Quanto prenderò di pensione? Questa è una domanda che ogni lavoratore si è posto almeno una volta nella vita, e trovare una risposta non è così scontato. Il sistema pensionistico italiano è molto complesso, e le tanto attese riforme strutturali sembrano essere ancora lontane. Nel frattempo, cerchiamo di fare qualche stima per capire quanto posso prendere di pensione con 30 anni di contributi e, soprattutto, se sono sufficienti per colmare il gap previdenziale.
Quanto prenderò di pensione? I sistemi di calcolo
Purtroppo, non esiste un metodo univoco per capire quanto prenderemo di pensione, perché l’attuale impianto normativo, riformato nel 2012 dalla Legge Fornero, distingue ancora tra due sistemi di calcolo: quello misto (sia retributivo sia contributivo), e quello contribuivo “puro”. Partiamo con il secondo metodo, il contributivo, che è l’unico che si applica ai lavoratori che non hanno maturato un’anzianità contributiva al 1 Gennaio 1996. Il calcolo dell’assegno pensionistico dipende da:
- Il montante individuale, vale a dire il capitale che il lavoratore ha accumulato nel corso degli anni di lavoro ai fini pensionistici.
- La rivalutazione dei contributi versati ogni anno, che viene calcolata sulla base dei dati Istat.
- Il coefficiente di trasformazione applicato, che varia a seconda dell’età del lavoratore al momento della pensione.
Ma quanto prendo di pensione con 30 anni di contributi? Chi vanta 30 anni di contributi nel 2024 ha certamente iniziato a lavorare a metà degli anni Novanta, e dunque accede al sistema misto. Ciò significa che è necessario fare un doppio conteggio:
- Per i contributi versati fino al 31 dicembre 1995 vige il sistema retributivo, che si basa sullo stipendio medio percepito negli ultimi anni di lavoro.
- Per i contributi versati dal 1 gennaio 1996 in poi, invece, vige il sistema contributivo, che dipende dal montante individuale rivalutato e dal coefficiente di trasformazione applicato.
Per sapere l’importo della pensione con 30 anni di contributi, i lavoratori possono fare una simulazione sul portale INPS: resta inteso che si tratta, appunto, di una simulazione, e che quindi non tiene conto di eventuali modifiche o riforme normative che potrebbero essere messe in campo nei prossimi anni.
Quanti contributi servono per andare in pensione?
Per poter fare domanda di pensione è necessario soddisfare una serie di requisiti. Per il 2024, chi vuole accedere alla pensione di vecchiaia deve avere almeno 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati. Nel caso della pensione anticipata, invece, è necessario avere almeno 62 anni di età e aver raggiunto un’anzianità contributiva di almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno per le donne. In alternativa, alcune categorie di lavoratori (disoccupati, invalidi, caregiver…) hanno la possibilità di accedere all’Ape Sociale, che è una sorta di “anticipo pensionistico” che accompagna la persona fino al raggiungimento della pensione tradizionale: in questo caso, per il 2024 è necessario dimostrare un’anzianità contributiva di almeno 30 anni, e aver compiuto almeno 63 anni e 5 mesi di età.
30 anni di contributi colmano il gap previdenziale?
Purtroppo, anche con 30 anni di contributi quello che prenderai di pensione non sarà sufficiente per mantenere il medesimo tenore di vita. Lo scarto tra il primo assegno pensionistico e l’ultimo stipendio si chiama gap previdenziale: secondo le ultime stime della Ragioneria Generale dello Stato, nel migliore dei casi la pensione copre il 64% dell’ultimo stipendio percepito, e nel peggiore dei casi questa percentuale scende al 43%. Non solo: poiché la speranza di vita continua a crescere, il sistema previdenziale continuerà ad alzare l’età pensionabile spostando più in là nel tempo il tanto agognato buen retiro, ma non è detto che a questo aumento corrisponda anche un aumento dell’assegno pensionistico.
Per colmare il gap previdenziale, dunque, l’unica soluzione è costruirsi una pensione integrativa fin dai primi anni di lavoro.
Il PIP Moneyfarm, la soluzione per la previdenza complementare
Il PIP Moneyfarm è la soluzione conveniente e fiscalmente efficiente per integrare la pensione pubblica con una rendita vitalizia. Si tratta di un prodotto istituito da Allianz Global Life, ma distribuito da Moneyfarm, e non comporta nessun vincolo circa l’importo o la frequenza dei versamenti. Chi lo sottoscrive, quindi, può scegliere liberamente quanto e quando contribuire alla propria posizione individuale, e può anche decidere di destinarvi il TFR maturando. La rendita finale sarà determinata dai versamenti effettuati e dal rendimento ottenuto dalla gestione, e potrà essere erogata sotto forma di capitale fino ad un massimo del 50% dell’importo.
Inoltre, con il PIP Moneyfarm è possibile esercitare tutte le prerogative individuali previste per legge (anticipazione, trasferimento, riscatto, riallocazione…) e senza incorrere in spese aggiuntive: gli unici costi da sostenere sono quelli amministrativi, pari a 10 euro all’anno, ai quali si aggiunge una commissione di gestione dell’1,25% indipendentemente dalla linea di investimento scelta. Da un punto di vista fiscale, il PIP Moneyfarm dà diritto alla deduzione dal reddito imponibile IRPEF dei contributi versati (fino ad un massimo di 5.164,57 euro all’anno), è esente dall’imposta di bollo e permette di ottenere un bonus fiscale fino al 34% se si decide di versare il TFR nel piano pensione.
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Domande Frequenti
Quanto prendo di pensione con 30 anni di contributi?
Dipende dal sistema di calcolo (misto o contributivo puro), ma le stime dicono che, nel migliore dei casi, il primo assegno pensionistico corrisponderà al 64% dell’ultimo stipendio percepito.
Quanti contributi servono per la pensione di vecchiaia?
Ad oggi per avere diritto alla pensione di vecchiaia è necessario aver compiuto almeno 67 anni di età e avere almeno 20 anni di anzianità contributiva
Come posso garantirmi una pensione più alta?
Aderendo ad una forma di previdenza complementare come il PIP Moneyfarm: al momento della pensione riceverai una rendita vitalizia che andrà ad integrare il tuo assegno pensionistico.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.