Emergenza pensioni: il patto intergenerazionale è in crisi

Il nostro Head of Investment Advisory Andrea Rocchetti è recentemente intervenuto a Rai Radio 1 per affrontare temi cruciali come la sostenibilità del sistema pensionistico, l’importanza della previdenza integrativa e il divario di genere nelle pensioni. Puoi ascoltare qui l’intervista (dal minuto 8:03) o leggere il testo integrale qui sotto. 

L’emergenza pensioni e rottura del patto intergenerazionale

A oggi abbiamo un rapporto tra spesa pensionistica e PIL – che è uno degli indicatori con cui si misura la sostenibilità del welfare pubblico – pari a circa il 15.6%. Si tratta già di un valore elevato, ma si stima che salirà a circa 17 punti nell’arco di soli 15 anni. 

Per dire in soldoni a quanto equivale il tutto, un punto percentile sono circa venti miliardi l’anno di spesa pensionistica – che ci porteremo ancora avanti fino al picco nel 2040. 

Questo incremento è evidentemente dovuto alla situazione demografica italiana: nel 2023 abbiamo assistito a un record negativo di nascite – meno di 380mila nuovi nati, e i dati che abbiamo a disposizione per il 2024 sono ancora peggiori. 

Al contempo, abbiamo avuto circa 520mila nuovi pensionati: quindi ben più nuove pensioni che nuove nascite. È evidente che in questo modo si rischia di minare il cosiddetto patto intergenerazionale che è alla base del sistema previdenziale pubblico. 

Siamo davanti a uno squilibrio demografico, ed è quindi fondamentale cercare soluzioni che possano essere utili a tutti i pensionati di domani per far fronte alle pensioni future – che saranno probabilmente più basse di quelle che siamo soliti vedere oggi. 

La pensione integrativa e l’importanza del prendere iniziativa al più presto

La coperta è corta anche quando parliamo di risorse pubbliche. 

Non possiamo attendere che vengano fatti miracoli, perché siamo un Paese già indebitato. Quindi è importante che si utilizzi la ricchezza privata di oggi per farla diventare una rendita integrativa domani. 

Ma a oggi soltanto il 4% della ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è investita in previdenza complementare. Questo dovrebbe far riflettere, e sensibilizzare sul tema è fondamentale. 

I motivi dietro il divario pensionistico di genere

Secondo la nostra indagine, il 27% degli uomini tra 30 e 39 hanno scelto soluzioni di previdenza complementare, mentre tra le donne la cifra scende ancora al 17%. C’è quindi un gender gap, ovvero un divario di genere, anche in previdenza complementare, purtroppo, e i motivi sono due. 

Innanzitutto, la scelta delle donne sui 30-39 sulla previdenza complementare è inferiore.

L’altra causa è riconducibile al gap in termini di tasso di occupazione: ci sono 17 punti percentuali di gap tra uomini e donne. 

Per approfondire ti invitiamo a leggere il nostro ultimo Osservatorio Pensioni. Per qualsiasi domanda, non esitare a contattare il nostro team di esperti. Prenota un appuntamento: siamo sempre disponibili per offrirti una consulenza previdenziale gratuita.

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