Tassi alti: l’inizio di una nuova era?

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Inflazione alta, politica monetaria restrittiva e maggiore volatilità. Questo in estrema sintesi il nuovo regime in cui ci troviamo, descritto negli Stati Uniti con la frase “higher for longer”, vale a dire tassi più alti, più a lungo.

Rispetto al passato, quando si parlava di “lower for longer”, cioè tassi bassi per un lungo periodo, siamo oggi immersi in un contesto diametralmente opposto e dunque: quali sono le implicazioni macro? Quali conseguenze per il mondo degli investimenti e ha ancora senso un approccio multi-asset in questo contesto?

In questo articolo cercheremo di dare una risposta a queste ed altre domande.

I timori degli investitori

Il primo timore per gli investitori è che qualcosa potrebbe rompersi. Questa costante ricerca di un nuovo equilibrio da parte delle banche centrali, ha iniziato a mostrare alcune crepe nel sistema e, alla fine, qualcosa potrebbe iniziare a scricchiolare, come è accaduto a marzo con la mini crisi bancaria: Silicon Valley Bank colpita da perdite sui suoi portafogli di Mortgage Backed Security (sono strumenti finanziari che usano come collaterale i mutui) proprio a causa dei livelli di tassi di interesse alti. Fortunatamente, questa volta le regolamentazioni poste dopo la crisi finanziaria globale del 2008 hanno funzionato e nessuna banca ha subito danni significativi.

Il secondo timore degli investitori, soprattutto dopo la crisi bancaria, riguarda il restringimento del ciclo del credito, che potrebbe esercitare un’ulteriore pressione al ribasso sull’indebitamento. Curiosamente, i dati Usa di aprile, gli ultimi disponibili stando all’ultimo rapporto trimestrale della Fed, sono sorprendentemente (data la crisi bancaria) non peggiorati rispetto al trimestre precedente. Questi dimostrando che, anche se le condizioni di credito rimangono molto restrittive, il peggio potrebbe essere alle spalle. Anche i dati europei sembrano, in un certo senso, rassicuranti, con la nostra serie temporale riassuntiva, basata sui dati degli standard di erogazione dei prestiti delle banche dell’Eurozona, che suggerisce un miglioramento, sia per i dati passati che per le aspettative future.

Banche e mutui

In questa nuova situazione i mutui stanno schizzando alle stelle. Secondo le simulazioni della Federazioni autonoma bancari italiani, le rate di quelli a tasso fisso sono destinate a raddoppiare, mentre per i mutui a tasso variabile il rimborso mensile è destinato a lievitare fino al 60%. Quali conseguenze? Al momento in Italia ci sono 14,9 miliardi di euro di rate non pagate e tra i motivi di insolvenza troviamo l’aumento del costo del denaro, l’incremento dei tassi e la corsa dell’inflazione. I dati di Bankitalia lasciano poco spazio all’immaginazione. I tassi di interesse a marzo erano al 4,36%, in aumento rispetto al 4,12% di febbraio e al 3,95% di gennaio. Inoltre il Taeg sulle nuove erogazioni a credito è aumentato al 10,12% (rispetto al 9,8% di febbraio) e sono saliti anche i tassi d’interesse sui prestiti alle società non finanziarie, passate dal 4,3%, dal 3,55% del mese prima.

Per quanto riguarda i prestiti la situazione non migliora. Come possiamo vedere nel grafico qui sotto la situazione non è migliorata sia per le famiglie che per le imprese. L’aspetto positivo è che, rispetto al passato, non ci sono stati peggioramenti. Segno che la ricerca dell’equilibrio, da parte della Bce e Fed, è ancora in corso e la battaglia non è ancora persa.

Entrando nello specifico nel mondo dei prestiti possiamo osservare come secondo gli ultimi dati della Bce mostrano che la politica monetaria restrittiva sta avendo effetti negativi sui prestiti. Nella zona euro questi hanno subito un rallentamento. L’aumento dell’ultimo anno, da parte della Bce, dei tassi di interesse ad un ritmo mai registrato prima, ha indebolito la domanda di credito bancario, causando a sua volta un rallentamento sui consumi, sul mercato immobiliare e quello dell’edilizia.

Cosa aspettarsi?

Nel complesso, è difficile trarre conclusioni sull’impatto che tassi più alti per un periodo più lungo potrebbero avere, anche se è probabile che continueranno a pesare sulla crescita economica e, in misura minore, sulla stabilità finanziaria. Questa è una delle principali ragioni per cui le nostre posizioni in portafoglio sono ancora relativamente conservative. E’ complicato dire anche se gli asset rischiosi si comporteranno bene in un tale contesto e quale classe di attività sarà quella con le migliori performance.

Tuttavia, riteniamo che ci siano due punti chiave che gli investitori devono tenere presente:

  1. I titoli obbligazionari hanno finalmente di nuovo senso. Dopo anni di rendimenti nulli, anche i titoli di stato a breve scadenza offrono interessanti tassi di interesse, rendendoli ancora più attraenti per gli investitori. In questo senso, l’approccio multi-asset è più potente che mai. “Più alti per più a lungo”, la traduzione italiana di “higher for longer”, usato negli Stati Uniti per descrivere un contesto di tassi elevati per un periodo lungo di tempo, vuol dire un ambiente più falco e probabilmente difficile, in cui la diversificazione è fondamentale, soprattutto con i tassi che ora si trovano a livelli elevati. La narrazione potrebbe comunque cambiare rapidamente in caso di crisi economica o finanziaria.
  2. I mercati non necessariamente si fidano delle banche centrali e possono valutare un diverso numero di aumenti/tagli dei tassi. In questo caso, chiaramente, la narrazione “più alti per più a lungo” è ancora meno spaventosa per i mercati, poiché potrebbe non essere riflessa nei prezzi degli asset.

E dunque, se da una parte è vero che i mercati non si aspettano tagli per quest’anno, è altrettanto vero che si attendono tassi più bassi già per il primo semestre dell’anno prossimo sia negli Stati Uniti che in Europa.

 

 

Giorgio Broggi: Giorgio è entrato a far parte di Moneyfarm come analista quantitativo nel dicembre 2021 ed è membro del Comitato Investimenti. Prima di entrare a far parte della società, ha lavorato presso Barclays Wealth Management e S&P Market Intelligence, acquisendo esperienza nella ricerca di fondi e negli investimenti ESG. Prima di iniziare la sua vita professionale, ha completato con successo una doppia laurea presso Eada e EDHEC Business School, ottenendo due Master in Finanza e specializzandosi in factor investing e costruzione di portafogli. È un charterholder CFA.

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*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.