In questo periodo d’instabilità scegliere di investire i propri risparmi può aiutare ad accrescere il capitale iniziale, dunque a costruire una condizione economica migliore per il futuro.
Tuttavia, quando si parla di investimenti, comprendere quale sia la soluzione migliore o anche solo destreggiarsi nell’ostico lessico finanziario può essere una sfida.
Ancor più difficile poi quando si parla di costi.
Quale che sia la modalità d’investimento, tramite un piano d’accumulo del capitale (Pac) o per contro, un piano d’investimento di capitale (Pic), sono da tenere in considerazione i relativi costi.
Nel caso del Pac i costi sono generalmente i seguenti:
- Costi di sottoscrizione: nel caso di un Pac le commissioni d’ingresso incidono in maniera più pesante sulle prime rate. In genere al momento del primo versamento è richiesto il 30% delle commissioni totali dovute per l’intero piano e il restante 70% viene suddiviso tra tutte le altre rate. Quindi se si decide di abbandonare il Pac troppo presto occorre ricordare che è già stata pagata una parte consistente delle commissioni.
- Costi di gestione: i compensi trattenuti da chi gestisce il fondo ed i promotori per il proprio operato
- Diritti fissi: sono applicati in misura fissa e non percentuale, e sono sostanzialmente i costi per ogni versamento. Non sono trascurabili poiché possono incidere in maniera consistente. Un euro di diritto fisso su una rata da 50 euro corrisponde ad esempio a un costo del 2%.
Infine alcune società prevedono costi di uscita. Nel caso di un Pac per evitare questi costi è infatti consigliabile restare nel fondo a lungo.
*Investire in strumenti finanziari comporta rischi inerenti, tra cui perdita di capitale, fluttuazioni del mercato e rischio di liquidità. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. È importante considerare la tua tolleranza al rischio e gli obiettivi d’investimento prima di procedere.