Come ogni anno, anche il prossimo gennaio agiremo da sostituto d’imposta dei nostri clienti e quindi, nell’ambito della gestione fiscale degli investimenti che hanno in essere con Moneyfarm, andremo a pagare al Fisco italiano l’imposta sul capital gain relativa all’anno fiscale che termina il 31 dicembre 2024. Chi ha investito nella nostra Gestione Patrimoniale ne conosce già probabilmente l’efficienza fiscale ma, in vista del nuovo anno, riteniamo opportuno iniziare a rispolverare un po’ le basi del regime del risparmio gestito di cui gode la Gestione Patrimoniale e raccogliere eventuali dubbi e domande di lettori e clienti.
Le caratteristiche del regime gestito
Ricapitoliamo velocemente le caratteristiche del regime gestito, ovvero il regime fiscale che si applica alla Gestione Patrimoniale Moneyfarm.
- La performance viene determinata dal risultato complessivo di tutti gli strumenti che compongono la gestione.
- Se a fine anno ci fosse un risultato di gestione netto positivo, dopo aver recuperato eventuali minusvalenze pregresse, si pagano le imposte sulla plusvalenza generata durante questi 12 mesi.
- I dividendi vengono staccati al lordo dell’imposta e contribuiscono alla determinazione della performance dell’anno.
- Se il risultato dell’anno è negativo, la minusvalenza può essere compensata nei 4 periodi di imposta successivi a quello di realizzo come credito di imposta.
- Le compravendite effettuate all’interno della Gestione Patrimoniale nel corso dell’anno non sono oggetto di tassazione sulle plusvalenze, né possono generare delle minusvalenze.
- Qualora si chiuda la gestione con una minusvalenza, il credito d’imposta può essere utilizzato anche su un’altra gestione, qualsiasi sia il regime fiscale.
- L’aliquota stabilita dalla legge è del 26%, salvo l’aliquota speciale del 12,5% che si applica ai rendimenti dei titoli di stato emessi dai paesi inseriti in white list. Di conseguenza a seconda della tipologia di investimenti inseriti all’interno della Gestione che hanno prodotto performance, la percentuale applicata sarà una media ponderata tra il 12,5% e il 26%.
L’efficienza della Gestione Patrimoniale Moneyfarm
Data la distinzione che si applica in Italia tra redditi di capitale (tassati al lordo, ossia senza riconoscimento né di spese né di perdite) e redditi diversi di natura finanziaria (tassati al netto, ossia con riconoscimento sia delle spese sia delle minusvalenze), uno dei vantaggi principali della Gestione Patrimoniale è l’ottimizzazione fiscale. Il calcolo delle imposte sul capital gain avviene infatti annualmente secondo il principio di maturazione ed è l’intero patrimonio investito ad avere rilevanza, non le singole transazioni occorse durante l’anno.
Questa caratteristica si traduce in un primo vantaggio quando l’investimento è gestito attivamente durante l’anno, come nel caso di Moneyfarm che opera ribilanciamenti sia tattici che strategici, e in un secondo vantaggio qualora siano utilizzati come strumenti di investimento all’interno della gestione veicoli efficienti quali gli ETF, una scelta che abbiamo sempre privilegiato a Moneyfarm.
Il primo vantaggio deriva dal fatto che una gestione attiva comporta frequenti vendite e acquisti, tutte operazioni che all’interno di un regime amministrato avrebbero lo svantaggio di creare plusvalenze e minusvalenze da pagare subito qualora si vendessero titoli in positivo o in negativo. Le minusvalenze poi potrebbero essere sì recuperate utilizzando determinati strumenti ma ciò implicherebbe l’introduzione di ulteriori vincoli alla strategia di investimento, scollegati dalle previsioni sul mercato, che potrebbero inficiare gli sforzi del gestore a massimizzare i rendimenti.
Il secondo vantaggio deriva invece dalla natura fiscale di plusvalenze e minusvalenze generate dagli ETF. Queste in un regime amministrato non sono compensabili tra loro. La Gestione Patrimoniale, anche se con un funzionamento diverso, ne consente invece l’ottimizzazione.
Il regime fiscale gestito ha poi un terzo vantaggio, spesso sottovalutato, ovvero la flessibilità. Ecco in sintesi perché è un vantaggio.
- Consente una gestione dei ribilanciamenti, sia tattici che strategici, orientata esclusivamente alla visione del gestore sui mercati: il nostro team di Asset Allocation è libero di operare le scelte che reputa migliori senza doversi preoccupare di creare inefficienze fiscali.
- Permette di sostituire strumenti all’interno della gestione in maniera flessibile: se volessimo sostituire un ETF con un altro con costi più bassi e caratteristiche migliori, potremmo farlo senza dover considerare l’esborso fiscale tra le variabili, garantendo più flessibilità e tempestività.
- Cliente e consulente possono ragionare sull’investimento in ottica “lifecycle”, adattandolo cioè a obiettivi ed esigenze che possono cambiare nel tempo, nonché all’orizzonte temporale che va riducendosi (all’avvicinarsi del termine che ci si è dati per l’investimento, per esempio, bisogna sempre ridurre il rischio): tutti questi cambiamenti (“switch”) all’interno della Gestione Patrimoniale si possono fare senza causare inefficienze fiscali.
Moneyfarm preferisce il regime gestito?
Noi non pensiamo esista un regime fiscale migliore in senso assoluto. La convenienza dell’uno o dell’altro dipende da variabili come il numero degli strumenti utilizzati nella gestione, la frequenza dei ribilanciamenti, la durata dell’investimento, la performance dei mercati, le tempistiche della vendita e l’orizzonte temporale.
Tuttavia, riteniamo che il regime gestito sia il più efficiente per la tipologia di gestione e per la frequenza dei ribilanciamenti propri della Gestione Patrimoniale Moneyfarm e che gli investitori ne potranno apprezzare a pieno il vantaggio quando potranno godere dei benefici del credito di imposta.
Lasciaci le tue domande
Hai delle domande sulla Gestione Patrimoniale, sui regimi fiscali o sulle tasse a cui sono soggetti i tuoi investimenti dentro e fuori Moneyfarm? Scrivile qui, ci farebbe piacere cominciare il 2025 chiarendo tutti i tuoi dubbi e curiosità.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.