Debito Usa: e se fossero i fondi a comprare i Treasury?

L’accordo sul tetto al debito degli Stati Uniti è stato trovato ma lo stallo dei mesi passati pesa sulle casse del Tesoro. Come spiegato nel primo articolo della serie: “Chi compra il debito Usa” in pochi mesi il governo a stelle e strisce dovrà rimpolpare le casse emettendo una quantità rilevante di titoli di Stato. Si stima che si dovranno trovare tra i 600 e i 700 miliardi di dollari per rimpinguare le casse governative più altri 500 miliardi per far fronte alla spesa statale corrente. Una somma non indifferente da recuperare, che si teme possa creare stress sul mercato. I soggetti destinati all’acquisto del debito sono due. Da una parte ci sono le banche e dall’altro i fondi operati sul mercato monetario. Nel secondo articolo di questa serie, abbiamo analizzato cosa accadrebbe se fossero proprio gli istituti di credito ad acquistare la maggior parte del debito, mentre qui andremo ad approfondire l’ipotesi che vede i fondi operanti sul mercato monetario come i principali acquirenti del debito Usa.

I fondi che operano sul mercato monetario disinnescherebbero il problema liquidità?

I fondi di mercato monetario investono sia in titoli di debito a breve termine, che nella famosa Reverse Repo Facility (RRP) un meccanismo che consente loro di prestare soldi alla Federal Reserve overnight, proprio in cambio di titoli di Stato a breve. Un aspetto importante, soprattutto nella questione del debito Usa, è che i soldi investiti nella RRP non entrano nel sistema economico. Se quindi i fondi di mercato monetario acquistassero il debito Usa, non ci sarebbe un impatto diretto sulla liquidità del sistema finanziario.

Attualmente i fondi di mercato monetario hanno più di 5.000 miliardi di dollari investiti in diversi asset. Nella Reserve Repo facility hanno più di 2.100 miliardi di dollari (dato ad inizio giugno 2023), somma sufficiente a coprire il fabbisogno del governo. Se i fondi di mercato monetario dovessero dunque decidere spostare i propri investimenti dalla Reserve Repo facility verso i titoli di Stato a breve, le ripercussioni lato liquidità sarebbero minime, dato che questi soldi sono già “parcheggiati” presso la Fed overnight.

La strada scelta dal Tesoro Usa

Il Tesoro americano sembra voglia percorrere la strada in cui sono proprio i fondi di mercato monetario ad acquistare la maggior parte del debito, per evitare di incorrere in problemi di liquidità e instabilità del sistema bancario a stelle e strisce (vedi articolo: Usa: e se fossero la banche a comprare i Treasury?)

L’idea alla base del Tesoro sarebbe infatti quella di emettere dei titoli di Stato con una scadenza a breve termine, in modo da incoraggiare, almeno sulla carta, l’acquisto del debito da parte dei fondi.

L’incognita in questo caso è se effettivamente questi fondi vorranno acquistare i titoli di Stato. Nessuna decisione, soprattutto in finanza, viene fatta senza l’avere un ritorno economico. In questo caso parliamo dei rendimenti. Per il momento il governo è riuscito a convincere i fondi a spostare i soldi verso il debito Usa pagando un tasso del 5,09%. Percentuale che però dovrà aumentare, se il Tesoro vuole ulteriormente spingere i fondi ad un acquisto più massiccio dei titoli di Stato. Se infatti il Tesoro dovesse emettere dei titoli con un rendimento al di sotto di quello che al momento è garantito dalla Reverse Repo Facility, con molta probabilità i fondi di mercato monetario non accoglierebbero a braccia aperte l’acquisto del debito Usa. In questo caso la questione si riverserebbe sulle banche con la conseguente diminuzione delle loro riserve e della liquidità nel mercato.

Una situazione di non facile risoluzione per il Tesoro Usa. Noi monitoreremo la situazione e vi aggiorneremo sulle ultime novità del mercato a stelle e strisce.

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