Un anno al voto presidenziale USA, cosa aspettarsi sui mercati

A un anno dal 5 novembre 2024, data delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti, la campagna per le primarie sta entrando nel vivo. Si preannuncia una delle sfide elettorali più controverse di sempre, in un Paese sempre più politicamente lacerato. Le elezioni Usa potrebbero sembrare uno degli eventi politici di maggior rilievo per quanto riguarda i mercati il prossimo anno e negli anni a venire. Con una situazione internazionale sempre più difficile e con un’economia Occidentale che guarda all’America come garante di stabilità ed equilibrio, la sfida alla Casa Bianca diventa un catalizzatore di attenzione nei mercati.

La natura sempre più radicalizzata del dibattito politico americano, inoltre, lascia presagire una campagna elettorale senza esclusioni di colpi, fatta di proposte estreme e colpi di scena. Questo tipo di dialettica potrebbe portare volatilità sui mercati, in una direzione o nell’altra.

Il favorito per guidare il campo repubblicano è l’ex Presidente Donald Trump, che affronta un insieme di accuse penali federali e statali legate ai suoi sforzi volti a sovvertire la sua sconfitta nelle elezioni del 2020, oltre ad altri carichi. Né l’età (77 anni) di Trump, né le numerose controversie sono bastate per far sì che il partito repubblicano, ormai sempre più orientato verso posizioni estreme, riuscisse a esprimere un’altra candidatura forte, in grado di contestare quella di Trump.

Joe Biden, il presidente in carica, è il candidato probabile del Partito Democratico. All’epoca delle elezioni, che si terranno a novembre 2024, avrà 81 anni, diventerebbe così il Presidente più anziano nella storia degli Stati Uniti a garantirsi un secondo mandato quadriennale. Nei prossimi mesi inizierà la giostra delle primarie, dove membri del partito ed elettori sceglieranno Stato per Stato i propri rappresentanti. I repubblicani terranno la loro prima competizione di nomina a gennaio, nell’Iowa. Poco dopo, il New Hampshire terrà una primaria presidenziale, seguito da Nevada, Carolina del Sud e Michigan. I democratici prevedono di tenere la loro prima primaria in Carolina del Sud a febbraio. Il “Super Martedì” – quando più di una dozzina di stati assegneranno delegati alle convention dei partiti, tra cui California e Texas – sarà il 5 marzo.

Chi sono i candidati alla presidenza?

Trump sta dominando il campo dei candidati repubblicani, che in gran parte hanno evitato di criticarlo per le sue azioni legate alle elezioni del 2020 per timore di alienare la sua base di sostenitori più fedeli. Molti di questi sostenitori sono convinti, o quantomeno si mostrano tali, che le elezioni gli siano state rubate. Trump è attualmente accusato in quattro casi davanti a tribunali federali e statali per i suoi sforzi volti a minare le elezioni del 2020, per la cattiva gestione di documenti classificati e per aver pagato una star del mondo a luci rosse per tacere notizie compromettenti. L’ex presidente ha sempre dichiarato la sua innocenza e ha sostenuto di essere vittima di persecuzioni politiche. Le scadenze legali si andranno a sovrapporre alla campagna elettorale e a quella delle primarie, diventando presumibilmente un tema centrale.

I rivali repubblicani, come il Governatore della Florida Ron DeSantis e l’ex Ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite Nikki Haley, sono cauti sui temi giudiziari, ma sperano che i problemi legali di Trump possano mettere in difficoltà il Presidente in una possibile sfida elettorale contro Biden. L’ex Governatore del New Jersey Chris Christie ha invece condannato i tentativi di Trump di sovvertire l’esito delle elezioni del 2020.

DeSantis era inizialmente visto come il candidato più probabile per contendere la nomination a Trump, ma la sua campagna ha perso slancio, nonostante disponesse di un considerevole finanziamento. Nel frattempo, Haley sta pian piano guadagnando popolarità, ma sembra ancora lontano dal poter impensierire Trump che resta saldamente al comando dei sondaggi.

I sondaggi di opinione mostrano infatti che Trump è il candidato che avrebbe maggiori possibilità di sconfiggere Biden, con gli elettori preoccupati per l’età del Presidente in carica e per la sua gestione dell’economia. L’economia americana è stata molto forte negli ultimi anni con stipendi e occupazione in crescita, importanti investimenti nelle infrastrutture e una lenta riduzione dell’inflazione dopo il picco dell’anno scorso. Tuttavia nell’epoca di sbilanciamenti in cui viviamo la schiera degli scontenti è sempre più folta, creando insoddisfazione e sfiducia nelle capacità della politica di risolvere le sfide. Quenti sentimenti, presenti negli Stati Uniti come altrove, potrebbero finire per favorire candidati con programmi spregiudicati come Donald Trump.

Il campo democratico

Sebbene non manchino dubbi riguardo alla leadership del presidente neanche nel campo democratico, i principali esponenti del partito e i principali finanziatori stanno sostenendo Biden e la sua vicepresidente, Kamala Harris. Le primarie del Presidente in carica sono spesso solamente una formalità, o almeno così è stato negli anni più recenti.

Gli sfidanti sono Phillips, un deputato poco conosciuto del Minnesota, e l’autrice di libri e conferenziera Marianne Williamson. Queste candidature, che rischiano di diventare una sfida di testimonianza e potrebbero essere ritirate, non sembrano per il momento impensierire particolarmente Biden.

La campagna per un secondo mandato del presidente si basa sulla sua gestione dell’economia nel periodo successivo alla pandemia da COVID-19. Sotto la presidenza di Biden, la disoccupazione è scesa ai minimi storici, il prodotto interno lordo è cresciuto più velocemente del previsto e i salari sono aumentati. Tuttavia, l’inflazione ha registrato un aumento l’anno scorso, e nonostante si sia ridotta nei mesi recenti, gli elettori rimangono preoccupati per i costi della vita elevati che danno la percezione a moltissimi cittadini di essersi impoveriti negli ultimi anni.

Il ruolo della politica estera

La politica estera svolgerà un ruolo importante nelle elezioni. Trump proverà a giocare la carta isolazionista, facendo leva sul fatto che il suo approccio aggressivo da un punto di vista di retorica eviterebbe lo scoppio di crisi significative in cui gli Stati Uniti non dovrebbero essere coinvolti. Effettivamente la presidenza Trump è stata caratterizzata da una relativa stabilità, mentre sotto la presidenza di Joe Biden, alcune crisi internazionali, tra cui quelle in Ucraina e Medio Oriente, hanno acceso il dibattito. Nonostante il solito peso limitato della politica estera nelle elezioni, la visibilità delle questioni internazionali è in crescita, con effetti evidenti su entrambi gli schieramenti politici. Ad esempio, il conflitto a Gaza ha diviso le opinioni in America tra coloro che sostengono politiche filo-israeliane e coloro che si schierano a favore dei palestinesi. Questo rende probabile che la politica estera diventi un argomento centrale durante la campagna elettorale del 2024.

Le posizioni di Trump sulle questioni internazionali, spesso caratterizzate da dichiarazioni a effetto e sopra le righe, potrebbero avere un impatto significativo sulla campagna. Mentre Trump ha elogiato Putin e Hamas in alcune circostanze, per criticare Biden, il suo argomento principale è che la sua amministrazione ha evitato grandi conflitti internazionali, contrariamente all’era di Biden, caratterizzata da tensioni crescenti. In questo contesto, molti repubblicani sostengono che Trump fosse più credibile nella gestione degli affari internazionali. Questa retorica si lega anche all’idea di ridurre gli sforzi economici rivolti verso l’estero per concentrare più risorse da utilizzare internamente. Anche se Trump ha comunque nei fatti investito in una forte presenza militare.

Effetto sui mercati

Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti esercitano un notevole impatto sui mercati finanziari, suscitando interesse e interrogativi tra gli investitori di tutto il mondo, anche se l’effetto sui mercati potrebbe essere imprevedibile. Tutti ricordano il 2016, dove la prospettiva di un’elezione a sorpresa di Trump era considerata da molti investitori lo spauracchio per i mercati, mentre la reazione fu una crescita fortissima anche trainata dalle promesse di sgravi fiscali.

Guardare i dati storici può dare qualche indicazione, anche se ogni anno è diverso ed individuare la relazione tra campagna elettorale e performance di mercato non è affatto un esercizio semplice (molti potrebbero argomentare che la politica monetaria è oggi un elemento molto più determinante ai fini dell’andamento del mercato). Una ricerca di US Bank su dati storici dice che in media, sia il mercato azionario, sia quello obbligazionario hanno mostrato delle performance più caute durante la campagna elettorale. Mentre in un normale periodo di 12 mesi gli analisti hanno osservato che gli investimenti in azioni generavano guadagni medi di circa l’8,5%, nell’anno precedente a una elezione presidenziale, i guadagni medi scendevano al di sotto del 6% (https://www.usbank.com/investing/financial-perspectives/market-news/how-presidential-elections-affect-the-stock-market.html).

Tuttavia, la ricerca evidenzia che la differenza di performance tra i partiti politici al potere è meno evidente di quanto si potrebbe pensare. In altre parole, non sembra fare molta differenza quale partito vinca le elezioni presidenziali, ma ciò che conta di più è se c’è un cambio di partito alla Casa Bianca. I mercati finanziari tendono a preferire la stabilità politica e reagiscono positivamente quando il partito al potere rimane in carica.

La volatilità è spesso un elemento chiave durante i cicli elettorali, e settori specifici del mercato possono reagire in modo diverso a seconda delle politiche proposte dai candidati. Ad esempio, il settore sanitario è spesso soggetto a un aumento della volatilità in vista di elezioni presidenziali, poiché la politica sanitaria è in gran parte guidata dai legislatori e può subire significative modifiche a seconda del partito al potere. Allo stesso modo, il settore dell’energia è spesso soggetto a maggiore volatilità a causa delle diverse posizioni regolamentari dei partiti politici sulla produzione di energia nazionale e sulle iniziative per le fonti di energia “verde”.

Tuttavia, una delle principali questioni di politica che può influenzare i mercati è il commercio internazionale. Le decisioni commerciali possono avere un impatto significativo sulle aziende e sull’economia, e tali decisioni spesso dipendono dalla combinazione tra il partito del Presidente e il controllo del Congresso. In questo campo Trump ha posizioni più isolazioniste di Biden anche se entrambi i candidati partono dalle stesse posizioni per quanto riguarda la Cina.

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