Costi partita IVA: la guida completa per il 2024


Quanto costa avere la partita Iva? I costi di apertura, chiusura e gestione cambiano in base al tipo di attività, ai volumi di fatturato e all’inquadramento contabile. Il tema non riguarda solo le tasse da pagare o il costo del commercialista, ma anche i costi indiretti, come l’assenza di benefit e garanzie tipiche del lavoro dipendente. In quest’articolo andremo a sviscerare tutti i fattori che incidono sul costo della partita IVA.

🧾Quali tasse si pagano sulla partita Iva? Aliquota Irpef o imposta sostitutiva al 15% o 5%
💸Quanto costa aprire e chiudere la partita Iva? Dipende dal tipo di contribuente
💰Quanto costa il commercialista all’anno? Dai 500 ai 3.000 euro
👍 Quali sono i vantaggi del regime forfettario? Tassazione agevolata ed esenzione scritture contabili

Aprire partita IVA

In fase di avvio dell’attività, la consulenza di un professionista preparato è fondamentale e consente di orientarsi sulle modalità e sul regime fiscale più conveniente. Una scelta da fare con attenzione, fra le altre, è quella del codice ATECO che identifica la tipologia di attività e il coefficiente di redditività da cui dipende il calcolo del reddito imponibile per il regime forfettario.

Procedura di apertura: come funziona?

  • Libero professionista

Per i liberi professionisti il costo di apertura della partita Iva ha un impatto trascurabile rispetto alle effettive spese di gestione. In linea teorica, l’apertura della partita Iva può essere gratuita. La dichiarazione all’Agenzia delle Entrate, così come l’iscrizione alla cassa di previdenza o alla gestione separata INPS (per i professionisti senza cassa) possono essere svolte in autonomia. Rivolgersi al commercialista, in ogni caso, è consigliabile per impostare correttamente la procedura.

  • Ditta individuale

L’apertura della partita Iva ha costi più elevati per i titolari di una ditta individuale iscritti alla gestione artigiani e commercianti: in questo caso la procedura prevede la cosiddetta Comunicazione Unica e l’iscrizione alla Camera di Commercio con eventuale richiesta di SCIA.  

Tipologie di partita IVA 

  • Regime forfettario

Aprire una partita Iva in regime forfettario esenta l’impresa e il libero professionista dall’obbligo di scritture contabili: è sufficiente infatti numerare la fatture e registrarle, rispettando l’obbligo di certificazione elettronica oltre una certa soglia di fatturato. Le tasse si calcolano in base al coefficiente di redditività che definisce la base imponibile per l’imposta sostitutiva. 

  • Regime semplificato

Nel caso delle attività con contabilità semplificata, l’imposta Irpef è legata agli scaglioni Irpef con aliquote che spaziano dal 23% al 43% del reddito imponibile. Tra gli adempimenti obbligatori c’è la tenuta dei registri Iva con rendicontazione periodica. Il vantaggio è dato dalla possibilità di usufruire delle deduzioni e detrazioni Irpef.

Quanto costa aprire una partita IVA?

Il tipo di attività e di regime contabile influisce molto sui costi di gestione della partita IVA. Per quanto riguarda l’apertura, la procedura è molto semplice nel caso dei professionisti che possono seguire le pratiche in autonomia a costo zero (o a costo ridotto con l’aiuto di un CAF o commercialista). Per quanto riguarda la ditta individuale, invece, andranno sostenute le imposte e i diritti camerali per l’iscrizione in Camera di Commercio e diverse altre spese. Indicativamente, il supporto di un commercialista per l’avvio della ditta individuale può avere un costo di 500 euro.

Quali sono i costi di gestione?

I costi della partita IVA dipendono dal tipo di inquadramento scelto per l’attività. A livello di contribuzione previdenziale la ditta individuale con iscrizione alla gestione artigiani e commercianti è soggetta a un minimale di 3.800 euro, mentre per la gestione separata i contributi si calcolano in proporzione al fatturato. La tassazione è legata al regime fiscale (5% o 15% per il regime forfettario o aliquota Irpef corrispondente allo scaglione di reddito).

Quanto costa l’assistenza fiscale?

Quanto incide il costo del commercialista? Fra gli adempimenti da considerare ci sono la presentazione della dichiarazione dei redditi e la tenuta della contabilità. Nel caso dei contribuenti forfettari con volume di affari limitato, la spesa complessiva  può raggiungere i 700 euro annui. Il costo medio aumenta per le partite Iva con regime di contabilità semplificato fino a 1.500 – 2.000 euro e oltre.

Partita IVA forfettaria: quali sono i costi?

Oltre a beneficiare di procedure semplificate la partita Iva forfettaria ha costi vantaggiosi per il contribuente. La tassazione agevolata  è del 15% ed è prevista l’esenzione dall’IVA. La precondizione è non superare i 65.000 euro l’anno di ricavi (e gli altri requisiti per l’applicazione dell’imposta sostitutiva, come il limite di 30.000 euro per i redditi da lavoro, assimilati o pensione).

Costo partita IVA giovani

Le startup possono godere di ulteriori vantaggi fiscali. Nel corso dei primi 5 anni di attività, infatti, la tassazione sul reddito scende al 5% rendendo ancora più conveniente l’apertura della partita IVA per i giovani.

Chiusura partita IVA

Chiudere la partita Iva è molto semplice, fatta eccezione per le società che devono sottostare a numerosi adempimenti per l’avvio e la chiusura. Indipendentemente dalle ragioni di questa scelta vediamo come fare e quanto costa.

Procedura di chiusura: come funziona?

Una prima possibilità per chiudere la partita Iva è lasciarla inattiva per tre anni: in questo modo verrà chiusa d’ufficio senza dover sostenere il pagamento di alcuna sanzione. Diversamente dovrai presentare all’Agenzia delle Entrate l’apposito modello entro 30 giorni dalla cessazione dell’attività (utilizzando la comunicazione unica se sei iscritto al Registro delle imprese). Oltre a comunicare la chiusura dell’attività all’Agenzia delle Entrate – e, se necessario alla Camera di Commercio – dovrai revocare la posizione INPS.

Quanto costa chiudere una partita IVA?

Il costo di chiusura della partita Iva, così come le spese per l’apertura, dipende dal tipo di contribuente. I lavoratori iscritti al Registro delle imprese devono affrontare varie spese per la cancellazione che includono i costi di segreteria, la marca da bollo per le ditte individuali e i modelli su supporto digitale, costi da cui sono esentati invece i liberi professionisti.

Conclusioni

La scelta di un fiscalista preparato è essenziale per ottimizzare la gestione della partita Iva e i relativi costi. Non meno importante è costruire una rete di protezione che consenta di affrontare i momenti di difficoltà e migliorare la percezione di sicurezza. Una corretta strategia di risparmio e investimento è cruciale per compensare le garanzie tipiche dei contratti dipendenti: dall’assistenza per infortunio alla pensione, il lavoro autonomo è costellato di incertezze che riguardano anche la discontinuità dei carichi di lavoro e del fatturato. Basti pensare al gap previdenziale che caratterizza le varie categorie di lavoratori: considerando la pensione fra 20 anni, si stima che un dipendente avrà diritto al 72% dello stipendio attuale, mentre un autonomo prenderà in media solo il 55% della retribuzione odierna. Se ti stai chiedendo con quanto andrai in pensione, sappi che la stessa proiezione potrebbe scendere rispettivamente al 60% e al 46%. La sottoscrizione di un piano di gestione patrimoniale o di un piano pensione, di conseguenza, andrebbe considerata  un costo quasi “fisiologico”, seppur indiretto, per integrare i risparmi e la pensione degli autonomi.

Domande frequenti

Quanto costa la partita IVA?

Al di là dei costi di apertura e di chiusura della partita IVA molto dipende dalla tassazione e dai contributi INPS. Per i liberi professionisti iscritti alla gestione separata la contribuzione è calcolata in percentuale sul fatturato mentre gli iscritti alla gestione commercianti e artigiani sono soggetti a un minimale, indipendentemente da quanto incassato. Le imposte patrimoniali dipendono dallo scaglione di reddito e dall’aliquota Irpef, fatta eccezione per i contribuenti in regime forfettario.

Qual è la differenza tra regime forfettario e semplificato?

Nel caso del regime forfettario si applica la tassazione agevolata con imposta sostituiva del 15% o del 5% per le startup (entro i primi 5 anni di attività). La gestione è più snella, senza obbligo di scritture contabili e rendicontazione Iva.

Quali sono gli adempimenti obbligatori?

Per quanto riguarda l’avvio dell’attività, nel caso della ditta individuale l’apertura della partita IVA richiede anche l’iscrizione alla Camera di Commercio. Il costo del commercialista comprende la dichiarazione dei redditi e la liquidazione dell’Iva per la contabilità semplificata.

Hai trovato questo contenuto interessante?

Hai già votato, grazie!

*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.