Inflazione complica il percorso della Bce, Fed rimane cauta

Questa settimana sul Corriere, il nostro Chief Investment Officer Richard Flax ha commentato l’accelerazione inaspettata dell’inflazione nell’Eurozona a luglio.

Secondo le stime preliminari di Eurostat, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo nell’Eurozona è cresciuto del 2,6% su base annua, in leggero aumento rispetto al 2,5% del mese precedente. 

Questo aumento, per Flax, “complica il percorso della Banca Centrale Europea (Bce) verso un secondo taglio dei tassi di interesse, atteso per la prossima riunione del 12 settembre. I mercati avevano previsto l’80% di possibilità che la Bce tagliasse i tassi di 25 punti base, ma quasi certamente le probabilità si ridurranno. Un indicatore decisivo in questo senso sarà la prossima lettura dell’inflazione, a fine agosto”. 

Il salto è stato alimentato principalmente da un calo dei prezzi dei beni energetici, che sono passati da un -8,6% di giugno a un -4,1%. Anche i beni industriali non energetici e i servizi hanno contribuito all’aumento dell’inflazione.

L’inflazione nell’Eurozona rappresenta una delle sfide principali per la Bce, che dovrà ponderare attentamente le sue prossime mosse in un contesto di pressioni inflazionistiche persistenti.

Le mosse della Fed

Nel frattempo, la Federal Reserve negli Stati Uniti ha deciso di mantenere i tassi di interesse invariati tra il 5,25% e il 5,50%, ma ha lasciato intendere che un taglio dei tassi potrebbe essere imminente, forse già a settembre.

“La banca centrale ha riconosciuto la presenza di segnali di rallentamento dell’economia, ma non è ancora convinta che l’inflazione stia calando in modo sostenibile verso l’obiettivo del 2%,” commenta Flax. “A giugno l’indicatore dell’inflazione preferito dalla Fed, l’indice PCE, che misura i prezzi delle spese per consumi personali, è salito al 2,5%, ancora 50 punti base oltre il target di riferimento.”

Questa decisione arriva in un momento cruciale, con le elezioni americane all’orizzonte e una serie di dati economici contrastanti che mettono alla prova la politica monetaria della banca centrale. 

“Alcuni ex funzionari della Fed, tra cui Alan Blinder, vicepresidente durante l’amministrazione Clinton, ritengono che, data la condizione di fragilità dell’economia, il momento di agire sia adesso,” commenta Flax.

Perché ti dovrebbe interessare?

La politica monetaria è cruciale per chi investe. Le decisioni della Banca Centrale Europea, ad esempio, influenzano i tassi di interesse, l’inflazione e la stabilità economica nell’Eurozona. Quando la Bce abbassa i tassi di interesse, il costo del denaro diminuisce, incentivando gli investimenti e i consumi, e facendo salire l’inflazione. Al contrario, se la Bce alza i tassi, il costo del denaro aumenta, frenando gli investimenti e i consumi, e facendo scendere l’inflazione.

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