Tutti i miti da sfatare sulle obbligazioni

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Le obbligazioni sono spesso considerate tra gli strumenti di investimento più sicuri, con la fama di poter fornire un flusso costante di reddito con un rischio relativamente inferiore rispetto alle azioni. 

Tuttavia, nonostante la loro popolarità, ci sono numerose idee sbagliate sulle obbligazioni che possono fuorviare gli investitori. 

In questo articolo, insieme a Marco Piva, manager del team di consulenza Moneyfarm, cercheremo di sfatare alcuni dei miti più comuni per aiutarti a prendere decisioni di investimento più informate.

Le obbligazioni sono prive di rischio

Uno dei malintesi più diffusi è che le obbligazioni siano completamente prive di rischio. 

“È fondamentale riconoscere che nessun investimento è privo di rischio, comprese le obbligazioni,” spiega Piva. “Tendono a essere meno volatili delle azioni, certo, ma le obbligazioni comportano rischi concreti che possono influenzare significativamente i rendimenti”. 

I principali rischi associati alle obbligazioni includono:

  • Rischio di credito: Si tratta del rischio che l’emittente dell’obbligazione possa non rispettare i pagamenti. Anche le obbligazioni governative, spesso percepite come le più sicure, comportano un certo grado di rischio di credito, anche se tipicamente molto basso per i governi con rating elevati.
  • Rischio di tasso di interesse: I prezzi delle obbligazioni a tasso fisso sono inversamente correlati ai tassi di interesse. Quando i tassi di interesse aumentano, i prezzi delle obbligazioni diminuiscono e viceversa. Questo rischio è particolarmente rilevante per le obbligazioni a lungo termine.
  • Rischio di cambio: Presente sui titoli in valuta estera (diversa dall’euro), questo rischio deriva dalla variabilità del rapporto di cambio tra le valute. Si possono subire perdite se la valuta estera si deprezza rispetto all’euro, guadagni se la valuta si apprezza.

“Per gestire questi rischi”, spiega Piva, “è essenziale diversificare il portafoglio e valutare attentamente il rating dell’emittente e la durata dell’obbligazione, al fine di compiere scelte informate e mantenere un bilanciamento adeguato.”

Le obbligazioni sono tutte uguali

Un altro malinteso comune è che tutte le obbligazioni siano uguali. 

“In realtà”, spiega Piva, “esiste una vasta gamma di obbligazioni disponibili, con caratteristiche uniche e profili di rischio diversi.”

Comprendere queste differenze è fondamentale per costruire un portafoglio ben bilanciato. 

“La selezione delle obbligazioni dovrebbe essere guidata dagli obiettivi di investimento e dal profilo di rischio di ciascun investitore” spiega Piva.

Una prima classificazione permette di distinguere tra le obbligazioni più comuni, dette ordinarie (o plain vanilla), e le obbligazioni strutturate, che sono più complesse perché incorporano strumenti derivati che ne influenzano le caratteristiche e i rendimenti. 

Tra le obbligazioni ordinarie, suddivise in base all’emittente, possiamo trovare:

  • Obbligazioni governative: Emesse dai governi nazionali, questi strumenti sono generalmente considerati a basso rischio perché garantiti dallo Stato. Occorre, però, sempre prestare attenzione al rating dell’emittente. Le possibilità di insolvenza sovrana o ristrutturazioni del debito sono sempre concrete. Tra le obbligazioni governative domestiche più popolari ci sono i BTP (Buoni del Tesoro Poliennali), che sono titoli di debito a medio-lungo termine con cedola fissa.
  • Obbligazioni corporate: Emesse da società private, possono variare notevolmente in termini di rischio e rendimento. Aziende solide emettono obbligazioni con rating elevati, mentre aziende più piccole o in difficoltà offrono rendimenti più alti ma con un rischio di default maggiore.

Un’ulteriore suddivisione riguarda il meccanismo di determinazione della cedola

Le obbligazioni possono essere:

a tasso fisso: con interessi periodici stabiliti a priori.

a tasso variabile (o indicizzate): l’interesse non è predeterminato, ma varia in relazione ai tassi di mercato, come l’Euribor o il Libor.

Infine, sono presenti anche titoli obbligazionari privi di cedole, detti zero coupon, il cui rendimento è dato dalla differenza tra il prezzo di acquisto e il valore di rimborso.

È meglio investire solo in obbligazioni di breve termine

Le obbligazioni a breve termine possono ridurre l’esposizione ai tassi d’interesse e offrire maggiore liquidità, ma investire esclusivamente in titoli a breve termine non è sempre la scelta ottimale. 

Infatti, una strategia focalizzata soltanto sul breve termine espone gli investitori al rischio di reinvestimento. In uno scenario di tassi di interesse discendenti, le obbligazioni di nuova emissione offriranno rendimenti più bassi rispetto a quelle precedenti. In altre parole, l’investitore si troverebbe a dover reinvestire a condizioni meno favorevoli, ottenendo così rendimenti più bassi sul capitale reinvestito.
“Una strategia diversificata che include obbligazioni con scadenze diverse può bilanciare rischio e rendimento, affrontando efficacemente il rischio di reinvestimento e migliorando la stabilità complessiva del portafoglio” spiega Piva.

Le obbligazioni sono solo per investitori più avversi al rischio 

Molti credono che le obbligazioni siano adatte solo a investitori e investitrici più conservatori in cerca di sicurezza e reddito stabile. È vero che le obbligazioni possono offrire stabilità al portafoglio, ma svolgono un ruolo ancor più cruciale nella diversificazione del rischio

Gli investitori e le investitrici con diversi livelli di tolleranza al rischio possono beneficiare dall’inclusione delle obbligazioni nei loro portafogli. “Ad esempio”, spiega Piva, “le obbligazioni high-yield possono attrarre coloro che cercano rendimenti più elevati e sono disposti ad accettare un rischio maggiore, mentre le obbligazioni governative a breve termine possono fornire maggiore stabilità a chi preferisce una protezione del capitale e una minore esposizione alla volatilità.”

Le obbligazioni non offrono ritorni attraenti

Che le obbligazioni non possano fornire ritorni competitivi rispetto alle azioni è un’altra idea errata. 

Non è solo il rendimento assoluto a essere importante, ma anche la prevedibilità e la stabilità dei flussi di cassa. “Le obbligazioni offrono un equilibrio cruciale tra rischio e rendimento”, spiega Piva, “con rendimenti generalmente più costanti e meno volatili rispetto alle azioni”. Forniscono pagamenti di interesse fissi, che possono essere particolarmente attraenti durante periodi di volatilità del mercato azionario. 

“Sebbene in passato bassi tassi di interesse abbiano reso le obbligazioni meno attraenti”, commenta Piva, “il repentino rialzo dei tassi iniziato nel 2022 ha cambiato lo scenario, rendendo i rendimenti attesi delle obbligazioni nuovamente competitivi.”

È meglio tenere le obbligazioni fino a scadenza

Mantenere le obbligazioni fino a scadenza garantisce che l’emittente restituisca il valore nominale delle obbligazioni, salvo insolvenza. Non si tratta sempre della strategia migliore però. “In alcune situazioni vendere prima può essere più vantaggioso,” spiega Piva. “Ad esempio, se i tassi di interesse scendono, il valore di mercato delle obbligazioni può aumentare, permettendo di realizzare un profitto.”

È quindi importante per gli investitori valutare attentamente il contesto di mercato e considerare se una vendita anticipata possa essere più vantaggiosa rispetto al mantenimento fino alla scadenza.

Le obbligazioni sono complicate e difficili da capire

Molti investitori evitano le obbligazioni perché le percepiscono come troppo complesse. 

Nonostante le obbligazioni possano risultare intricate, soprattutto considerando fattori come la durata dell’investimento, la curva dei rendimenti e i rating di credito, non sono intrinsecamente più complicate delle azioni. “Quelle ordinarie funzionano su principi relativamente semplici”, spiega Piva: “presti denaro a un emittente e ricevi pagamenti di interessi, che possono essere fissi o variabili a seconda del tipo di obbligazione.”

Un fraintendimento comune si verifica intorno a come funzionano effettivamente i tassi di interesse e i rendimenti delle obbligazioni.

Il tasso di interesse (tasso cedolare) è la percentuale del valore nominale dell’obbligazione che l’emittente paga annualmente, e può essere fisso o variabile, a seconda del tipo di obbligazione.

Tuttavia, il rendimento effettivo di un’obbligazione non dipende solo dal tasso cedolare, ma anche dalle oscillazioni del suo prezzo di mercato

Se un’obbligazione è acquistata sotto la pari (cioè a un prezzo inferiore al valore nominale), il suo rendimento totale sarà superiore al tasso cedolare perché il prezzo più basso al momento dell’acquisto aumenta il ritorno complessivo. 

Al contrario, se è acquistata sopra la pari (cioè a un prezzo superiore al valore nominale), il rendimento totale sarà inferiore al tasso cedolare, poiché il prezzo più alto riduce il ritorno complessivo.

Da un punto di vista fiscale, ci sono delle differenze che occorre prendere in considerazione al momento della scadenza

Nel caso dell’acquisto di un’obbligazione alla pari, non viene applicata alcuna tassazione aggiuntiva al momento della restituzione del capitale.  

Il discorso cambia nelle altre due situazioni. L’aver acquistato un titolo sopra alla pari determinerà, al momento del rimborso, l’insorgenza di un credito fiscale. All’opposto invece, la vendita di un titolo acquistato in precedenza sotto la pari comporterà il pagamento di una plusvalenza ma anche il potenziale recupero parziale o totale di precedenti minusvalenze accantonate.

“Comprendere questa relazione tra tassi di interesse e rendimenti delle obbligazioni è cruciale per valutare il reale ritorno sull’investimento e un buon consulente finanziario può fare molto per aiutare il risparmiatore a capire,” commenta Piva.

I tassi di interesse non influenzano chi acquista obbligazioni

“I tassi di interesse hanno un impatto significativo sui prezzi delle obbligazioni e sui rendimenti, sia per gli attuali detentori che per i nuovi acquirenti”, spiega Piva.

Capire la duration di un’obbligazione è fondamentale: si tratta di una misura espressa in giorni e anni che fornisce, a un dato momento della vita di un titolo a reddito fisso, il tempo necessario perché esso ripaghi, con le cedole, il capitale investito inizialmente.

“Comprendere come la duration influisce sulla sensibilità del prezzo di un’obbligazione ai tassi di interesse è essenziale per gestire efficacemente il rischio di tasso di interesse,” commenta Piva.

Quando i tassi di interesse scendono, i prezzi delle obbligazioni tendono ad aumentare. Questo può avvantaggiare gli attuali detentori di obbligazioni, che potrebbero venderle a un prezzo più alto rispetto al loro valore nominale.

Al contrario, per i nuovi acquirenti, tassi di interesse più bassi comportano cedole e rendimenti inferiori sulle obbligazioni emesse di recente rispetto a quelle emesse in periodi di tassi più elevati.

Le obbligazioni non sono buone idee di investimento per i giovani

Esiste la convinzione che le obbligazioni non siano adatte ai giovani investitori che solitamente cercano opportunità di crescita più elevate, ma anche questo potrebbe essere un bias quando si approcciano gli investimenti. 

“Le obbligazioni possono essere una componente preziosa anche per i giovani investitori”, spiega Piva. “Oltre a fornire diversificazione e stabilità, un mix equilibrato di azioni e obbligazioni può aiutare a costruire un portafoglio resiliente e adatto a diversi orizzonti temporali.”

Comprendere la vera natura delle obbligazioni e sfatare idee sbagliate ma diffuse può migliorare significativamente la tua strategia di investimento. Le obbligazioni sono strumenti versatili che possono fornire stabilità, diversificazione e anche ritorni competitivi se usati in modo efficace. Riconoscendo i rischi e i benefici associati alle obbligazioni, gli investitori possono prendere decisioni più informate e costruire portafogli più resilienti.

Lo sapevi che 4 italiani su 5 non sanno come funziona un’obbligazione? Se vuoi leggere di più sul rapporto che hanno gli italiani con le obbligazioni, qui trovi i risultati del nostro ultimo sondaggio nazionale.

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Inoltre, considerare l’aiuto di un consulente finanziario può fare la differenza quando si navigano le complessità del mercato obbligazionario per ottimizzare i rendimenti.

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Ricorda che, quando investi, il tuo capitale è a rischio. Il valore del tuo portafoglio con Moneyfarm può diminuire così come aumentare e potresti ricevere meno di quanto investito. Il trattamento fiscale dipende dalle tue circostanze individuali e potrebbe essere soggetto a modifiche in futuro.

Le proiezioni di rendimento non sono un indicatore affidabile delle performance future. Le opinioni espresse qui non devono essere interpretate come raccomandazioni, consigli o previsioni. Se non sei sicuro che investire sia la scelta giusta per te, ti consigliamo di consultare un consulente finanziario.Marco Piva è Investment Consultants Manager di Moneyfarm, dove è entrato come Investment Consultant nel 2019. È responsabile della pianificazione, del monitoraggio e del coordinamento delle attività dei consulenti finanziari, nonché della supervisione e gestione di portafogli clienti. Prima di entrare in Moneyfarm, Marco ha lavorato presso Intesa Sanpaolo e Deloitte. È iscritto all’albo unico dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede (OCF) e ha conseguito una Laurea Magistrale in Scienze Bancarie, Finanziarie e Assicurative presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

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*Gli investimenti in strumenti finanziari sono soggetti alla variabilità del mercato e possono determinare la perdita, in tutto o in parte, del capitale inizialmente investito.

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