Salve a tutti e bentornati al nostro consueto aggiornamento mensile sui mercati con il nostro Quantitative Analyst Giorgio Broggi.
Settembre è un mese con una brutta reputazione per i mercati, con alcune delle peggiori crisi che sono scoppiate proprio in questo mese – basti pensare al crollo di Lehman Brothers del 2008 e al mercoledì nero del 1992. Ancora una volta, però, i mercati ci hanno ricordato quanto irrazionali siano queste paure, con l’ultimo mese che è stato invece positivo per i portafogli, soprattutto grazie a due avvenimenti chiave.
Per prima cosa, la banca centrale statunitense ha finalmente tagliato i tassi per la prima volta da marzo 2020. Poi, verso la fine del mese, il governo cinese ha annunciato un importante piano di stimolo dell’economia.
Partiamo dagli Stati Uniti. La maggior parte degli investitori si aspettava che la Federal Reserve (Fed) tagliasse i tassi a settembre. La domanda era se avrebbero scelto di tagliare di un quarto o di mezzo punto percentuale.
Alla fine, i policy maker hanno scelto di tagliare di 50 punti base, come storicamente è avvenuto solo durante una crisi. È stato un po’ un gioco di equilibri: il presidente della Fed, Jerome Powell, ha voluto segnalare che la banca centrale è concentrata sull’occupazione, rassicurando allo stesso tempo che l’economia resta forte e avvertendo di non aspettarsi altri tagli così decisi come default. A giudicare dalla reazione del mercato, sembra che Powell abbia gestito la comunicazione con successo. I mercati hanno reagito bene, ma non troppo. Rincuorati delle parole del banchiere centrale, hanno reagito con del (quasi) ottimismo, ma comunque con cautela.
Intanto, i recenti dati macro, come le vendite al dettaglio, il PIL e i numeri settimanali sulla disoccupazione, hanno dato altri segnali che l’economia statunitense è ancora in buona salute, mentre l’inflazione rimane poco spaventosa.
Nel complesso, riteniamo che le mosse della Fed rendano più probabile il cosiddetto atterraggio morbido dell’economia statunitense. La crescita economica probabilmente rallenterà, ma non ci aspettiamo una recessione. E questo, in un contesto di tagli tassi, è naturalmente positivo per gli asset rischiosi.
Altrettanto positive sono le notizie che arrivano dalla Cina. Negli ultimi due anni, l’economia cinese non è stata così robusta come molti speravano, con la riapertura post-Covid che ha prodotto un rimbalzo inferiore alle aspettative.
Le difficoltà dei grandi costruttori immobiliari, in particolare, hanno colpito pesantemente il sistema finanziario e la fiducia dei consumatori.
Durante i passati periodi di incertezza economica, il governo cinese è generalmente intervenuto con pacchetti di stimolo fiscale, spesso incentrati proprio sull’edilizia.
Ma nell’ultimo anno non abbiamo visto molta azione da parte delle autorità cinesi. I tassi di interesse sono stati tagliati un po’, ma la tradizionale risposta fiscale è mancata, probabilmente perché i responsabili politici hanno voluto prima cercare, in qualche modo, di rimettere a posto il settore immobiliare… e anche per evitare di svalutare troppo la propria valuta rispetto al dollaro.
Il malessere economico in Cina ha avuto un effetto a catena altrove, dalle materie prime industriali alle aziende di beni di lusso in Europa.
Ora il governo cinese ha annunciato finalmente misure più sostanziali, suggerendo di essere più concentrato sul rilancio dell’economia. Lato politica monetaria, abbiamo assistito a un netto taglio dei tassi di interesse e ad altre ampie misure pro-liquidità. Sul fronte fiscale, il governo ha annunciato misure da quasi 300 miliardi di dollari, incluse iniziative per supportare la domanda di case e il mercato azionario. Ciò ha portato a un rally non solo delle azioni cinesi, ma anche di alcune materie prime e delle società di beni di lusso in Europa.
Insomma, settembre ha visto misure di stimolo nelle due maggiori economie del mondo e ciò dovrebbe essere positivo per gli asset rischiosi come le azioni. Il taglio dei tassi di interesse negli Stati Uniti non è sempre una buona notizia per l’azionario, ma tassi più bassi quando l’economia non è in recessione sono di solito una buona combinazione.
Una delle domande che ci si pone, tuttavia, è se questo taglio tassi, insieme alle misure espansive cinesi, possa far riaccelerare l’inflazione, data anche la forza economica attuale. Questo non è il nostro scenario di base e non abbiamo forti segnali in questo senso, ma è un aspetto da tenere d’occhio.
In Cina, riteniamo che la domanda chiave sia se lo stimolo fiscale non si limiterà solamente a fornire una momentanea carica di energia agli speculatori. Tuttavia, sebbene il mercato immobiliare presenti ancora delle difficoltà, riteniamo che la volontà politica sia radicalmente cambiata, e il governo sia finalmente determinato a rimettere in moto l’economia, e quindi siamo ottimisti. Se vuoi saperne di più sulle ultime misure fiscali del governo cinese, puoi leggere l’approfondimento del nostro CIO Richard Flax.
Per il momento, continuiamo a goderci questo contesto macro e di mercato positivo e rimaniamo, come sempre, a disposizione per qualsiasi domanda, dubbio, o critica.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.