Il Cancelliere britannico tra l’incudine e il martello
La dichiarazione d’autunno del Cancelliere ha dominato le notizie nel Regno Unito settimana scorsa. Al momento, è più facile essere all’opposizione che al governo. Se si tagliano le tasse, come ha fatto il Cancelliere, si viene accusati di aver eroso ulteriormente i servizi pubblici. Se si aumenta la spesa, l’attenzione si sposterà sulle dimensioni del deficit e della pressione fiscale, entrambe elevate rispetto agli standard storici. E se ci si concentra sulla crescita migliore del previsto nel 2023, i riflettori si spostano invece sul significativo taglio delle aspettative di crescita previsto per il 2024 dall’indipendente Office for Budget Responsibility (OBR). A marzo, l’OBR prevedeva infatti una contrazione dell’economia dello 0,2% nel 2023 e una crescita dell’1,8% nel 2024. Nell’ultimo report, si prevede una crescita dello 0,6% nel 2023 e un mero +0,7% nel 2024. Tutto fa pensare a un contesto difficile per la politica, anche se le prospettive dell’inflazione stanno lentamente migliorando. Il prossimo Cancelliere, chiunque sia, spererà in un miglioramento delle prospettive di crescita.
Deficit tedesco, la crescita dell’Eurozona rimane stagnante
Le sfide fiscali non si limitano al Regno Unito. In Germania, la Corte Costituzionale ha emesso una sentenza che limita la capacità del governo di utilizzare fondi speciali per colmare le lacune di spesa. In circostanze normali, il deficit di bilancio non può superare lo 0,35% del PIL – un livello che molti governi dei mercati sviluppati possono solo sognare! Il governo tedesco troverà probabilmente un modo per aggirare questo problema, come ha fatto negli anni precedenti. Questa rappresenta un’altra indicazione del fatto che la crescita stagnante in Europa si sta facendo sentire.
L’economia americana rimane solida
La festività del Ringraziamento negli Stati Uniti ha comportato una settimana tranquilla per i dati e le notizie. Tuttavia, sono stati pubblicati i verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve sui tassi di interesse. Come previsto, i banchieri centrali statunitensi sono intenzionati a rimanere sobri di fronte al miglioramento dei dati sull’inflazione e non c’è nulla che suggerisca un imminente taglio dei tassi. Un punto che abbiamo analizzato di recente è la differenza tra dati macroeconomici “hard” e “soft”. Per dati “hard” si intendono metriche come le vendite al dettaglio o la produzione industriale. I dati “soft” comprendono gli indicatori di sentiment. Come si può intuire, i dati soft sono in genere più volatili, come indica il grafico sottostante.
Al momento, il divario tra i dati hard e quelli soft è piuttosto netto. Gli indicatori del sentiment appaiono piuttosto deboli, mentre gli indicatori come la crescita del PIL sono piuttosto robusti. La nostra ipotesi attuale è che i dati concreti inizieranno a rallentare nei prossimi mesi, ma questa è un’opinione diffusa da tempo.
Richard è il Direttore degli Investimenti di Moneyfarm. Si è unito all’azienda nel 2016. È responsabile di tutti gli aspetti della gestione del portafoglio e della sua costruzione. Prima di entrare a far parte di Moneyfarm, Richard ha lavorato a Londra come analista azionario e gestore del portafoglio presso PIMCO e Goldman Sachs Asset Management, e come analista obbligazionario presso Fleming Asset Management. Richard ha iniziato la sua carriera nel settore finanziario a metà degli anni ’90 nel team di economia globale di Morgan Stanley a New York. Ha conseguito una laurea in Storia presso l’Università di Cambridge, una laurea magistrale in Relazioni Internazionali ed Economia presso la Johns Hopkins University e un MBA presso la Columbia University Graduate School of Business.
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