Questo è il primo articolo della nostra serie di approfondimenti sul debito USA, per leggere il secondo clicca qui
Il Congresso americano ha da poco trovato un accordo sul tetto del debito, come abbiamo visto poche settimane fa. La questione però non è certamente chiusa: i mesi di stallo hanno avuto ripercussioni nelle casse del Tesoro. A metà del 2022 il conto in banca del governo americano mostrava un attivo di circa 1.000 miliardi di dollari, negli ultimi mesi è arrivato a 150 miliardi. Normalmente il Tesoro cerca di mantenere un saldo di almeno 500 miliardi di dollari, per coprire le spese correnti. Il motivo di questa discesa è legato ai mesi di stallo precedenti all’accordo sul tetto del debito. In questo arco temporale il Tesoro ha comunque dovuto far fronte alle spese statali e in questo modo si spiega l’erosione delle riserve. Adesso è quindi arrivato il momento, per il governo Usa, di ricostruire la liquidità emettendo una quantità enorme di titoli di Stato. Si stima che si dovranno trovare tra i 600 e i 700 miliardi di dollari per rimpolpare le casse del Tesoro e altri 500 miliardi per far fronte alla spesa statale. Una somma non indifferente da recuperare in pochi mesi, che si teme possa creare stress nel mercato. Ma partiamo da una domanda.
Chi comprerà il debito americano?
Le preoccupazioni ruotano attorno alla domanda: da dove proverrà il denaro che andrà a rimpolpare le casse del Tesoro Usa?
Le opzioni in campo al momento sono due: da una parte ci sono le banche, e dall’altra, i fondi di mercato monetario, che al momento hanno più di 5.000 miliardi di dollari investiti in diversi asset. Ricordiamo che questi fondi investono sia in titoli di debito a breve termine, che nella famosa Reverse Repo Facility, un meccanismo che consente loro di prestare soldi alla Fed overnight, proprio in cambio di titoli di stato a breve. Chiaramente i soldi investiti in questa facility non entrano nel sistema economico, e quindi non hanno un impatto diretto sulla liquidità del sistema finanziario.
In base a chi sarà il soggetto comprerà il debito Usa si apriranno opzioni diverse.
In questo primo articolo andremo a delineare i punti fondamentali dei due scenari, che approfondiremo nelle prossime settimane.
Nel caso in cui fossero le banche a comprare la maggior parte del debito statunitense, significherebbe che queste andrebbero a trasferire le loro riserve di cash verso i titoli di debito Usa. La conseguenza sarebbe una riduzione della liquidità sul mercato, dato che queste riserve non sarebbero più usate per prestare soldi a consumatori e imprese. Le banche americane hanno attualmente riserve pari a circa 3.000 miliardi di dollari e in caso di acquisto del debito Usa non sarebbe difficile vederle scendere a 2.500 miliardi. Un livello che non sembra troppo basso a prima vista, ma che potrebbe sollevare dubbi sulla stabilità del sistema bancario a stelle e strisce. Riserve inferiori limitano infatti i bilanci delle banche, ostacolando la loro capacità di prestare soldi per finanziare la crescita e l’espansione aziendale. Inoltre, una riduzione delle riserve renderebbe il sistema bancario più vulnerabile e dunque meno pronto ad affrontare eventuali shock.
La seconda opzione di acquisto riguarda i fondi di mercato monetario che come detto attualmente hanno più di 5.000 di dollari investiti in diversi asset. Sembra infatti che sia questa la strada che il Tesoro americano voglia percorrere, proprio perché questi fondi, al momento, sono fortemente investiti nella Reserve Repo facility. Si parla di più di 2.100 miliardi di dollari, sufficienti per coprire il fabbisogno del governo. Di conseguenza, se dovessero spostare i fondi dalla Reserve Repo facility verso i titoli di Stato a breve, le ripercussioni lato liquidità sarebbero minime, dato che questi soldi sono già “parcheggiati” presso la Fed overnight. L’idea alla base del Tesoro sarebbe infatti quella di emettere dei titoli di Stato con una scadenza a breve termine, in modo da incoraggiare i fondi ad acquistare il debito Usa. Ovviamente nessuna mossa viene fatta per niente. Per il momento il governo è riuscito a convincere i fondi a spostare i soldi verso il debito Usa pagando un tasso del 5,09%. Percentuale che dovrà aumentare se il Tesoro vuole ulteriormente spingere i fondi ad un acquisto più massiccio dei titoli di Stato.
Se dunque il Tesoro dovesse riuscire ad emettere dei titoli di Stato, con scadenza a breve termine e garantire un tasso invitante, andrebbe a creare le condizioni ideali per l’acquisto da parte dei fondi del debito Usa, minimizzando così l’impatto sulla liquidità e mantenendo le riserve bancarie sopra livelli “preoccupanti”.
Non perderti i prossimi approfondimenti. Settimana prossima analizzeremo lo scenario e le relative conseguenze legate all’acquisto del debito Usa da parte delle banche.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.