ETF e strategie “non tradizionali”.

Gli ETF hanno guadagnato nel tempo l’approvazione da parte di innumerevoli investitori istituzionali buy-and-hold, grazie anche ai costi contenuti, alla loro facilità di utilizzo, alla trasparenza e alla forte liquidità, e stanno diventando strumenti utilizzati anche da investitori meno esperti.


Gli ETF possono fare molto di più che offrire un’ampia diversificazione, possono essere utilizzati in modo “tradizionale e semplice” e per strategie più sofisticate, alternative e non tradizionali in linea con quelle degli HedgeFunds.

Usare ETF short per strategie di hedging, potrebbe ridurre notevolmente la possibilità di fluttuazione e le conseguenti variazioni sfavorevoli dei prezzi. Con tali strategie si possono ottenere ottimi risultati se l’asset “hedged” si muove in direzioni differenti, e sono efficaci quando gli investitori sono incerti sulla direzione del mercato o desiderano ridurre o frammentare il rischio complessivo del portafoglio.
Ma non è tutto oro quel che luccica.

I costi possono essere notevoli perchè legati alla gestione di posizioni in derivati che non sempre sono facilmente interpretabili, soprattutto dai non esperti dei mercati.

Possiamo elencare alcune strategie “non tradizionali”:

  • Strategie a leva o short, questi ETF permettono di esporsi sul mercato per più del capitale investito , nel caso degli ETF a leva, o invertendole nel caso di ETF short a leva. Avendo un esposizione maggiore all’investimento iniziale, gli ETF a leva permettono di moltiplicare i guadagni e le perdite di un dato investimento. Diversi ETF short e a leva sono tra i più scambiati di Borsa Italiana. Spesso questo tipo di ETF viene usato per investimenti di breve o brevissimo periodo. Gli ETF a leva sono strumenti adatti a chi conosce profondamente il mercato e le sue dinamiche e vuole massimizzare il movimento dei mercati, questo richiede un timing quasi perfetto, difficile da valutare.
  • Strategie Smart Beta, si tratta di ETF che replicano indici azionari, le componenti non vengono pesate per la capitalizzazione di mercato, come avviene invece per gli indici, bensì in base a criteri tecnici. Alcuni di questi ETF pesano i titoli in modo inversamente proporzionale alla volatilità o alla capacità di ridurre il rischio del paniere.
  • Strategie su inflazione, tali strategie permettono all’ investitore di prendere posizione sull’andamento dell’inflazione grazie all’uso di Inflation swaps. Questo tipo di ETF differiscono notevolmente da quelli inflation-linked perchè non hanno come sottostante dei bond governativi legati all’inflazione ma soltanto uno swap.
  • Strategie su valute, sono ETF che replicano algoritmi attivi su valute estere basati sui differenziali tra i tassi di interesse di diverse aree valutarie. Fondamentale in questo caso è valutare attentamente il numero di valute presenti, il rischio ad esse connesso e la gestione di tale rischio

 

Le ragioni per cui noi di MoneyFarm non utilizziamo ancora questi strumenti sono molteplici.

Tutte queste strategie richiedono un’elevata movimentazione di portafoglio ed in particolare quelle short possono essere costose (in termini di costo del derivato). Questi ETF implicano quindi costi alti, orizzonti temporali di breve periodo e in alcuni casi rischio elevato, tre elementi non in linea con la strategia MoneyFarm che invece si focalizza su investimenti di medio/lungo periodo a rischio contenuto.

Queste strategie inoltre richiedono un timing praticamente perfetto per evitare perdite notevoli, soprattutto in queste situazioni instabili di mercato dove l’andamento degli indici è sensibilmente influenzato da policy makers.

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