E’ stato approvato nella serata di ieri dal governo Letta un disegno di legge contenente circa 80 provvedimenti volti a rilanciare la crescita nel Paese. Parole d’ordine: risultati tangibili e rapidi; gli sforzi del governo si sono concentrati sulla riduzione degli iter burocratici per l’attività delle imprese e su alcune aree specifiche della macchina dello Stato, in maniera tale da migliorare l’efficienza e l’efficacia del loro intervento.
Ovviamente si tratta di una riallocazione delle risorse, e non di uno sblocco di nuovi fondi, perché se da una parte si cerca di alleggerire le misure di austerity imposte dal governo Monti, l’Italia deve mantenere l’impegno a non superare il deficit del 3% imposto da Bruxelles.
All’interno del disegno di legge l’abolizione delle tasse su yacht fino ai 14 metri e la riduzione di quelle su imbarcazioni più grandi; si vuole in questo modo dare una boccata d’ossigeno alla nautica italiana, che negli ultimi tre anni ha subito una riduzione del fatturato del 50%. A sostegno delle PMI sono previsti anche finanziamenti agevolati sugli investimenti in macchinari e un ampliamento del criterio d’accesso al Fondo di Garanzia. Importanti infine lo sblocco di €3 miliardi per le infrastrutture, due dei quali tolti a TAV e Terzo Valico, per la creazione di circa 30.000 posti di lavoro, l’intervento sulla giustizia civile dove si conta di smaltire l’arretrato con un aumento dell’organico, e le liberalizzazioni su wifi e concessioni sul gas locali.
Si tratta dunque del primo intervento serio a sostegno della crescita per il nuovo governo di coalizione di Letta, anche se molti economisti non ne condividono i contenuti; secondo Alesina e Giavazzi infatti, il governo dovrebbe ingoiare il rospo e tagliare la spesa di altri €8 miliardi, abbandonando la politica “tagli e spesa” che avrebbe condotto il paese alla crisi attuale. Secondo quanto riportato dal Financial Times, inoltre, nel governo scemano le speranze per una ripresa a fine anno, mentre il calo del PIL stimato per il 2013 (-1,3%) sarebbe una stima eccessivamente ottimistica. Infine all’Europa preoccupano le pressioni interne al governo sull’abolizione dell’aumento dell’IVA (dal 21% al 22%) e dell’IMU, che insieme varrebbero €8 miliardi. E’ critico quindi capire se nei prossimi mesi il governo sarà capace di prendere posizioni decise superando i conflitti interni ai partiti, perché i mercati potrebbero punire duramente il Paese nel caso in cui il governo non mantenesse i target.