Aspettando la Fed: le nostre attese sulla decisione

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“Non sono le cose che non sai a metterti nei guai. È quello che dai per certo e che, invece, non lo è.”

Così disse Mark Twain, e potrebbe essere una citazione appropriata da tirare fuori quest’anno quando parliamo dei titoli a reddito fisso. 

Sei mesi fa, un taglio aggressivo dei tassi entro la fine dell’anno sembrava una certezza negli Stati Uniti (e non solo lì). 

A oggi, i mercati dei titoli a reddito fisso prezzano un taglio – ma nulla di certo. Anzi, si è anche discusso della possibilità che la prossima mossa preveda un aumento dei tassi.

Il grafico qui sotto dei future sui Fed Fund mostra l’entità di questo cambiamento di rotta. Al momento, il tasso di rendimento implicito dei Fed Fund a dicembre 2024 è superiore al 5%. Quattro mesi fa, si prevedeva che fosse inferiore al 4%. Si tratta di una variazione piuttosto significativa.

Cosa è successo? La risposta breve è che l’inflazione negli Stati Uniti non è scesa così rapidamente come molti di noi avevano sperato. Questo ha costretto i governatori della Fed a cambiare registro. 

“Quando i fatti cambiano, cambio idea”: un’altra citazione, questa attribuita a Keynes.

I grafici di seguito illustrano la situazione dell’inflazione negli Stati Uniti. 

Il primo mostra l’inflazione core e quella generale (anno su anno) – ancora al di sopra del target del 2% della Fed.

Il secondo grafico va un po’ più in profondità – mostrando l’inflazione dei servizi (escludendo una stima del costo delle abitazioni). Questo dato sull’inflazione è cresciuto negli ultimi mesi, indicando un’economia interna abbastanza solida e una certa rigidità del mercato del lavoro.

Altri dati relativi ai salari supportano questa visione. Il grafico qui sotto della Fed di Atlanta mostra i dati relativi al salario di un lavoratore medio negli Stati Uniti e al salario dei lavoratori meno pagati. Entrambe le misure continuano a crescere a un ritmo che probabilmente non è coerente con un obiettivo di inflazione del 2%. 

È ragionevole supporre che i lavoratori stiano ancora cercando di recuperare il loro potere d’acquisto che hanno perso dopo l’ultimo periodo di forte inflazione. Questi dati, però, non rendono la vita facile ai banchieri centrali.

I dati economici rimangono robusti. Anche le ultime cifre generali del PIL, arrivate più tardi del previsto, hanno mostrato come la domanda interna rimanga piuttosto resiliente. 

Il dato aggregato (overall) appare più debole ed è in parte dovuto a una forte crescita delle importazioni. Importazioni più forti agiscono come freno alla crescita nazionale, ma solitamente indicano anche la presenza di una domanda robusta. 

Per fare il punto della situazione: la Fed si riunirà questa settimana e annuncerà la sua decisione nel pomeriggio del 1 maggio. Secondo le previsioni degli analisti non ci sarà nessun cambiamento – con poco margine di errore. Come al solito, a essere interessante sarà probabilmente la conferenza stampa. Cercheremo segnali su come è cambiato il pensiero della Fed. 

I singoli governatori della Fed hanno già alluso a una svolta più aggressiva, a fronte di una crescita forte e di un’inflazione ostinata. Ci aspettiamo ulteriori conferme al riguardo.

Richard Flax

Richard è il Direttore degli Investimenti di Moneyfarm. Si è unito all’azienda nel 2016. È responsabile di tutti gli aspetti della gestione del portafoglio e della sua costruzione. Prima di entrare a far parte di Moneyfarm, Richard ha lavorato a Londra come analista azionario e gestore del portafoglio presso PIMCO e Goldman Sachs Asset Management, e come analista obbligazionario presso Fleming Asset Management. Richard ha iniziato la sua carriera nel settore finanziario a metà degli anni ’90 nel team di economia globale di Morgan Stanley a New York. Ha conseguito una laurea in Storia presso l’Università di Cambridge, una laurea magistrale in Relazioni Internazionali ed Economia presso la Johns Hopkins University e un MBA presso la Columbia University Graduate School of Business. 

 

 

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