All’inizio di agosto, Fitch Ratings, una delle principali agenzie di valutazione del credito, ha declassato il rating a lungo termine del governo degli Stati Uniti.
L’agenzia, che ha abbassato la classificazione del debito del governo degli Stati Uniti AAA, quella più alta propria degli asset risk-free, ad AA+. A determinare la decisione è stato “il costante deterioramento degli standard di governance fiscale” di Washington, con riferimento esplicito allo stallo, divenuto ormai una costante, legato all’aumento del tetto del debito. A causa di un’architettura istituzionale complessa e dell’alto livello di spesa attuale, il Congresso deve infatti approvare una modifica al limite massimo del debito per validare il bilancio. Una mancata approvazione manderebbe il Paese in default e impedirebbe al governo di far fronte alle spese correnti. Quasi ogni anno questo passaggio parlamentare è accompagnato da estenuanti trattative politiche, che tengono l’intero sistema finanziario globale con il fiato sospeso, con tutte le parti che cercano di soddisfare i propri interessi minacciando di far saltare il banco. Anche il costo crescente dei programmi di sicurezza sociale è stato citato come una delle ragioni del declassamento.
Quello di Fitch è il secondo “downgrade” nella storia degli Stati Uniti, dopo che Standard & Poor’s aveva abbassato la valutazione in risposta alla gestione da parte del governo della crisi del tetto del debito del 2011.
Il rating del credito sovrano è un giudizio indipendente sul livello di affidabilità creditizia di un paese. In altre parole, il rating valuta il livello di rischio delle emissioni di titoli di Stato da parte di un governo. Le agenzie di rating operano secondo un sistema di punti per classificare il rischio. Ovviamente, il declassamento degli Stati Uniti ha creato molto scalpore, con conseguenze dirette sia sul mercato azionario, sia su quello obbligazionario nelle giornate seguenti. Il rendimento dei Treasuries è schizzato in alto e questo movimento ha generato volatilità sia sul mercato azionario, sia su quello obbligazionario. Ma cosa implica il declassamento degli Stati Uniti?
Cos’è un rating sul credito sovrano?
I rating del credito sovrano servono per offrire un’indicazione sulla qualità delle obbligazioni emesse dai governi. Gli investitori utilizzano questi rating per orientare le proprie decisioni di investimento e i gestori di fondi si basano talvolta sui rating per stabilire le regole che orientano l’asset allocation. I sistemi di punti variano a seconda dell’agenzia (le principali a livello globale sono Standard & Poor’s, Fitch e Moody’s). Seguono un ordine che va da AAA (il rating più alto) a D o C a seconda dell’istituto preso in considerazione, con diverse sfumature e livelli intermedi che a loro volta variano di agenzia in agenzia.
Per far sì che i rating restino comparabili, le valutazioni sono raggruppate tra loro in categorie più ampie mirate a dare una valutazione più generale sul titolo (come “investment grade” o “high yield”). Queste macro classificazioni sono molto importanti perché gli investitori istituzionali, i grandi asset owner, come i fondi pensione, e le banche hanno dei limiti riguardo ai titoli sui quali possono investire. Passare da una categoria all’altra può avere delle conseguenze negative sulla capacità di uno Stato di finanziare il proprio debito.
Ma anche un declassamento di una sola posizione, in alcuni casi, può avere delle ripercussioni, di cui la più ovvia è un aumento degli oneri finanziari per il servizio del debito a causa di un maggior rischio di default percepito. Il governo degli Stati Uniti potrebbe finire a dover pagare più interessi sulle sue nuove emissioni, con un debito che ha superato la cifre record di 32.000 miliardi di Dollari.
Va da sé che gli investitori non operano affidandosi ciecamente alle agenzie. Il declassamento di un rating sovrano avviene solitamente nell’ambito di un contesto di crisi finanziaria o di fragilità politica. Secondo molti, il rating diventa piuttosto la fotografia di una situazione già in atto e un cambio repentino finisce per diventare un elemento di instabilità di breve termine, piuttosto che uno strumento che facilità la trasparenza e la scoperta del prezzo.
Quali conseguenze nel medio termine?
Per quanto riguarda gli Stati Uniti bisogna tuttavia fare un discorso a parte. I bond statunitensi sono infatti garantiti dalla forza politica, economica e finanziaria di Washington. I Treasuries americani rimangono uno degli asset più sicuri dell’intero comparto del debito sovrano, il safe asset per eccellenza. Il sistema economico e finanziario globale rimane tuttora inevitabilmente centrato sugli USA, e questo downgrade non ne scalfisce minimamente la centralità.
Crediamo che i Treasuries americani rimarranno i titoli più utilizzati come forma di collaterale nelle transazioni finanziarie. Ciò si spiega, in parte, con il fatto che i titoli americani rimangono di altissima qualità anche dopo il downgrade (secondo miglior rating ad AA+ complessivamente), ma anche da elementi che vanno ben oltre le valutazioni delle agenzie di rating creditizio, come la liquidità e profondità del mercato repo negli USA e, banalmente, la natura e la qualità del sistema politico e legale del paese.
In altre parole, i titoli governativi americani rimarranno in grande richiesta, sia da parte delle Banche, che dai grandi asset manager e fondi pensioni, che li utilizzano appunto per gestire il rischio nelle loro allocazioni. Il cambio rating non ha inoltre impattato la domanda di investitori e attori economici che continueranno ad avere bisogno di comprare dollari, dato che esporsi ai treasuries rimane il modo meno rischioso di possedere questa valuta.
Certo, se il rating dovesse scendere a livelli sotto AA-, ciò avrebbe implicazioni quantomeno per le banche, aumentando i capital requirements necessari per tenere questi strumenti a bilancio, ma per il momento questo scenario rimane molto improbabile, dato che nessuno degli outlook delle principali agenzie di rating è negativo.
In conclusione, sebbene il downgrade ha sorpreso i mercati, riteniamo che la volatilità causata nel breve verrà riassorbita presto, e che saranno piuttosto le attese di inflazione, politica monetaria e crescita economica a guidare le sorti dei Treasuries americani.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.