l’azionario Ue ha potuto beneficiare in maniera più limitata del boom del settore tecnologico e delle aziende growth in generale. Questo è un elemento di potenziale diversificazione che può tornare utile quando si entra in una fase ciclicamente avversa, come dimostra la performance dell’azionario americano.

Opportunità per l’azionario europeo

Nonostante queste sfide, crediamo che ci siano ancora ragioni per essere ottimisti riguardo questa asset class, soprattutto guardando al medio e lungo termine.

Uno dei punti di forza dell’azionario europeo sono le valutazioni, che appaiono attraenti. Le azioni europee sono negoziate a prezzi che suggeriscono che molte delle preoccupazioni menzionate potrebbero già essere state incorporate nei prezzi. I rapporti prezzo-earnings (PE) attuali e previsti sono attualmente inferiori alla media degli ultimi 10 anni di oltre 1 deviazione standard.

Gli utili e le aspettative sugli utili si sono dimostrati sorprendentemente resistenti nonostante i dati macro avversi. Questo suggerisce che i mercati potrebbero aver già scontato il rallentamento economico previsto nei prossimi mesi. Alla fine dello scorso anno, le aspettative a un anno sugli utili per le aziende europee sono cresciute significativamente, superando persino quelle delle controparti statunitensi. Gli utili a 12 mesi (sia passati che in prospettiva rappresentati nel secondo grafico) mostrano anche un’andatura al rialzo da quando la Cina ha riaperto, mentre i dati statunitensi si stanno ancora riprendendo dalla metà del 2022. Anche i margini mostrano una situazione simile, sebbene le aziende americane rimangono più redditizie.

In conclusione, l’azionario europeo è attualmente caratterizzato da sfide significative. Mentre il contesto geopolitico ed economico rimane incerto, le valutazioni attraenti e i buoni risultati degli utili aziendali suggeriscono che potrebbero emergere opportunità di investimento a lungo termine. Restiamo convinti della nostra posizione cauta su questa asset class che abbiamo assunto lo scorso anno. Riteniamo che con una prospettiva di medio termini questa componente potrà contribuire nell’ambito di una strategia diversificata. L’attenzione costante agli sviluppi geopolitici ed economici rimane fondamentale per prendere decisioni informate sugli investimenti in questa regione. In un mondo caratterizzato da complessità e cambiamenti rapidi, la prudenza e la flessibilità sono le chiavi per il successo dell’investimento.

Giorgio Broggi è entrato a far parte di Moneyfarm come analista quantitativo nel dicembre 2021 ed è membro del Comitato Investimenti. Prima di entrare a far parte della società, ha lavorato presso Barclays Wealth Management e S&P Market Intelligence, acquisendo esperienza nella ricerca di fondi e negli investimenti ESG. Prima di iniziare la sua vita professionale, ha completato con successo una doppia laurea presso Eada e EDHEC Business School, ottenendo due Master in Finanza e specializzandosi in factor investing e costruzione di portafogli. È un charterholder CFA.

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*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.