Ricomincia la corsa ai metalli preziosi, che vengono visti con maggiore interesse quale bene di rifugio primario per i Paesi con valute deboli, in special modo da quelli emergenti.
Il primato va alla Cina, con 582 tonnellate di oro accumulate quest’anno, per una media mensile di 65 tonnellate importate. Le rilevazioni si fermano al mese di settembre (+30%), tuttavia se il trend fosse rimasto inalterato ad ottobre, metterebbe il paese nella Top 10 delle maggiori detentori internazionali di riserve auree.
Potrebbe essere cambiata dunque la strategia con cui viene investito il surplus della Cina, che ad ottobre ha superato sensibilmente le aspettative dei mercati con $32mld.
In particolare l’interesse del gigante emergente per l’oro si può collegare con il calo della domanda di titoli del debito pubblico americano, già in calo nel 2011 a $1,150mld (-0.7%). In generale la domanda estera di Treasuries, a causa sia dei tassi di interesse ai minimi storici (1.606%) sia delle incertezze legate al Fiscal Cliff, è passata dai $180mld di inizio 2009 a poco meno di $80mld a settembre, destando un campanello d’allarme tra gli economisti. Se questo trend dovesse continuare gli US si troverebbero costretti ad alzare il tasso d’interesse offerto sulle proprie obbligazioni per riequilibrare la domanda e l’offerta. Questo andrebbe ad aumentare il servizio al debito che pesa sul deficit pubblico. Di conseguenza potrebbe diventare l’ennesimo tassello di cui tenere conto nella risoluzione del Fiscal Cliff, dove Democratici e Repubblicani devono decidere quale saranno il deficit e il debito massimo cumulabile nei prossimi anni.