Quando si parla di investimenti, è facile lasciarsi affascinare dalle prospettive di rendimento. Ma c’è un aspetto spesso sottovalutato che può fare una grande differenza nel tempo: i costi. A volte nascosti, altre volte complessi da interpretare, possono erodere in modo silenzioso ma rilevante i tuoi guadagni.
In questo articolo facciamo chiarezza sui principali costi legati agli strumenti finanziari, ti spieghiamo dove trovarli – prima e dopo l’investimento – e ti mostriamo quanto possono incidere davvero sulla tua performance finale.
Perché i costi contano (più di quanto pensi)
L’impatto dei costi sugli investimenti è spesso sottovalutato, ma può fare una differenza enorme nel tempo. Le analisi più autorevoli mostrano che anche piccoli costi ricorrenti possono erodere i rendimenti in modo significativo, soprattutto nel lungo periodo. È il cosiddetto effetto compounding dei costi: proprio come gli interessi si accumulano e fanno crescere il capitale, anche le spese si sommano anno dopo anno, riducendo il valore finale dell’investimento (Vanguard, L’impatto dei costi sui rendimenti).
Uno dei punti centrali messi in evidenza da diverse ricerche è che i costi sono uno dei fattori più prevedibili e controllabili nella costruzione di un portafoglio. A differenza dei rendimenti, che dipendono dai mercati, i costi sono noti in anticipo o quantificabili, e per questo rappresentano una leva concreta su cui agire per migliorare l’efficienza dell’investimento (Morningstar, Costi come predittore di performance).
La trasparenza è fondamentale, e negli ultimi anni la regolamentazione – in particolare con la direttiva MiFID II – ha imposto agli operatori di fornire informazioni più dettagliate e confrontabili sia prima che dopo l’investimento. Questo permette agli investitori di valutare in modo più consapevole l’impatto economico delle proprie scelte (ESMA, Costi e trasparenza nei fondi d’investimento).
Un altro tema chiave è il divario tra investitori istituzionali e retail: chi investe cifre importanti o ha accesso a strumenti riservati spesso sostiene costi più bassi, mentre l’investitore individuale può trovarsi a pagare di più per prodotti simili, con un impatto maggiore sul rendimento netto (ESMA, Analisi sui costi nei fondi UE). Per dare un ordine di grandezza, secondo l’ultimo rapporto dell’ESMA “Costs and Performance of EU Retail Investment Products 2024” per i fondi comuni azionari nell’Unione europea i costi ricorrenti, cioè prelevati ogni anno dal patrimonio del fondo, sono pari all’1,5% del valore dell’investimento, mentre nel caso dei fondi azionari italiani il costo arriva in media al 2,0%.
Che si tratti di Total Expense Ratio (TER), commissioni di gestione, costi di transazione o spese operative, ogni euro speso in costi è un euro in meno che lavora per te. Per questo è fondamentale conoscere, confrontare e – dove possibile – ridurre i costi degli strumenti che compongono il tuo portafoglio (OECD, L’impatto dei costi sugli accumuli pensionistici).
Ma attenzione: l’obiettivo non è semplicemente ridurre i costi, bensì eliminare quelli che non aggiungono valore alla tua esperienza di investimento. Il vero punto è ottimizzare, non tagliare indiscriminatamente.
Il report Mind the Gap Global 2023 di Morningstar mostra una cosa importante: negli ultimi cinque anni, molti investitori hanno guadagnato meno di quanto avrebbero potuto, semplicemente perché hanno comprato e venduto nei momenti sbagliati, e questo è assolutamente assimilabile ad un costo. Questo succede soprattutto nei fondi più “movimentati”, dove i forti sali e scendi del mercato spingono le persone a reagire d’impulso, prendendo decisioni che finiscono per ridurre i guadagni invece di aumentarli.
Nel contesto europeo, inoltre, l’elevata rotazione di prodotti e la tendenza a “vendere a tema” finiscono per generare errori di tempismo che compromettono i risultati. La soluzione? Orientarsi verso strategie integrate, di lungo termine, capaci di offrire stabilità e coerenza, riducendo al minimo l’impatto delle scelte impulsive.
In questo senso, una consulenza basata sulla pianificazione e su una gestione disciplinata del portafoglio può fare davvero la differenza.
Ecco una simulazione d’impatto sul lungo periodo:
Il grafico qui sotto mostra come sarebbe cresciuto un investimento iniziale di 30.000€ in 20 anni seguendo l’andamento dell’indice MSCI World in dollari, a parità di performance di mercato ma con quattro diversi livelli di costo annuo: 0%, 0,5%, 1% e 2%.
Fine Anno | Costo 0.0% | Costo 0.5% | Costo 1.0% | Costo 2.0% |
2009 | €34148.68 | €33276.50 | €32426.57 | €30791.24 |
2014 | €57195.93 | €54312.04 | €51573.51 | €46503.58 |
2019 | €89573.08 | €82884.91 | €76696.01 | €65669.75 |
2024 | €155956.85 | €140624.57 | €126799.37 | €103092.28 |
I principali costi degli strumenti di investimento
I costi di un investimento variano a seconda dello strumento che scegli. Che si tratti di fondi, ETF, gestioni patrimoniali, piani pensione o prodotti assicurativi, ogni strumento ha la propria “struttura commissionale”. In questa tabella trovi una panoramica dei costi più comuni.
Costi di entrata |
Commissioni di entrata / Caricamenti | Sono costi che paghi all’inizio, calcolati in percentuale su quanto investi. Si trovano soprattutto nei fondi e investimenti assicurativi. |
Spese di sottoscrizione /Diritti di emissione | I costi che paghi all’inizio, quando sottoscrivi un investimento. Di solito hanno un importo fisso. |
Commissione di consulenza | È il costo che paghi al consulente per ricevere consigli personalizzati sui tuoi investimenti. |
Costi amministrativi | I costi fissi che paghi ogni anno per la gestione del tuo investimento. |
Costi in corso | |
Commissione di gestione (di cui una quota retrocessa) | Il costo che paghi per far gestire i tuoi investimenti. Una parte può andare alla banca o all’intermediario che ti ha venduto lo strumento. |
Commissione di performance | È un costo extra che paghi solo se l’investimento ottiene buoni risultati. |
Costi sui fondi interni | Sono costi nascosti legati ai fondi in cui investe la polizza. Si trovano spesso nelle assicurazioni che investono in altri fondi (OICR). |
Rendimento trattenuto | È la parte dei guadagni che la compagnia trattiene per sé, soprattutto negli investimenti assicurativi con gestioni separate. |
Costo di transazione | Commissioni per acquisto/vendita di strumenti. |
Commissioni di switch | Sono costi che paghi se decidi di spostare i tuoi soldi da un investimento a un altro, all’interno dello stesso contratto. |
Commissione sulla valuta | Sono costi che paghi se investi in strumenti in una valuta diversa dall’euro. |
Costi sui premi delle assicurazioni complementari | Sono costi aggiuntivi per garanzie extra, come ad esempio la copertura in caso di morte, inclusi in alcune polizze assicurative. |
Costo dossier titoli / piattaforma | Sono costi che paghi per usare la piattaforma o per mantenere il tuo conto titoli attivo. |
Costi di uscita | |
Tipo di costo | Descrizione |
Commissioni di riscatto | Sono costi che paghi se ritiri i tuoi soldi prima del previsto. Possono essere fissi o calcolati in percentile, come spesso accade per i fondi. |
Costi di riduzione | Sono costi che paghi se interrompi un investimento assicurativo prima del tempo stabilito. |
Costi di erogazione della prestazione | Sono costi che paghi quando ricevi il pagamento finale, ad esempio da un fondo pensione o da un investimento assicurativo convertito in rendita. |
Approfondiamo ora sei voci tra le più rilevanti per l’investitore:
- Commissioni di entrata / Caricamenti: sono costi che paghi quando inizi un investimento. Vengono tolti subito da quello che versi, quindi investi meno di quello che pensavi. Ad esempio, se investi 1.000 euro e c’è un caricamento del 2%, in realtà solo 980 euro saranno effettivamente investiti.
- Commissione di gestione: è il costo che paghi ogni anno per far sì che qualcuno gestisca i tuoi investimenti, che siano fondi, ETF o portafogli. Serve a coprire il lavoro di chi prende decisioni su dove investire i tuoi soldi. Una parte di questa commissione, a volte anche molto rilevante, può però andare all’intermediario, cioè alla banca o alla piattaforma che ti ha venduto lo strumento.
- Commissione di performance: è un costo extra che paghi se il tuo investimento va “particolarmente bene”, cioè se rende più di un certo “obiettivo” (chiamato benchmark). Attenzione però: a volte questa commissione scatta anche se il guadagno non è così alto, quindi è sempre bene leggere bene le regole prima di investire. Inoltre, potrebbe generare incentivi distorti per il gestore del fondo, che viene remunerato di più se ottiene performance elevate. Questo può spingerlo a prendere decisioni più rischiose, perché se l’investimento va bene, lui guadagna di più – ma se va male, a rimetterci è l’investitore.
- Commissioni di riscatto: sono costi che paghi se decidi di ritirare i tuoi soldi prima del tempo stabilito. Sono frequenti nei prodotti come le polizze assicurative e in alcune classi commissionali dei fondi di investimento, e servono come “penale” per l’uscita anticipata. Rendono più difficile o costoso ritirare i tuoi soldi dall’investimento.
Dove vedere i costi prima di investire (ex-ante)
Sapere prima quanto ti costerà un investimento è il primo passo per fare scelte davvero consapevoli. Per fortuna, non sei lasciato al buio: esistono documenti pensati proprio per aiutarti a capire – in modo chiaro e trasparente – a cosa stai andando incontro.
Strumento | Documenti utili per vedere i costi ex-ante |
Fondi / ETF | KIID (Key Investor Information Document), KID, sito dell’emittente |
Gestioni patrimoniali | Contratto quadro |
Piani pensione | Condizioni generali di contratto, Nota informativa – Parte I (“Le informazioni chiave per l’aderente”) scheda i costi (ISC, o indicatore sintetico di costo) |
Investimenti assicurativi | Condizioni generali di assicurazione (CGA), KID, Reduction in Yield (RIY) |
Due indicatori meritano particolare attenzione:
- L’Indicatore Sintetico di Costo, o ISC, è uno strumento pensato per aiutarti a capire quanto i costi riducono il potenziale rendimento del tuo investimento, in particolare nei fondi pensione e nelle polizze assicurative.
Funziona in modo molto semplice: confronta due scenari. Il primo è un investimento ipotetico senza costi, il secondo è quello reale, con tutti i costi effettivamente previsti dal contratto. La differenza tra i due tassi di rendimento ti dà l’ISC.
In pratica, più alto è l’ISC, maggiore è l’impatto dei costi nel tempo. Ecco perché è uno degli strumenti più utili per confrontare diverse soluzioni di previdenza complementare.
Per essere davvero utile, l’ISC viene calcolato su vari orizzonti temporali – ad esempio dopo 2, 5, 10 e 35 anni – perché alcuni costi iniziali (come l’iscrizione o le spese fisse) tendono a pesare di più all’inizio e meno man mano che il capitale cresce.
L’ISC è calcolato secondo una metodologia standard definita da COVIP, l’ente di vigilanza sulla previdenza complementare. Questo significa che puoi confrontare i costi in modo chiaro e uniforme tra tutti i fondi pensione di nuova istituzione, con la garanzia di un approccio trasparente e oggettivo. - RYI (reduction in yield o incidenza annuale dei costi): è utile per confrontare in modo immediato strumenti di natura assicurativa (strumenti IPIB). Rappresenta la riduzione attesa del rendimento espressa su base annua per effetto di tutti i costi che gravano sul contratto. Le compagnie calcolano questo indice in corrispondenza di un periodo raccomandato di detenzione della polizza e per diversi scenari finanziari: moderato, favorevole, sfavorevole e di stress.
Un altro documento fondamentale da consultare prima di investire è la dichiarazione di adeguatezza e costi. L’intermediario ha l’obbligo di fornirlo in modo chiaro e trasparente prima della conclusione del contratto – e quindi prima di fornire qualsiasi consiglio di investimento – per aiutarti a capire se il prodotto o servizio è davvero adatto al tuo profilo e ai tuoi obiettivi. Il documento include anche una stima dettagliata di tutti i costi — diretti, indiretti e accessori — legati all’investimento.
Dove vedere i costi dopo l’investimento (ex-post)
Una volta effettuato l’investimento, non basta limitarsi ai costi visibili sul conto corrente o nelle eventuali fatture. Quando si investe, infatti, si sostengono anche costi meno evidenti, ma che possono avere un impatto significativo sul rendimento finale.
Per questo è fondamentale consultare il rendiconto costi e oneri, un documento obbligatorio che gli intermediari finanziari sono tenuti a fornire almeno una volta l’anno.
Ti offre una panoramica chiara e dettagliata di tutte le spese effettivamente sostenute, aiutandoti a valutare la reale efficienza del tuo investimento e a prendere decisioni più consapevoli.
Si tratta di un documento che ricevi almeno una volta all’anno, di solito tra marzo e aprile – per normativa non oltre il 30 aprile – direttamente dal tuo intermediario finanziario. Al suo interno trovi il riepilogo di tutte le spese sostenute nell’anno precedente: dalla consulenza alla gestione, dai costi legati ai singoli strumenti finanziari (come fondi, ETF o polizze) fino all’impatto complessivo che questi costi hanno avuto sui tuoi rendimenti.
È una fotografia dettagliata che ti permette di rispondere a domande fondamentali: quanto ho pagato per questo investimento lo scorso anno? Quanti punti percentuali ho perso in termini di rendimento netto a causa dei costi?
Nel leggere il rendiconto, ci sono alcune voci particolarmente importanti su cui soffermarsi. La prima è il costo totale sostenuto, ovvero la somma complessiva di tutte le spese, espresso anche in valore assoluto. Subito dopo, vale la pena guardare all’incidenza percentuale sui rendimenti: questo dato ti dice chiaramente quanto i costi hanno effettivamente ridotto i tuoi guadagni.
Attenzione alle retrocessioni: un indicatore da non sottovalutare
Nel leggere il rendiconto costi e oneri, è importante soffermarsi anche sulla voce “Pagamenti di terze parti ricevuti dalla Società”.
Questa voce indica le retrocessioni, ovvero i compensi che l’intermediario riceve da terze parti – come le società di gestione – per aver collocato determinati prodotti.
Perché è importante? Perché la presenza di retrocessioni può generare un potenziale conflitto di interesse: l’intermediario potrebbe essere incentivato a proporre strumenti che garantiscono una maggiore remunerazione, non necessariamente quelli più adatti al cliente.
È un tema su cui anche diverse autorità e fonti indipendenti hanno posto l’attenzione. Le retrocessioni elevate potrebbero infatti indicare che la consulenza ricevuta non è completamente indipendente.
Al contrario, i consulenti indipendenti, come previsto dalla normativa, non percepiscono retrocessioni e sono remunerati esclusivamente dal cliente. Per questo motivo, le retrocessioni vanno considerate un elemento chiave da analizzare per valutare la reale qualità e imparzialità della consulenza ricevuta.
Il rendiconto non è solo un obbligo normativo, ma uno strumento di consapevolezza. Ti aiuta a confrontare prodotti, a capire se stai pagando più del necessario e, se serve, a rivedere le tue scelte.
Tuttavia, non sempre è immediato trovarlo. Ti consigliamo di iniziare consultando la tua area personale online presso l’intermediario con cui investi. In alternativa, controlla la tua casella email o verifica se hai ricevuto comunicazioni via posta cartacea, in base alle preferenze che hai impostato.
Se dopo queste verifiche il documento non fosse disponibile, non esitare a contattare direttamente il tuo intermediario. Data l’importanza del rendiconto, vale sempre la pena assicurarsi di averlo a disposizione.
Cosa il rendiconto non ci dice
Sebbene il rendiconto costi e oneri sia uno strumento utile per comprendere le spese effettivamente sostenute nell’ultimo anno, è bene ricordare anche i suoi limiti.
Il rendiconto, infatti, non include i costi una tantum sostenuti in anni precedenti, come può accadere nel caso di strumenti acquistati in fase di collocamento, ad esempio certificati o obbligazioni. In questi casi, una parte rilevante dei costi potrebbe essere stata pagata all’inizio e non più visibile nel rendiconto annuale.
Inoltre, il documento non offre una contestualizzazione delle performance: vedere un rendimento positivo o negativo, senza metterlo in relazione con il rischio assunto o con gli obiettivi dell’investitore, può essere fuorviante.
Allo stesso modo, non restituisce un quadro completo della qualità del servizio ricevuto: quante volte hai potuto confrontarti con un consulente? Che tipo di supporto hai ricevuto? Hai avuto accesso a materiali informativi, webinar, video o approfondimenti personalizzati?
Infine, il rendiconto non fornisce indicazioni sui costi futuri che potresti sostenere, come penali, costi di uscita o commissioni di switch, che possono emergere solo in determinate fasi del ciclo di vita dell’investimento.
Per questo motivo, il rendiconto va letto come uno degli strumenti a tua disposizione, ma non l’unico. Avere una visione completa richiede attenzione, confronto e, quando necessario, il supporto di un consulente che possa aiutarti a leggere i numeri nel giusto contesto.
Vuoi capire meglio quali costi stai sostenendo o come valutarli prima di investire?
In un mondo in cui ogni punto percentuale conta, sapere quanto stai pagando davvero è un vantaggio competitivo. Ed è il primo passo per prendere decisioni più informate, più efficienti e più in linea con i tuoi obiettivi
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*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.