Le commissioni di performance: cosa sono e come funzionano
Anche quest’anno abbiamo deciso di riproporre ai risparmiatori il nostro osservatorio sulle commissioni di performance. Perché abbiamo deciso di concentrarci su questa voce di costo? Perché riteniamo che essa sia particolarmente penalizzante per gli investitori, specialmente per coloro che si rivolgono all’industria finanziaria con l’obiettivo di gestire il risparmio nel medio e lungo termine.
Quando si seleziona un fondo o, in generale, si decide di investire, l’analisi dei costi dovrebbe essere uno dei fattori decisivi per indirizzare la propria scelta. Purtroppo questo aspetto viene spesso sottovalutato. Il 45% dei risparmiatori italiani dichiara di non sapere quanto e come il proprio consulente sia remunerato e il 37% di coloro che ricevono consulenza finanziaria crede che il servizio sia gratuito. Questi dati sono lo specchio dello scarso livello di educazione finanziaria del Paese, ma di certo la complessità delle strutture di costo non facilita affatto l’investitore finale.
Tra tutti i tipi di commissioni quelle di performance sono tra le più complesse da comprendere per l’investitore: esse sono infatti un costo variabile. Se il costo di un investimento è totalmente variabile non può essere valutato in anticipo e diventa ancora più complesso anticiparne l’impatto potenziale sul rendimento.
Quei fondi domiciliati all’estero…
Ben conscia di queste difficoltà la Banca d’Italia ha stabilito dei limiti molto stringenti all’applicazione di queste commissioni. Purtroppo la maggior parte delle case di gestione (italiane), anche le più importanti, aggira le regole costituendo fondi di diritto estero. Dei circa 1.000 miliardi di euro investiti complessivamente in fondi, oltre 300 miliardi sono investiti in fondi domiciliati fuori dall’Italia. I fondi hanno sede legale principalmente in Irlanda e Lussemburgo dove la legislazione, tra gli altri vantaggi, garantisce ampie libertà nello stabilire le modalità di calcolo delle commissioni di performance. In questo modo diventa anche possibile prelevare le commissioni con cadenza trimestrale o mensile, aumentando la probabilità di ottenere con questi orizzonti una performance passibile di pagamento delle commissioni.
Un costo (in più) per l’investitore
Grazie a questo escamotage, in molti casi, vengono caricate sull’investitore delle commissioni esagerate. Attraverso un’interpretazione molto generosa delle soglie temporali di riferimento e dei criteri di valutazione della performance, l’investitore può ritrovarsi a pagare commissioni su rendimenti di fatto non realizzati o addirittura negativi.
L’industria del risparmio italiana, soprattutto negli ultimi anni, ha fatto ampio utilizzo delle commissioni di performance, tanto che esse sono diventate una delle sue principali fonti di ricavo. La tendenza è cresciuta negli ultimi anni nonostante la Consob, già nel 2015, abbia ammonito gli intermediari finanziari ad assumere delle regole di condotta per evitare conflitti di interesse. Anche secondo la Consob, infatti, le commissioni di performance se applicate o calcolate in modo improprio possono dar luogo a comportamenti opportunistici a danno della clientela.
Se vuoi scoprire di più ti consigliamo di scaricare la nostra veloce guida. Essa intende essere uno strumento che ti aiuterà a vederci più chiaro su un tema (purtroppo) complesso come i costi del tuo investimento. Solo guadagnando questa consapevolezza potrai fare scelte veramente efficaci ed efficienti per la gestione del tuo patrimonio nel lungo termine.
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*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.