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Investire per la pensione: 7 cose che potresti non sapere

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⏳ Tempo di lettura: 5 minuti

Quello della previdenza complementare è un mondo in continua evoluzione, tra novità legislative, opportunità e vantaggi che vanno ben oltre la semplice integrazione della pensione pubblica. Dalla deduzione maggiorata per i giovani ai benefici fiscali e successori, fino alla possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro, ecco sette curiosità meno note sul piano pensione.

1. Il fondo pensione “sparisce” dall’ISEE

Uno dei vantaggi spesso poco conosciuti della previdenza complementare è che non rientra nel calcolo dell’ISEE, che serve a valutare e confrontare la situazione economica delle famiglie. 

In particolare, non vengono considerati né il montante accumulato nel piano pensione, né le somme erogate prima del pensionamento (come anticipazioni o riscatti parziali), e nemmeno la prestazione finale percepita in capitale, salvo che venga convertita in rendita. 

In altre parole, il capitale investito nel piano pensione non pesa sull’indicatore della situazione economica equivalente, rendendo questa forma di risparmio vantaggiosa anche sotto il profilo patrimoniale e fiscale.

2. La super-deduzione per chi ha iniziato a lavorare dopo il 2007

Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 2007 e ha aderito a un fondo pensione, ha un beneficio fiscale molto interessante: può avere un tetto di deducibilità più alto del normale.

Come funziona?

Nei primi 5 anni di adesione, si può versare fino a 25.822,85 euro in totale con diritto alla deduzione. Se in quei 5 anni non si è raggiunto questo limite, lo Stato offre una “seconda chance”.

Per i 20 anni successivi al quinto anno:

  • si possono fare versamenti extra, oltre al limite standard di 5.164,57 euro
  • fino a 2.582,29 euro in più all’anno

In pratica, chi rientra in questa categoria può dedurre fino a 7.746,86 euro all’anno.

3. Pensione a 64 anni? Ora si può con il mix pubblico-privato 

Una delle principali novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2025 riguarda la possibilità di accedere alla pensione anticipata a 64 anni, grazie al cumulo tra previdenza obbligatoria e previdenza complementare.

La misura riguarda i lavoratori che rientrano nel regime contributivo puro, cioè chi ha iniziato a versare contributi dal 1° gennaio 1996 in poi. Al compimento dei 64 anni, questi lavoratori potranno sommare la pensione complementare a quella pubblica per raggiungere l’importo minimo richiesto. Il requisito di contribuzione salirà a 25 anni dal 2025 e a 30 anni dal 2030.

Questa misura rafforza il ruolo della previdenza complementare, rendendola parte integrante della strategia di uscita dal lavoro e valorizzando un approccio ‘ibrido’ tra pubblico e privato nel sistema pensionistico. 

Tuttavia, è importante sottolineare che i requisiti sono più stringenti rispetto al regime ordinario, e che la misura non è automaticamente accessibile a tutti.

4. TFR e premi in fondo pensione: doppio vantaggio per tutti

Destinare il Trattamento di fine rapporto (TFR) al fondo pensione è un vantaggio non solo per i dipendenti, ma anche per le aziende. Per le imprese, il TFR è un costo che si può dedurre dalle tasse e, se viene versato alla previdenza complementare, permette una deduzione ancora maggiore:

  • fino al 4% per aziende con più di 50 dipendenti
  • fino al 6% per aziende con meno di 50 dipendenti

Inoltre, le aziende che versano il TFR nei fondi pensione:

  • non devono pagare il contributo al Fondo di Garanzia (0,20% della retribuzione)
  • ottengono uno sconto sugli oneri sociali pari allo 0,28%

Per il dipendente, c’è un ulteriore beneficio: la possibilità di convertire il premio di risultato (o premio di produttività) in versamenti al fondo pensione. Questi premi sono già tassati in modo agevolato:

  • imposta sostitutiva del 10%
  • ridotta al 5% dalla Legge di Bilancio 2024 per chi ha redditi fino a 80.000 euro. Il beneficio si applica fino a 3.000 euro lordi (o 4.000 in alcuni casi contrattuali)

Ma il vantaggio più grande è quando il premio viene versato al fondo pensione o al fondo sanitario:

  • non si paga l’imposta sostitutiva
  • le somme non fanno reddito, anche se superano il limite annuo di deducibilità (5.164,57 euro)

5. Il fondo pensione come “cassaforte” flessibile per il futuro

Un piano pensionistico non deve essere visto solo come uno strumento con una scadenza fissa, da riscattare al raggiungimento dei requisiti di legge per la pensione.

Il suo obiettivo principale resta quello di integrare la pensione pubblica e garantire un tenore di vita adeguato anche dopo la fine dell’attività lavorativa, ma le sue potenzialità vanno ben oltre.

Infatti, non si è obbligati a riscattarlo al momento del pensionamento: può essere utilizzato anche come strumento di pianificazione patrimoniale e di passaggio generazionale.

In particolare:

  • È possibile designare un beneficiario specifico, anche al di fuori dell’asse ereditario.
  • Il capitale è esente dalle imposte di successione.

E nel frattempo, fino a quel momento, puoi continuare a beneficiare dei vantaggi fiscali, come la deducibilità dei versamenti. In questo modo, il piano pensione diventa un investimento flessibile e strategico, utile non solo per il proprio futuro, ma anche per quello delle persone care.

6. Divorzio? Il fondo pensione resta fuori dalla divisione dei beni

Aderire a un fondo pensione può offrire vantaggi non solo fiscali e previdenziali, ma anche patrimoniali. In caso di divorzio, infatti, le somme versate nel piano (compreso il TFR destinato alla previdenza complementare) non rientrano nella divisione dei beni tra coniugi

Questo perché, una volta conferito al fondo, il TFR perde la natura di liquidazione immediata e diventa a tutti gli effetti un investimento previdenziale a lungo termine, destinato a integrare la pensione pubblica. 

In pratica, il capitale accumulato nel fondo resta personale e vincolato alla finalità pensionistica, non può essere pignorato né rivendicato dall’ex coniuge, offrendo così una forma di protezione aggiuntiva in situazioni familiari complesse.

Su questo punto, comunque, è importante sottolineare che la giurisprudenza e l’interpretazione normativa dei giudici sono un elemento fondamentale e fuori dal nostro controllo. 

7. PEPP: la pensione europea che ancora non decolla

Il PEPP (Prodotto Pensionistico Individuale Paneuropeo) è un regime pensionistico personale volontario che offre ai cittadini dell’Unione europea una nuova opzione per risparmiare in vista della pensione.

Il suo principale vantaggio risiede nella portabilità paneuropea: consente ai lavoratori mobili di mantenere il medesimo prodotto pensionistico indipendentemente dal Paese Ue in cui si trasferiscono, risolvendo il problema della frammentazione dei risparmi.

Nonostante la normativa sia in vigore dal 2022, l’adozione effettiva è stata lenta e limitata a pochi Stati membri (come Slovacchia, Croazia e Repubblica Ceca), principalmente a causa dei ritardi nell’implementazione nazionale e della mancanza di un regime fiscale uniforme che ne renderebbe l’offerta più competitiva rispetto ai prodotti pensionistici nazionali.

In Italia, i PEPP sono ancora in fase di adozione e il loro avvio è legato a decreti legislativi di attuazione. Per il via libera effettivo dei PEPP nel nostro Paese, dunque, è necessario che vengano completati gli step legislativi previsti per il loro recepimento nazionale. 

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Come anticipato, la previdenza complementare offre diverse opportunità e vantaggi. Rientra in questo ambito il nostro Piano Individuale Pensionistico (PIP) attraverso cui puoi integrare la tua pensione pubblica con un piano totalmente digitale e seguito per te da esperti.

Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.

Il Piano Pensione Moneyfarm è distribuito da MFM Future S.r.l., broker assicurativo del Gruppo Moneyfarm, iscritto alla Sezione B del Registro Unico degli Intermediari Assicurativi tenuto dall’IVASS al n. B000637784.

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*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.