Febbraio 2022: il nostro ultimo ribilanciamento spiegato

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A febbraio abbiamo operato alcune modifiche alla  composizione dei portafogli.  Come sempre, il ribilanciamento è frutto di un grande lavoro che il nostro team di asset allocation svolge per analizzare le condizioni di mercato e vagliare  – assieme al Comitato Investimenti – varie ipotesi, con l’intento di effettuare la scelta più opportuna per i nostri clienti. Il ribilanciamento di febbraio è stato dettato dalla necessità di riallineare i portafogli alle nostre visioni strategiche di lungo periodo (che presenteremo in un evento il 23 febbraio) e inseguire alcune tendenze che riteniamo saranno centrali nel 2023.

Se non siete ancora clienti clienti e volete sapere quale dei nostri portafogli è il più adatto alla vostra situazione vi basterà completare il breve processo online, se volete iscrivervi al nostro evento strategico potete farlo qui.

Gli obiettivi delle nostre scelte sono dunque sono sempre duplici (1) posizionare i portafogli per adattarli a quelli che riteniamo siano i trend di lungo periodo (asset allocation strategica) e (2) cercare di sfruttare alcune situazioni anche con un’ottica di più breve termine (asset allocation tattica). In estrema sintesi: cerchiamo di bilanciare la ricerca del rendimento, alla riduzione dell’esposizione a potenziali fattori di rischio. 

L’ultimo ribilanciamento ha coinvolto praticamente tutti i portafogli, a eccezione dei P1. Una delle prime domande cha abbiamo provato a rispondere all’interno del Comitato Investimento (l’organo che ha l’ultima parola nel determinare le scelte di investimento) è se fosse il caso di ridurre il rischio complessivo del portafoglio, dopo un anno di performance eccezionali. La risposta a questa domanda è stata negativa: riteniamo che gli asset rischiosi abbiano ancora strada da fare per crescere, anche se la performance potrebbe non arrivare dalle stesse geografie e dagli stessi segmenti dell’ultimo anno e mezzo.

Abbiamo, dunque, riequilibrato la composizione interna alle singole asset class, senza apportare cambiamenti sostanziali al profilo di rischio dei portafogli, in quanto la volatilità attesa resta ampiamente compresa nei nostri obiettivi. Ciò ha lasciato l’esposizione valutaria resta pressoché invariata. Riteniamo la composizione attuale adeguata a fornire sufficiente diversificazione, senza che risulti in un eccessivo rischio di cambio.

Anche i portafogli Socialmente responsabili (ESG) sono coinvolti nei ribilanciamenti, sebbene alcune operazioni sui portafogli potrebbero ovviamente differire da quelle effettuate sui portafogli classici, in base – oltre che alle valutazioni puramente finanziarie – anche  a quelle riguardo alla sostenibilità dei portafogli stessi.

Ma andiamo più in dettaglio, le linee guida per il ribilanciamento sono state principalmente due le valutazioni per la parte azionaria e l’inflazione per quella obbligazionaria.

Come detto, per i portafogli più aggressivi, il Comitato Investimenti ha valutato la possibilità di ridurre la componente azionaria, a seguito di un anno e mezzo di performance positive e di condizioni di mercato in mutamento. Tuttavia abbiamo deciso di lasciare immutata la nostra esposizione azionaria complessiva, bensì di ricercare opportunità attraverso una diversa esposizione geografica.

 

  • Abbiamo ridotto infatti parte della nostra esposizione all’azionario statunitense e ci siamo orientati maggiormente verso l’Europa, il Regno Unito e i mercati emergenti La scelta è stata in gran parte determinata dalle valutazioni azionarie – ovvero per semplificare – il prezzo delle azioni relativo ai risultati economici delle aziende. Molte delle aziende americane oggi vengono scambiate a valutazioni relativamente più elevate rispetto a quelle che si trovano in altre aree geografiche. Ciò è in parte giustificato dalla maggiore crescita dei profitti delle aziende americane negli ultimi anni, che risultano oggi, ai massimi storici. Per questo abbiamo valutato di vendere parte della nostra posizione Usa per puntare su altre geografie, che hanno oggi prezzi più accessibili e riteniamo potrebbero avere maggiori margini di crescita, anche in virtù di una ripresa economica che si deve ancora esprimere completamente.

 

  • Nei portafogli più conservativi, il tema centrale è quello legato all’inflazione. I prezzi stanno crescendo un po’ ovunque, ma il vero tema per determinare la corretta esposizione obbligazionaria è valutare la dinamica in prospettiva. La crescita dei prezzi rallenterà, o tenderà a normalizzarsi? La nostra previsione punta a un assorbimento dell’inflazione, almeno rispetto alla storia recente. Abbiamo dunque ridotto parte della nostra esposizione alle obbligazioni indicizzate all’inflazione, in quanto riteniamo che l’indice dei prezzi sia vicino a un picco e che potrebbe iniziare a diminuire nei prossimi mesi. Per aumentare il profilo di rendimento della componente obbligazionaria, abbiamo anche ridotto l’esposizione dei Bond Societari Investment Grade al fine di incrementare il peso dei Bond Governativi Cinesi e delle Obbligazioni governative dei Paesi Emergenti, che in questo momento hanno un profilo rischio/rendimento più interessante.

 

  • Lato materie prime, l’esposizione all’oro su molti dei nostri portafogli è stata ridotta, soprattutto per via delle prospettive al rialzo dei tassi di interesse reali, che sono storicamente correlati negativamente con il prezzo della materia preziosa. Abbiamo deciso di investire in un paniere più ampio di materie prime. Pensiamo che il progredire della ripresa possa sostenerne il prezzo e che possa offrire riparo da scenari geopolitici potenzialmente avversi. Per alcuni anni le materie prime hanno sottoperformato l’azionario, ma la nostra metodologia ha iniziato a fornire segnali positivi. Il 2020 e il 2021 hanno visto un enorme balzo dei prezzi. Guardando al lungo termine, ci sono ancora dei fattori che potrebbero spingerne in alto il prezzo. Ad esempio, la transizione climatica influenzerà gli investimenti negli impianti a combustibili fossili, rendendo meno prevedibile l’inflazione energetica. Le tensioni geopolitiche possono influenzare il gas naturale, la pressione sulla domanda dei materiali utili alla transizione ecologica potrebbe causare carenze che portano in alto il prezzo e infine condizioni meteorologiche più estreme potrebbero influenzare i prezzi di equilibrio dei cereali e dell’energia. Tutti questi fattori rendono il paniere di materie prime un diversificatore unico per i nostri portafogli multi asset, oltre a una buona protezione dal rischio geopolitico.

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*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.