Le ultime settimane sono state particolarmente turbolente sul fronte geopolitico, con l’intensificarsi delle tensioni tra Israele, Iran e Stati Uniti. Da anni, i conflitti regionali in Medio Oriente sono indicatori di un rischio rilevante per i mercati finanziari. Eppure, ciò che ha sorpreso molti investitori è stata proprio la reazione contenuta dei mercati.
Il grafico qui sotto lo illustra chiaramente: mostra i rendimenti (in euro) degli ETF su azionario globale, obbligazionario globale e materie prime negli ultimi mesi. Possiamo notare un picco nelle materie prime legato all’aumento del prezzo del petrolio, ma finora si è trattato di un movimento temporaneo.
A giudicare dai movimenti di prezzo degli ETF globali su azioni e obbligazioni, si sarebbe potuto pensare che non stesse accadendo nulla di rilevante. Anche il dollaro statunitense, tipicamente visto come valuta rifugio durante le crisi geopolitiche, ha continuato a indebolirsi.
Perché sta accadendo tutto ciò?
Negli ultimi tempi, molti investitori sembrano aver maturato la convinzione che l’impatto della geopolitica sui mercati tenda a essere limitato e di breve durata.
Inoltre, il conflitto tra Israele e Iran sembra essersi parzialmente attenuato – e con tempi molto più rapidi di quanto si temesse – anche se le tensioni nella regione restano elevate. Se il cessate il fuoco dovesse reggere, l’impatto economico potrebbe essere contenuto.
Un ruolo potrebbe averlo giocato anche la crescente indipendenza energetica degli Stati Uniti. La chiusura dello Stretto di Hormuz da parte dell’Iran – il passaggio che collega il Golfo Persico al Mar Arabico – potrebbe comunque avere un impatto significativo sui prezzi del petrolio, ma è probabile che a risentirne maggiormente siano Paesi come la Cina, più che gli Stati Uniti, grazie all’aumento della produzione domestica registrato negli ultimi anni.
La crisi tra Israele e Iran, però, non è l’unico elemento che influenza i mercati. Negli ultimi giorni ci sono stati progressi nelle trattative commerciali: Stati Uniti e Cina hanno annunciato un accordo sull’export di terre rare – componenti cruciali per molte tecnologie.
Nel frattempo, nel settore tecnologico continuano ad arrivare segnali di forti investimenti nell’Intelligenza Artificiale, che dovrebbero sostenere gli utili di molte grandi aziende del settore. Dopo il Liberation Day, segnato dall’annuncio di nuove tariffe commerciali, diversi analisti avevano rivisto al ribasso le stime sugli utili, prevedendo un rallentamento della crescita. Tuttavia, con la tenuta degli investimenti nel settore tech e lo scenario peggiore sui dazi per ora evitato, è possibile che gli utili del secondo trimestre si rivelino più solidi del previsto.
Sul fronte macroeconomico, i dati sull’inflazione negli Stati Uniti per il mese di maggio indicano una dinamica ancora contenuta. Non si registrano, al momento, effetti significativi derivanti dai dazi sui prezzi al consumo. Questo apre alla possibilità che la Fed possa tagliare i tassi più di quanto previsto in precedenza – ed è forse una delle ragioni della recente debolezza del dollaro. Due membri della Fed hanno già dichiarato di essere favorevoli a un taglio dei tassi nel prossimo incontro di luglio.
Rimaniamo comunque prudenti: il cessate il fuoco tra Israele e Iran potrebbe non durare; gli effetti dei dazi su crescita e inflazione potrebbero emergere più avanti; e il recupero delle valutazioni azionarie, soprattutto negli Stati Uniti, potrebbe riflettere un eccesso di ottimismo.
Ma per ora, i mercati stanno chiudendo giugno in condizioni migliori di quanto si potesse temere.
Cosa significa tutto questo per i portafogli?
Anche se in genere non ci concentriamo su periodi così brevi, è stato rassicurante vedere che i portafogli hanno tenuto bene nel corso di giugno, nonostante l’elevata incertezza geopolitica. Guardando all’intero trimestre, segnato da incertezze su commercio globale (Liberation Day) e tensioni internazionali (India – Pakistan e Israele – Iran), è notevole osservare quanto siano stati resilienti i mercati.
È l’ennesimo promemoria per gli investitori: un piano chiaro, costruito per il lungo termine, rimane la miglior bussola anche quando il contesto è incerto.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.