Benvenuti all’aggiornamento di mercato di settembre 2023. Al centro della scena è stata ancora una volta la politica monetaria, con la Banca centrale americana che ha prospettato una politica monetaria restrittiva per più a lungo. Una Fed più falco delle attese, che ha portato sia azionario che obbligazionario a soffrire.
Ciò che ha stupito il mercato è stato in particolare l’aumento delle attese sul livello dei tassi nel medio e lungo termine, soprattutto per il 2024. L’anno prossimo doveva essere l’anno del taglio tassi, con i mercati che prezzavano circa 4 tagli entro dicembre 2024. Le nuove blue dots, che rappresentano le attese dei partecipanti alle decisioni della Fed, prevedono invece solo due tagli nei prossimi 15 mesi. La ragione? Un’economia sorprendentemente resiliente, secondo il presidente della banca centrale Powell. Tanto che la stessa ha migliorato le proiezioni economiche su crescita e occupazione.
Insomma, la Banca centrale americana si aspetta un’economia più forte e quindi terrà i tassi (leggermente) più alti l’anno prossimo. A prima vista questo non sembra il peggiore degli scenari, soprattutto in un contesto di mercato in cui l’inflazione continua a scendere, con la Core PCE per agosto (la misura preferita di Powell) bassa e sotto le attese allo 0.1%. Come mai allora il meeting ha colpito i mercati?
Ci sono due ragioni principali.
Primo: i mercati monetari si sono ritrovati a dover riprezzare il livello dei tassi attesi per l’anno prossimo, mettendo pressione soprattutto sulla parte lunga della curva e colpendo l’azionario americano, che ha valutazioni piuttosto elevate. Inoltre Powell ha mandato messaggi contrastanti sulla crescita, non sembrando particolarmente convinto della possibilità di un soft landing, mettendo in dubbio anche le proiezioni economiche positive. Insomma, la Fed sembra sempre più sicura che i tassi resteranno alti oltre le attese dei mercati, ma non pare altrettanto certa del proprio ottimismo circa la crescita economica. L’azionario, soprattutto quello americano, non ha potuto che aggiustarsi al ribasso, trascinando con sè i mercati globali.
L’Europa, d’altro canto, rimane in una situazione fragile. L’indice di sorpresa economica continua a mostrare che i dati macro sono sotto le attese, anche a causa della debolezza Cinese, e l’outlook continua a peggiorare. I dati di sentiment, come il Pmi, restano sottotono, con i dati manifatturieri tedeschi che rimangono sotto i 40 punti (ricordiamo che la soglia che segnala un’economia in espansione è a 50 punti). L’inflazione, sebbene in calo, resta problematica. La BCE ha dichiarato di aver raggiunto il picco dei tassi, ma rimane, nei toni, ancora del tutto focalizzata sulla battaglia all’aumento dei prezzi.
Per il momento, le aziende Europee hanno retto bene, con un crollo degli utili per azione “solo” di circa il 3% anno-su-anno (circa la metà rispetto alle americane), ma la situazione in Cina e l’aumento dei prezzi delle materia prime energetiche spaventano. I prossimi mesi potrebbero essere turbolenti, ma le valutazioni di questa asset class lo riflettono e ci spingono ad evitare di sottopesare troppo questa geografia nei portafogli, con gli occhi al medio e lungo termine.
Veniamo ora al nostro posizionamento. Quest’anno, abbiamo mantenuto una posizione piuttosto conservativa rispetto al passato, concentrandoci su titoli di stato a scadenza più breve e credito di alta qualità.
Restiamo cauti, fiduciosi della validità del posizionamento adottato. La pressione sui tassi, soprattutto a lungo, e i rischi specifici nel background (come la crisi immobiliare in Cina e la guerra in Ucraina) spingono a prediligere un approccio cauto e ben diversificato, aspettando il picco tassi negli Usa e segnali più chiari dalla Fed prima di tornare ad aumentare il rischio. Crediamo che nonostante i risultati di settembre, i fattori macro si stiano ricomponendo tutto sommato in modo non traumatico, con l’economia che resta forte e l’inflazione che continua a scendere.
Manteniamo un’attenzione costante alle dinamiche dei mercati, pronti ad agire nel momento opportuno. Come sempre, siamo a disposizione per chiarimenti e informazioni ulteriori.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.