Quando ci avviciniamo all’età pensionabile è naturale domandarsi quanto sarà l’importo della pensione e se sarà sufficiente per garantire lo stesso tenore di vita che si aveva durante gli anni di lavoro. La crescita dell’inflazione è uno spauracchio che desta non poche preoccupazioni, soprattutto se c’è il timore di percepire un assegno pensionistico non adeguato alle proprie aspettative.
“Di quanto aumenta la pensione se continuo a lavorare?” Questa è una domanda molto comune tra i lavoratori che si avvicinano alla pensione. Piuttosto che accontentarsi di una piccola pensione, si pensa all’alternativa di stringere i denti ancora per qualche anno e continuare a lavorare, allo scopo di ottenere un assegno pensionistico più elevato.
Fare queste proiezioni è molto sensato e aiuta il lavoratore ad acquisire maggiore consapevolezza della futura solidità finanziaria. Accanto a queste valutazioni se ne possono fare anche altre, per capire ad esempio se è il caso di ricorrere ad un fondo pensione per eliminare tutte le preoccupazioni in ordine alle capacità economica che si avrà durante gli anni della pensione.
Ma andiamo con ordine e iniziamo a valutare la prima opzione sul tavolo, ossia quella di continuare a lavorare nonostante il raggiungimento dei requisiti pensionistici.
Perché la pensione aumenta con un anno di lavoro in più? | Perché cresce il montante contributivo e il coefficiente applicato |
Conviene sempre lavorare un anno in più? | No, per questo è bene simulare il calcolo della pensione |
Quali dati servono per calcolare l’assegno pensionistico? | Il montante contributivo e l’età del pensionamento |
Il coefficiente di trasformazione viene aggiornato? | Sì, ogni due anni |
Quanto aumenta la pensione con un anno di contributi in più
Il sistema pensionistico che ormai si applica alla maggioranza dei lavoratori è quello contributivo, in base al quale l’ammontare dell’assegno pensionistico è legato ai contributi effettivamente versati dal lavoratore nel corso della sua vita lavorativa.
Se l’assegno pensionistico si basa sull’ammontare dei contributi versati, è intuitivo comprendere che il montante contributivo (ossia l’insieme dei contributi versati dal lavoratore) cresca per ogni anno di lavoro in più. Nello specifico sappiamo che un lavoratore dipendente versa ogni anno a titolo di contributi il 33% della sua retribuzione lorda annua.
Per calcolare l’assegno della pensione, al montante contributivo si applica un coefficiente di trasformazione, che viene aggiornato con cadenza biennale ed è legato al costo della vita. Una cosa importante da sapere è che questo coefficiente cresce con l’età del lavoratore che va in pensione, quindi andare in pensione con un anno di ritardo, comporta già il vantaggio di un coefficiente maggiorato, che di conseguenza fa aumentare l’assegno pensionistico percepito.
Come cresce il coefficiente di trasformazione in base all’età
A partire dal 1° gennaio 2023 sono entrati in vigore i coefficienti di trasformazione aggiornati, che quindi si applicheranno per calcolare le pensioni dei futuri pensionati. Diamo quindi uno sguardo al valore di questi coefficienti, per comprendere come crescono in base all’età del lavoratore:
Coefficienti di trasformazione aggiornati al 2023
Età del pensionamento | Coefficiente di trasformazione |
57 | 4,27% |
58 | 4,38% |
59 | 4,49% |
60 | 4,62% |
61 | 4,74% |
62 | 4,88% |
63 | 5,03% |
64 | 5,18% |
65 | 5,35% |
66 | 5,53%2 |
67 | 5,72% |
68 | 5,93% |
69 | 6,15% |
70 | 6,40% |
71 | 6,66% |
Come si può vedere dalla tabella, ad esempio andare in pensione a 62 anni piuttosto che a 63, comporta l’applicazione di un coefficiente di trasformazione che non è più di 4,88%, ma di 5,03%. Il coefficiente applicato diventa quindi più conveniente col crescere dell’età di pensionamento e questo piccolo cambiamento può impattare in modo significativo sull’ammontare dell’assegno pensionistico.
Quanto aumenta la pensione per ogni anno di contributi?
I lavoratori che stanno valutando di lavorare qualche anno in più per percepire una pensione più corposa, devono quindi sapere che i fattori che impattano sull’ammontare dell’assegno pensionistico sono i seguenti:
- L’ammontare del montante contributivo, che dipende dall’importo dello stipendio percepito negli anni;
- L’età del pensionamento, perché col crescere dell’età si applica un coefficiente di trasformazione più conveniente.
In definitiva possiamo dire che andare in pensione con qualche anno di ritardo conviene, perché permette di ottenere un assegno pensionistico più elevato. In realtà non è sempre così semplice, perché quando il montante contributivo non è particolarmente elevato, la differenza tra l’assegno che si otterrebbe andando in pensione in un certo momento piuttosto che l’anno successivo, è troppo esigua per giustificare questo “sacrificio”.
Per capire l’effettiva convenienza di lavorare un anno in più, è bene fare delle proiezioni e calcolare l’assegno pensionistico nei vari casi. I dati per eseguire il calcolo sono il montante contributivo, l’età del lavoratore al momento della pensione e il coefficiente che si applica in base all’età. Con i dati alla mano, sarà più facile prendere una decisione consapevole.
Come cambia l’assegno pensionistico con un anno di contributi in più: qualche esempio
Per capire se conviene lavorare un anno in più per ottenere una pensione più elevata, possiamo fare degli esempi pratici. Immaginiamo che Tizio abbia accumulato un montante contributivo pari a 300.000€ e che vada in pensione a 67 anni nel 2023. In questo caso percepirebbe una pensione lorda di 17.160€ l’anno, suddivisa in 13 mensilità di 1.320€ lordi.
Cosa accade se Tizio decide di restare a lavorare un anno in più? Il coefficiente di trasformazione non sarà più 5,72%, ma diventerà 5,93%. Inoltre sarà cresciuto anche il montante contributivo, che ipotizziamo pari a 310.00€. In questo caso la pensione annua sarà pari a 18.383€ lordi, divisa in 13 mensilità di circa 1.414€. Lavorando un anno in più, Tizio si è quindi garantito una pensione lorda annua più alta di 1.223€.
Conviene lavorare un anno in più per ottenere una pensione più alta?
Sulla base dell’esempio che abbiamo visto sopra, in effetti dobbiamo ammettere che lavorare un anno in più è conveniente se l’obiettivo è quello di ottenere un assegno pensionistico più elevato. Ci sono però delle valutazioni ulteriori su cui dobbiamo soffermarci.
Infatti, non abbiamo tenuto conto dei costi emotivi di questa scelta, che può comportare dei sacrifici molto grandi, soprattutto quando le condizioni di salute mettono in difficoltà il lavoratore, che dopo una vita di lavoro ha tutto il diritto di godersi il meritato riposo.
È a questo punto che bisogna soppesare molto bene sia la convenienza economica sia il costo emotivo di un ulteriore anno di lavoro. Come sono le condizioni di salute? Si tratta di un lavoro stressante che mette a dura prova i nervi e il benessere del lavoratore? Sono valutazioni che meritano un’attenta riflessione, perché non esiste una risposta scontata e uguale pe tutti.
Il ruolo della previdenza complementare
Volendo ottimizzare la propria rendita pensionistica, non bisognerebbe trascurare i risultati che potrebbero essere prodotti dagli investimenti strategici. La solida strategia di investimento di Moneyfarm, con un track record di risultati pluriennali e verificabili, costituisce la base di questo piano pensionistico. È sottolineata l’importanza di una gestione saggia e lungimirante degli investimenti, fondamentale per accrescere il capitale nel lungo periodo.
Il piano pensionistico Moneyfarm è strutturato come uno strumento assicurativo, sottoscrivibile e gestibile interamente online, offrendo massima flessibilità senza vincoli di importo minimo o restrizioni sui versamenti. È inoltre possibile trasferire e consolidare altre forme di previdenza complementare o destinare efficacemente il proprio TFR.
Il servizio si caratterizza per sei linee di investimento, globalmente diversificate e ribilanciate periodicamente, che spaziano da opzioni prudenti a quelle più orientate all’azionariato, per soddisfare le diverse propensioni al rischio e gli orizzonti temporali degli aderenti. La flessibilità è ulteriormente garantita dalla possibilità di cambiare linea di investimento senza costi aggiuntivi dopo il primo anno di adesione.
La struttura dei costi è trasparente e competitiva, con una commissione di gestione annua omnicomprensiva e costi amministrativi contenuti, senza ulteriori oneri per versamenti, riscatti, cambi di linea, anticipazioni o trasferimenti. Questa trasparenza nei costi è fondamentale per permettere agli aderenti di fare scelte informate riguardo alla loro previdenza.
Piano Pensione Moneyfarm
Ottenere una pensione più corposa è possibile se si sceglie di restare a lavorare ancora qualche anno, ma non è l’unico modo per riuscirci. Chi vuole mantenere il proprio tenore di vita durante gli anni della pensione può scegliere invece di costruire la pensione integrativa migliore per sè, che andrà a sommarsi a quella obbligatoria erogata dagli enti previdenziali.
Non è mai troppo presto per cominciare a pensare ad un Piano Pensione, perché chi inizia fin da giovane ad accantonare un piccolo capitale e ad investirlo in modo efficiente, si ritroverà nel momento del pensionamento con una rendita pensionistica di tutto rispetto, che gli assicurerà una serenità economica che non avrebbe avuto con la sola pensione obbligatoria.
Anche chi è vicino alla pensione può valutare un Piano Pensione Moneyfarm, perché si tratta di un piano pensionistico che si può modulare in modo flessibile, in base alla capacità di risparmio del lavoratore e alle sue esigenze di spesa.
I vantaggi di un Piano Pensione vanno al di là dell’ammontare dell’assegno pensionistico complessivo, perché i contributi versati sono deducibili fino ad un massimo di 5.164,57€ l’anno e con il versamento del TFR si ottiene un ulteriore bonus fiscale pari al 34%. Ogni piano pensionistico individuale è gestito da consulenti esperti con la massima trasparenza, infatti il lavoratore può sempre tenere sotto controllo il suo investimento.
La sicurezza del Piano Pensione è un altro punto fermo dell’investimento, infatti il capitale investito è gestito in modo autonomo e separato rispetto a quello di Moneyfarm.
Conclusioni
Dal punto di vista pratico, lavorare un anno in più permette al futuro pensionato di percepire una pensione più elevata. Vale la pena prendersi il tempo di fare delle simulazioni, per valutare l’effettiva convenienza di questa scelta.
Qualunque sia la scelta del lavoratore, la preoccupazione di dover abbassare i propri standard economici e il proprio tenore di vita, è assolutamente legittima. Per affrontare gli anni della pensione con più serenità, un Piano Pensione Moneyfarm può essere la risposta a questo problema. Inoltre garantisce una gestione efficiente e trasparente, la massima flessibilità e le sicurezza di un investimento solido.
Domande frequenti
Quanto aumenta la pensione se continuo a lavorare?
L’incremento della pensione dipende dal montante contributivo e dall’età del lavoratore, quindi il modo migliore per rispondere alla domanda è simulare il calcolo della pensione.
Cos’è il coefficiente di trasformazione?
È un coefficiente che serve a calcolare l’assegno pensionistico e viene aggiornato ogni due anni in base al costo della vita. Il coefficiente cresce al crescere dell’età del lavoratore che va in pensione, per questo andare in pensione più tardi permette di percepire un assegno pensionistico più alto.
Conviene andare in pensione più tardi?
Dipende, perché la convenienza economica della scelta dev’essere soppesata insieme al costo emotivo di affrontare un anno di lavoro in più.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.