Caro matrimoni: sposarsi in Italia costa in media 25.000 euro

Sposarsi in Italia costa. In meno di vent’anni il numero dei matrimoni è calato in modo costante: si è passati dai 248.969 del 2004 ai 180.416 del 2021 (-28%), dopo il quasi dimezzamento (96.841) avvenuto nel 2020, durante il picco della pandemia. Le stime dell’Istat per il 2022, basate sull’analisi dei primi 9 mesi dell’anno, vedono il numero dei matrimoni sostanzialmente stabile, con una lieve crescita del 4,8%, forse in parte dovuta alla celebrazione dei matrimoni rimandati nel biennio 2020-2021.

Tra le cause di questo crollo vertiginoso dei matrimoni in Italia, i fattori demografici giocano sicuramente un ruolo decisivo, con la popolazione italiana tra i 18 e i 40 anni che è diminuita del 21% nel periodo 2004-2021, ma non si può neanche trascurare il fatto che organizzare un matrimonio, per chi non vuole rinunciare ai festeggiamenti tradizionali, abbia un costo oneroso, che per la maggior parte delle famiglie richiede sacrifici notevoli e una pianificazione di lungo periodo.

Quanto costa sposarsi?

Rispetto al budget, sebbene in linea teorica poche centinaia di euro sarebbero sufficienti per scambiarsi le fedi limitandosi agli adempimenti burocratici del rito civile, alla prova dei fatti la sobrietà non è la scelta preferita dalle coppie italiane.

Nel nostro paese il costo medio di un matrimonio, che varia anche in base alla località e al periodo dell’anno scelto, si aggira sui 25.000 euro per ricevimenti con un centinaio di invitati; per i più parchi, dimezzando il numero di invitati, si può scendere sotto i 10.000 euro, mentre per festeggiamenti più elaborati si può arrivare oltre i 60.000 euro. A pesare sulla spesa complessiva sono soprattutto i costi per invitati (56%), ricevimento (19%), abiti (18%) e cerimonia (8%).

L’affitto della location va solitamente dai 1.500 euro per le cerimonie più essenziali fino ai 10.000 euro (e oltre) per i festeggiamenti più esclusivi; il catering per il pranzo o la cena di nozze comporta solitamente una spesa tra gli 80 e i 200 euro a persona, a seconda del menù e del tipo di servizio; per abito da sposa e fedi difficilmente si scende sotto i 1.500 euro, mentre è probabile raggiungere i 7.000 euro per un modello di abito sartoriale o haute couture, a cui vanno sommate le spese per eventuali accessori, acconciature e make-up, che per le spose più esigenti possono da soli superare i 4.000 euro.

Meno costoso l’abito dello sposo, che, completo di scarpe e accessori, va da un minimo di 600 euro fino a un massimo di 3.200. A far lievitare il costo complessivo sono anche una serie di servizi “accessori” che la maggioranza delle coppie italiane considera irrinunciabili, come gli addobbi floreali (da un minimo di 300 fino a 3.000 euro), il servizio fotografico (500-3.000 euro), la musica dal vivo (500-1.500 euro), le bomboniere (tra i 5 e i 30 euro per invitato) e, infine, la torta nuziale (per cui si spende da un minimo di 200 fino a un massimo di 1.000 euro). Da considerare anche il costo di un eventuale wedding planner, che, oltre a risparmiare agli sposi una considerevole dose di stress, aiuta a ottimizzare la gestione dei vari fornitori. Merita un discorso a parte la “luna di miele”, spesso inserita come voce principale della lista nozze, il cui prezzo può variare sensibilmente da un minimo di 5.000 fino a un massimo di 20.000 euro a seconda di meta, stagione e durata.

Ecco i costi nel dettaglio, come elaborati da una ricerca Moneyfarm

Da sommare a:

Sposarsi nel 2023: aumenta l’età media

Se il calo del numero dei matrimoni in Italia rappresenta un dato di fatto, lo è anche l’aumento dell’età media a cui si va all’altare per la prima volta: nel 2004 era di 29,5 anni per le donne e di 32,2 anni per gli uomini, nel 2021 è salita rispettivamente a 33,1 e 36 anni, oltre tre anni e mezzo in più nell’arco di meno di 20 anni. A livello regionale, le spose più giovani d’Italia sono quelle siciliane (31,3 anni nel 2021), mentre le meno giovani sono quelle liguri, che celebrano le proprie nozze mediamente quattro anni dopo (35,1 anni). Per gli uomini, il primato degli sposi più giovani va alla Campania (33,9 anni), mentre quello dei più “anziani” va alla Valle d’Aosta (39,4 anni). Rispetto al 2004, resta costante la differenza d’età nella coppia, poco meno di tre anni a favore delle donne, mentre passa dal 2% al 10% la percentuale di matrimoni tra gli over 50.

Un altro cambiamento visibile è quello relativo al rito di celebrazione: nel 2004 i matrimoni civili erano poco meno di uno su tre (31,9%), mentre a partire dal 2018 hanno superato quelli religiosi, fino ad arrivare al 54,1% del totale nel 2021, con punte del 70% in molte regioni del Nord. Nel 2021 i riti civili restano in minoranza soprattutto in Calabria (23,5%), Basilicata (23,7%) e Sicilia (32%).

Dal 2017 al 2021, inoltre, il mese preferito dagli italiani per le nozze è rimasto settembre (scelto dal 20,3% delle coppie nel 2021), seguito da luglio (19,5%), giugno (14,7%), agosto (13,2%) e maggio (6,7%). Il mese meno gettonato del 2021 è stato gennaio, con solamente l’1,8% dei matrimoni: un buon periodo, probabilmente, per spuntare dei prezzi migliori. Negli ultimi vent’anni è invece praticamente raddoppiato il numero delle seconde nozze: nel 2021 hanno riguardato il 15% degli sposi e quasi il 14% delle spose (contro, rispettivamente, l’8% e il 7% del 2004).

Potete trovare la nostra ricerca anche su Repubblica

L’importanza di un’attenta pianificazione

Comunque lo si voglia interpretare, il matrimonio è un momento di festa da ricordare per tutta la vita e ridimensionare le proprie aspettative non è facile, tanto che alcune coppie, in Italia come in Europa, decidono di rimandare il giorno del sì in attesa di avere a disposizione la cifra necessaria per vedere realizzati i propri desideri.

L’ideale sarebbe avere una prospettiva di investimento almeno decennale, in modo da poter accantonare la somma necessaria per il matrimonio dei sogni attraverso un contributo mensile accessibile. Tuttavia, attraverso un’attenta pianificazione finanziaria, anche pochi risparmi, purchè accantonati con costanza nel tempo, possono bastare per mettere da parte una cifra adeguata, magari con l’aiuto di un piano di accumulo. Nell’ipotesi in cui fossero i genitori a finanziare il matrimonio del proprio figlio, iniziando a risparmiare e investire in un PAC al momento della sua nascita, considerata l’età media attuale a cui ci si sposa (36 per gli uomini e 33 per le donne), i genitori di un bimbo dovrebbero accantonare ogni mese tra i 10 ed i 17 euro, mentre quelli di una bimba tra i 12 ed i 20 euro, per arrivare, al momento delle nozze, a coprire la metà dei 25.000 euro che assumiamo come spesa totale, da dividere equamente tra la famiglia dello sposo e quella della sposa. Nell’ipotesi in cui, invece, fossero gli stessi giovani, al compimento del 18esimo anno di età, a voler risparmiare e investire in vista del proprio matrimonio, per via dell’orizzonte temporale più breve, la cifra da versare mensilmente salirebbe a 33-42 euro per i ragazzi e a 43-53 euro per le ragazze, che, sposandosi mediamente più giovani, hanno meno tempo per costituire il capitale necessario.

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