Ribilanciamento dei portafogli: aumentiamo il rapporto tra rischio e rendimento potenziale

La logica di base del ribilanciamento che abbiamo operato ai portafogli in questi giorni è un incremento graduale dell’esposizione al rischio.

Si tratta di una scelta dettata principalmente da due ragioni:

  • Volatilità e rischio di mercato sembrano normalizzarsi e ci permettono di abbandonare progressivamente alcune delle cautele assunte negli ultimi mesi;
  • I dati economici sono incoraggianti e, al netto dei numerosi fattori di rischio, confermano lo scenario di una ripresa economica nel 2021

Questi fattori, seppur certamente non escludono che nei prossimi mesi ci muoveremo su un percorso ancora accidentato, ci rassicurano nel cominciare a riposizionare i portafogli verso strategie che cerchino di massimizzare il rendimento di lungo termine.Evidentemente negli ultimi mesi gli interventi massicci delle banche centrali e la recessione hanno influito molto sulle prospettive di tante asset class. In generale il risultato di questo riposizionamento è stato l’aumento del “premio per il rischio” ovvero del beneficio potenziale di esporsi a asset class più volatili (come l’azionario) rispetto ad asset class meno rischiose (come i bond emessi dai governi).

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Le scelte

La domanda che ci siamo posti dunque è: dove possiamo trovare rendimento? Quali sono le asset class che hanno ancora rendimenti potenziali positivi in questo scenario? Come sfruttare le opportunità offerte da questa situazione?

Per i portafogli più “aggressivi” la risposta è stata un aumento della posizione azionaria. Portafogli come il P6 e il P7 sono allocazioni adatte a investitori con un orizzonte temporale più lungo. Questo ci dà garanzie sufficienti sul fatto che anche un’eventuale ritorno della volatilità nel breve potrà essere riassorbito nel medio periodo. Questo tipo di decisioni vengono prese valutando il comportamento del portafoglio in diversi scenari. Bisogna ricordare che l’esposizione azionaria di questi portafogli resta cauta, ma in questo momento crediamo sia nel miglior interesse degli investitori che hanno puntato su queste strategie aumentare l’esposizione azionaria. Da un punto di vista geografico sovrappesiamo Europa a discapito delle altre aree geografiche (Emergenti, UK). Sebbene in US il numero dei contagi faccia fatica a calare, la coesione politica, le possibilità della Fed e la composizione settoriale americana (stay at home shares) ci porta a rimanere neutrali.

Per quanto riguarda il comparto obbligazionario, le tendenze principali che stanno muovendo questa asset class sono da una parte l’intervento delle banche centrali e dell’altro la recessione. Le banche centrali hanno abbassato i tassi di interesse e stanno acquistando un numero massiccio di obbligazioni. Questo evidentemente comporta un calo delle cedole pagate da questi titoli (se i tassi sono bassi e più gente chiede le obbligazioni, le aziende e i governi riescono a chiedere in prestito soldi pagando meno interessi). Una seconda dinamica riguarda invece il mondo delle obbligazioni societarie. Siccome siamo in recessione la probabilità che le emittenti facciano default sul proprio debito è aumentata e questo fa aumentare lo “spread” di questi titoli, perché esporsi alle obbligazioni societarie deve remunerare un rischio più alto: quando lo spread aumenta aumenta il tasso di interesse.

Tenuti presenti questi due effetti contrastanti abbiamo deciso di vendere bond governativi (la cui redditività è piuttosto bassa) per acquistare bond societari Investment Grade (con rating migliore) e nei portafogli P5, P6 e P7 anche bond societari High Yield (con merito creditizio peggiore e tassi di interesse più alti). Il comparto IG è interessante da un punto di vista del rapporto rischio/rendimento anche nel breve termine. Lo spread di circa ~1.5% permette di ottenere dei rendimenti più alti che in passato e il vantaggio rispetto ai bond governativi è evidente. Ci aspettiamo anche una normalizzazione degli spread che potrebbe contribuire al rendimento. La percentuale attesa di default è contenuta (<1% nel 2008) e il rischio preponderante è l’allargamento degli spread, che tuttavia dovrebbe essere mitigato dalle politiche monetarie delle banche centrali. Per quanto riguarda le obbligazioni HY riteniamo rappresentino un’opportunità interessante nel lungo periodo anche grazie agli spread ancora sopra il loro livello medio, che come per IG permettono di ottenere sia un flusso cedolare interessante, sia un guadagno in termini di capital gain. Gli spread (~6.5%) sono ancora superiori alla media storica (~3.5%) e sono sufficienti a far fronte all’aumento dei default attesi dagli analisti (Moody’s e Goldman prevedono ~12% Usa e 8% in Europa). Il downside risk è rappresentato dall’aumento dei default oltre il livello atteso. Bisogna considerare che nel 2008 i default sono stati circa il 14%/16% e sono avvenuti in piena crisi di liquidità, e mancanza di fiducia nel sistema bancario. La situazione in cui ci troviamo oggi è diversa. Le banche centrali vogliono scongiurare un nuovo 2008 e se i canali di liquidità funzionano non ci aspettiamo un’impennata anomala dei fallimenti.

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