Di recente, su Class CNBC, il nostro Global Head of Investment Advisory Andrea Rocchetti ha approfondito i temi dell’ultimo Osservatorio Pensioni di Moneyfarm. Ecco alcune evidenze fondamentali che abbiamo portato all’attenzione dei risparmiatori.
- La crisi demografica, con un numero di nuove pensioni liquidate nel 2023 nettamente superiore a quello delle nascite, sta spingendo il rapporto tra spesa pensionistica e PIL verso il 17% entro soli 15 anni.
- Mai come oggi i lavoratori dovrebbero avvertire l’esigenza di aderire a una qualche forma di previdenza complementare ma, secondo le nostre stime, solo un cittadino su quattro di età compresa tra i 30 e i 59 anni sta investendo in previdenza integrativa.
- Il tasso più elevato di adesione alla previdenza integrativa si riscontra tra gli uomini di età compresa tra i 40 e i 59 anni, circa un terzo dei quali ha sottoscritto un fondo pensione.
- La situazione più critica è quella delle giovani donne tra i 30 e i 39 anni: qui il tasso di adesione alla previdenza integrativa crolla al 17%, contro il 27% dei coetanei uomini.
- A complicare il quadro per le donne anche la continuità lavorativa e il divario retributivo di genere, con la retribuzione media annua per il genere femminile pari a 18.305 euro, ben 8.000 euro in meno rispetto a quella maschile, il che si traduce inevitabilmente in un assegno più basso per le pensionate.
- A oggi sono oltre sei milioni i lavoratori tra i 30 e i 59 anni che hanno già sottoscritto una qualche forma di previdenza integrativa, versando, secondo i nostri calcoli, una media di 2.004 euro annui.
- Considerando tale versamento medio fino all’età di 67 anni e un maturato medio di 20.250 euro, la rendita integrativa netta stimata che ci si può attendere da un fondo pensione bilanciato è di circa 295 euro al mese.
Oltre al gender gap sul fronte previdenza integrativa, c’è anche, più in generale, una bassa partecipazione giovanile. Tuttavia, sono proprio i giovani ad avere la maggiore necessità di essere sensibilizzati su questo tema, poiché il tempo è il loro alleato più potente negli investimenti, anche in ambito previdenziale. Durante la trasmissione sono stati mostrati i rendimenti aggiornati al 30/09/2024 dei comparti azionari dei Fondi Negoziali, dei Fondi Aperti e dei PIP (Piani Individuali Pensionistici) come il nostro:
Sebbene sia comprensibile che, soprattutto per gli under 40, manchino stabilità e risorse, questo non può essere un motivo valido per rimandare o per non agire con lungimiranza.
Ricordiamo che la previdenza complementare permette a chiunque di iniziare con piccole somme, anche minime, beneficiando fin da subito di vantaggi fiscali. Inoltre, i dipendenti privati hanno la possibilità di destinare il proprio TFR ai fondi pensione, senza dover attingere a risorse o contributi aggiuntivi. Eppure, dal 2007 al 2023, solo il 22% del TFR maturato è stato effettivamente indirizzato verso la previdenza integrativa. Si tratta di una risorsa fondamentale per tutti, aiutandoci a colmare il futuro gap pensionistico che inevitabilmente ci troveremo ad affrontare.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.