ESG e MAGA sono due temi che non sembrano andare molto d’accordo. Se da un lato l’emergenza climatica richiede sempre più investimenti a tema ambientale, sociale e di governance (Environmental, Social and Governance, ESG) – con un focus sulla “E” per favorire la transizione energetica, dall’altro lato la nuova economia secondo Donald Trump che dovrebbe Rendere di Nuovo Grande l’America (Make American Great Again, o ”MAGA”) esclude un piano di azione a tema sostenibilità.
Che la strada repubblicana non sia lastricata di intenzioni green è chiaro. Tra i 100 ordini esecutivi nel primo giorno della seconda amministrazione Trump figura il ritiro degli Stati Uniti da importanti accordi internazionali, tra i quali quelli di Parigi sul clima. Lasciare gli Accordi di Parigi implica che gli Usa non saranno più obbligati a rendere conto annualmente delle proprie emissioni e avrebbero meno vincoli legali nel contribuire ai finanziamenti per il cambiamento climatico.
Questo ritiro degli Stati Uniti avrà effetto tra un anno, un periodo più breve rispetto ai 3 anni e mezzo necessari quando Trump decise di ritirarsi dall’Accordo di Parigi nel 2017. Da allora, la temperatura globale ha continuato a salire: lo scorso anno è stato il più caldo mai registrato e il primo in cui la temperatura media globale ha superato l’aumento di 1,5 gradi Celsius, il limite stabilito dall’Accordo di Parigi che impegna i Paesi a cercare di non superare.
Per conseguire tale obiettivo, l’UE ha avviato, tra l’altro, la strategia del Green Deal europeo che stabilisce misure e norme volte a ridurre drasticamente le emissioni e a trasformare la sua economia affinché diventi climaticamente neutra entro il 2050. In tale piano d’azione, la transizione energetica verso le rinnovabili è cruciale. Negli Usa, con l’avvento di Trump la questione potrebbe diventare più complessa.
Da un punto di vista economico e fiscale, altri due ordini esecutivi del presidente neo-eletto potrebbero cambiare il corso delle energie rinnovabili.
Il primo prende di mira gli standard sulle emissioni dei veicoli, eliminando le regolamentazioni introdotte per incentivare l’adozione delle auto elettriche. Secondo Trump, tali norme rappresentano un’imposizione ai consumatori, spingendoli verso soluzioni costose e poco convenienti. Tuttavia, la decisione ha sollevato critiche da parte di esperti e operatori del settore, che temono possa ridurre la competitività degli Stati Uniti nel mercato globale dei veicoli elettrici, proprio mentre Cina ed Europa accelerano sul fronte della transizione energetica.
Il secondo ordine esecutivo ha bloccato temporaneamente le approvazioni federali per nuovi progetti eolici offshore, restringendo l’accesso ai finanziamenti pubblici per questa tecnologia.
Queste decisioni si accompagnano alla firma di ordini esecutivi per allentare le restrizioni sulle trivellazioni e sull’estrazione mineraria. Per la prima volta nella storia del Paese, Trump ha dichiarato un’emergenza energetica nazionale, con l’obiettivo di sospendere temporaneamente alcune normative ambientali o di accelerare il rilascio di permessi per determinati progetti di estrazione mineraria.
Con l’accattivante slogan “Drill, baby, drill”, il presidente degli Stati Uniti invita il settore di petrolio e gas a premere l’acceleratore per portare le trivelle a pieno regime. Ma l’ambizioso programma di ridurre il costo dell’energia per contenere l’inflazione a colpi di trivellazioni potrebbe non raggiungere il risultato sperato.
Nonostante i democratici prima di Trump avessero messo in atto politiche green, durante l’amministrazione Biden sono stati comunque approvati piani per la costruzione di diversi nuovi terminal di esportazione di gas naturale liquefatto (LNG).
Inoltre, gli Stati Uniti sono già oggi il principale produttore di LNG, con prezzi ai minimi storici. Anche la produzione di petrolio ha raggiunto livelli record, attestandosi a 13,6 milioni di barili al giorno, mentre i prezzi, intorno ai 70 dollari al barile, risultano significativamente ridimensionati rispetto ai 120 dollari toccati dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Il costo dell’energia negli Stati Uniti è quindi già basso – e l’inflazione (con il dato a Dicembre a 2.9%) si sta normalizzando verso l’obiettivo del 2% delle principali banche centrali.
Per rispondere all’emergenza energetica, poi, scavare nel sottosuolo per trovare nuove risorse e in ultima analisi aumentare la produzione potrebbe rivelarsi controproducente. La storia offre un precedente significativo, dai primi anni dell’espansione di Shell fino agli anni 2010, quando l’OPEC ha saturato il mercato di petrolio, mettendo a rischio la propria stabilità finanziaria. Oggi, il settore sembra aver fatto tesoro di quella lezione, adottando un approccio più prudente e concentrandosi da tempo sui giacimenti già in produzione.
Anche facendo a meno di parte dell’ingente appoggio Usa, la transizione energetica trova comunque dei sostenitori nella Cina – che nel 2022 vi ha investito 546 miliardi di dollari – e nell’Europa (180 miliardi di dollari nello stesso anno).
Nei prossimi anni le imprese americane potrebbero trovarsi a doversi allineare agli standard ESG globali per mantenere la loro competitività sui mercati europei. Ciò nonostante, il passaggio da un mix energetico centrato sui combustibili fossili a uno a basse o a zero emissioni di carbonio, basato sulle fonti rinnovabili, verrà indubbiamente rallentato dalle ultime decisioni dell’amministrazione Trump.
Cosa significa per i nostri investimenti ESG?
Ricordiamo che i portafogli ESG di Moneyfarm sono investimenti Socialmente Responsabili che hanno l’obiettivo di generare rendimenti finanziari, investendo tramite ETF in maniera diversificata sui mercati finanziari globali e sulle aziende disponibili sui principali indici, considerando però alcuni obiettivi di sostenibilità.
- Riduzione dell’esposizione ad aziende controverse
- Riduzione dei rischi legati ai fattori di sostenibilità
- Incremento della quota di investimenti sostenibili
- Attivismo del gestore dell’ETF
Ciò significa che i nostri portafogli ESG non investono solo in aziende che producono pannelli solari o auto elettriche e dunque in settori direttamente impattati dalle politiche di sostenibilità di Trump, ma investono in aziende del settore tessile, tecnologico, finanziario, energetico etc.. che però rispettano gli obiettivi e le priorità di sostenibilità descritti sopra.
Per comprendere l’impatto delle politiche americane, è utile analizzare passo passo gli obiettivi di sostenibilità dei portafogli ESG di Moneyfarm e come ciascuno di essi potrebbe esserne influenzato.
Riduzione dell’esposizione ad aziende controverse
I nostri portafogli ESG escludono aziende con controversie sociali, come violazioni dei diritti umani, attività aziendali controverse, come tabacco, armi e gioco d’azzardo, o aziende con elevata esposizione a ricavi da combustibili fossili. Aziende con controversie sociali o legate a attività controverse non dovrebbero essere favorite da politiche di Trump, e dunque non riteniamo che tale elemento possa portare deviazioni significative di performance.
Le aziende legate ai combustibili fossili potrebbero vedere una riduzione dei rischi a cui incorrerebbero in un contesto di transizione sostenibile. Ma la loro abilità di sovraperformare dipenderà da numerosi fattori difficilmente prevedibili, come ad esempio il prezzo delle materie prime. Inoltre, riteniamo che in un contesto di potenziale deregolamentazione, l’importanza di continuare a canalizzare gli investimenti privati lontano da settori o aziende negativamente impattanti per la società diventi ancora più rilevante.
Riduzione dei rischi legati ai fattori di sostenibilità
I nostri portafogli ESG considerano i rischi di sostenibilità degli ETF. I rischi di sostenibilità includono ad esempio quelli reputazionali, quelli legati alla difficoltà di gestire la transizione energetica, rischi fisici – come le alluvioni che devastano l’economia di intere regioni, ormai all’ordine del giorno – rischi tecnologici e regolatori. Se è vero che in un contesto dove la regolamentazione ambientale diventa più permissiva le aziende più esposte ai combustibili fossili potrebbero tirare un sospiro di sollievo nel breve termine, i rischi reputazionali, rischi climatici fisici, i rischi tecnologici non si andranno a ridurre. Rimane dunque importante continuare a considerare i rischi ESG all’interno delle scelte di investimento.
Incremento della quota di investimenti sostenibili
Gli investimenti sostenibili riguardano attività economiche che contribuiscono a obiettivi ambientali o sociali. Ad oggi, nei portafogli ESG di Moneyfarm abbiamo ad esempio ETF che investono in obbligazioni emesse da Banche per lo Sviluppo Sostenibile e in Green Bond emessi da Stati o aziende ad alto rating, volti a finanziare progetti che portano benefici ambientali. Tali asset class generalmente hanno un livello di volatilità estremamente inferiore rispetto agli investimenti in azionario tematico e quindi il rischio rimane contenuto, sia per la loro natura obbligazionaria, sia per la loro diversificazione, sia per il merito creditizio degli emittenti. Continuare a fornire liquiditá tramite flussi privati ad investimenti focalizzati su progetti sociali o ambientali diventa ancora più fondamentale in un contesto di riduzione di investimenti pubblici.
Attivismo del gestore dell’ETF
L’esercizio attivo del diritto di voto per il supporto a risoluzioni ESG da parte degli asset manager può essere influenzato direttamente o indirettamente dall’azione e dal posizionamento dei governi. Lo abbiamo già osservato negli anni recenti, con una riduzione dell’attivismo da parte di alcune emittenti. Tuttavia, sarà nostro compito continuare a monitorare e integrare nelle nostre scelte di investimento il comportamento degli asset manager.
Anche se la tensione intorno al futuro della mitigazione climatica ci preoccupa come cittadini, non modifica il nostro posizionamento di medio e lungo termine sui portafogli ESG.
Ha senso continuare a investire nei portafogli ESG?
Dipende dalle preferenze di sostenibilità di ciascun investitore. Se i tuoi obiettivi sono in linea con quelli dei portafogli ESG di Moneyfarm e non sono cambiati, il tuo percorso di investimento resta coerente con questa strategia. Come descritto sopra, non riteniamo che gli obiettivi di sostenibilità dei portafogli cambino o siano impattati dalle politiche di Trump. Investire in aziende prive di controversie sociali è una priorità sempre più rilevante, così come puntare su realtà che gestiscono in modo responsabile le proprie emissioni.
Le nuove politiche americane sulla sostenibilità si inseriscono in un contesto più ampio, dove fattori come l’andamento dei tassi, le politiche monetarie e fiscali, le variazioni dei prezzi delle materie prime, la disoccupazione e l’inflazione restano elementi chiave nel lungo periodo. I nostri portafogli ESG continuano a rimanere estremamente diversificati, in termini geografici, settoriali e di asset class.
La nostra previsione è che i nostri investimenti ESG attraverseranno periodi di sovraperformance e periodi di sottoperformance rispetto alle linee classiche, ma l’obiettivo rimane quello di mantenere un rapporto rischio/rendimento simile nel lungo periodo.
Il nostro team di esperti è a tua disposizione per rispondere alle tue domande. Prenota un appuntamento per parlare con un consulente Moneyfarm.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.